Le pubblicità di auto e aerei responsabili di più emissioni di quelle dell’Italia

Oltre 30 ONG europee chiedono lo stop alla pubblicità delle aziende inquinanti

[24 Febbraio 2022]

Il nuovo rapporto Advertising climate chaos, pubblicato da Greenpeace Nordic e New Weather Institute, stima che «Le emissioni di gas serra dovute alle pubblicità delle auto e dei voli aerei in tutto il mondo possano arrivare a circa una volta e mezza quelle dell’Italia, mentre le emissioni correlate alle pubblicità europee degli stessi settori potrebbero essere da sole superiori alle emissioni del Belgio».

Come ricorda Federico Spadini, campainer clima e trasporti di Greenpeace Italia, «La crisi dell’inquinamento atmosferico non è qualcosa di cui si discute solo in Italia e solo in questo periodo dell’anno. L’aria che respiriamo causa spesso effetti dannosi sulla salute delle persone un po’ in tutto il mondo. Ma non finisce qui: una delle principali cause dell’inquinamento dell’aria, e cioè i combustibili fossili, è anche la causa più importante dei cambiamenti climatici, che minacciano tutti noi e il Pianeta stesso su cui viviamo».

Il rapporto «Stima l’impatto potenziale delle pubblicità di compagnie aeree e di auto sui modelli di consumo basati sui combustibili fossili, e il conseguente impatto climatico in termini di emissioni di gas serra. La pubblicità genera infatti un aumento di domanda e di consumo, anche se una quota di automobili e di voli verrebbe acquistata ugualmente».

Il rapporto esplora anche la relazione tra le imprese che promuovono auto e voli dannosi per il clima, l’aumento degli acquisti da parte dei consumatori e le conseguenti emissioni di gas serra e ne viene fuori che «La stima delle emissioni dovute alle pubblicità del settore automotive nel mondo varia da un minimo di 191 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (più dei Paesi Bassi) a 527 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (più dell’Australia). La stima relativa alle pubblicità dei voli aerei è più bassa ma comunque significativa, dato che va da un minimo di 11 a un massimo di 34 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, pari a quelle che sarebbero emesse bruciando 17 milioni di tonnellate di carbone».

Spadini sottolinea che «Le pubblicità di settori ad alte emissioni, come quello automotive e quello dell’aviazione, alimentano la crisi climatica e ci allontanano dagli obiettivi di riduzione delle emissioni che dobbiamo raggiungere per evitare gli scenari peggiori del riscaldamento globale. Il modo più semplice per iniziare a tagliare le emissioni di gas serra è porre fine agli eccessi dei consumi indotti, e non necessari, dovuti alla pubblicità. Abbiamo messo fine alla pubblicità del tabacco per proteggere la salute, ora è il momento di vietare le pubblicità dei grandi inquinatori che alterano il clima mettendo a rischio la sicurezza di milioni di persone».

Greenpeace sta promuovendo una Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) che propone di vietare le pubblicità e le sponsorizzazioni delle aziende responsabili della crisi climatica. Se la petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti”, sostenuta da più di 30 organizzazioni, raggiungerà il traguardo di un milione di firme raccolte, la Commissione europea sarà obbligata a discutere una proposta di legge per mettere fine a queste pubblicità nocive per il clima.