Le Ong: l’industria fossile ha cercato di mettere le mani sui soldi del Recovery fund con false soluzioni come l’idrogeno blu

Ma la Ceo Alliance e il nuovo accordo ENEA - Shell Energy Italia puntano sull’idrogeno verde

[8 Luglio 2021]

Secondo il nuovo rapporto “Hijacking the Recovery Through – How fossil fuel lobbying is siphoning Covid recovery funds”, pubblicato da European Network of Corporates Observatories (ENCO) e da Fossil Free  Politics Campaign (alla quale partecipano Observatorio de la Deuda en la Globalización, Observatoire des Multinationales, Re:common, Corporate Europe Observatory, Friends of the Earth Europe, Food and Water Action Europe, Greenpeace Europe e 350.org Europe, Climaximo, Ecologistas en Acción, Glasgow Calls Out Polluters), l’industria dei combustibili fossili ha cercato di mettere le mani sui fondi europei per la ripresa economica, che dovrebbero servire a finanziare la transizione ecologica, per promuovere false soluzioni come l’idrogeno ricavato dal gas fossile.

Greenpeace denuncia che «Grazie a una massiccia attività di lobby a livello nazionale ed europeo, alcune delle aziende che più contribuiscono alla crisi climatica rischiano così di essere tra i principali beneficiari dei fondi europei in Italia, Spagna, Portogallo e Francia».

Greenpeace Italia sottolinea che «Nel nostro Paese, le pressioni esercitate sul governo dall’industria dei combustibili fossili erano riuscite a quadruplicare gli investimenti destinati all’idrogeno, lievitati da uno a quattro miliardi di euro attraverso l’inclusione nel PNRR dell’idrogeno “blu”, che a differenza dell’idrogeno “verde” è ricavato dal gas fossile. Questo tentativo di promuovere una falsa soluzione come l’idrogeno è stato sventato solo in parte dall’intervento della Commissione Europea, che nell’ultima versione del PNRR ha imposto una riduzione dei finanziamenti all’idrogeno e stabilito che questi dovranno essere limitati all’idrogeno verde. Ma resta il rischio concreto che progetti analoghi possano essere comunque finanziati con altri fondi europei».

Il rapporto delle ONG documenta come «da febbraio a oggi la lobby dei combustibili fossili abbia goduto di una corsia preferenziale presso il Ministero della Transizione Ecologica, con una media di tre incontri a settimana. La parte del leone è stata fatta da Eni, seguita da Snam ed Enel, che da soli hanno partecipato alla metà degli incontri. Lo stesso ministro Roberto Cingolani è stato presente a venti incontri, oltre a partecipare a un webinar sull’idrogeno organizzato dall’industria dei combustibili fossili. L’attività di lobby si è estesa a una dozzina di audizioni parlamentari, dove i rappresentanti dell’industria hanno potuto avanzare le loro proposte, pienamente avallate dal Parlamento italiano e integrate nel PNRR che il Governo Draghi aveva presentato alla Commissione Europea».

Luca Iacoboni, responsabile della campagna clima ed energia di Greenpeace Italia, fa notare che «Sebbene l’intervento della Commissione Europea abbia evitato che i soldi del Recovery Fund fossero usati per finanziare le false soluzioni di Eni, il PNRR italiano dedica all’idrogeno e al biogas più denaro di quanto stanziato per migliorare le nostre unità di terapia intensiva e rinnovare le attrezzature ospedaliere. Evidentemente l’Italia preferisce dare priorità all’idrogeno e al gas». Una critica un po’ troppo estensiv a all’intero idrogeno e al biogas che probabilmente non troverà d’accordo altre associazioni ambientaliste.

Ma Greenpeace Italia ricorda che «Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha più volte cercato di convincere i parlamentari italiani che l’idrogeno è la soluzione migliore per decarbonizzare il settore dei trasporti, ma di recente ha ammesso che Eni non intende vendere idrogeno “blu” nel prossimo futuro, che sarà invece usato come carburante nelle raffinerie di petrolio». Per Iacoboni «E’ l’ennesimo bluff di Eni che anziché impegnarsi seriamente per decarbonizzare l’economia intende usare l’idrogeno per continuare a produrre benzina e diesel, facendo pagare ai cittadini e alle cittadine italiane un modello di business inquinante e basato su infrastrutture obsolete».

Intanto, La Ceo Alliance – che La Ceo Alliance mette insieme 12 dirigenti di massimo livello del settore energetico, dei trasporti e dell’industria tecnologica: Björn Rosengren (ABB), Thierry Vanlancker (AkzoNobel), Francesco Starace (ENEL), Leonhard Birnbaum (E.ON), Börje Ekholm (Ericsson), Henrik Henriksson (H2GreenSteel), Ignacio Galán (Iberdrola), Frans van Houten (Philips), Christian Klein (SAP), Christian Levin (Scania), Jean-Pascale Tricoire (Schneider Electric) and Herbert Diess (Volkswagen) – sostiene fermamente il Green Deal dell’Ue e in un meeting tenutosi ieri a Parigi  ha sottolineato il suo approccio a favore dell’ambiente, ribadendo che «Intende fare leva sul coinvolgimento attivo di tutti gli Stati membri, oltre ad instaurare una maggior collaborazione tra settore pubblico e privato. Un futuro a zero emissioni di carbonio è davvero possibile, ma è necessario procedere per step, promuovendo progetti intersettoriali che possano godere del sostegno politico necessario e con l’obiettivo comune di una crescita sostenibile».

Inoltre, i dirigenti presenti all’incontro di Parigi sostengono che «Il carbonio deve avere un costo/prezzo, a prescindere da quale settore provengano le sue emissioni». Le  proposte degli amministratori delegati «Sono volte a produrre un’accelerazione nel processo di decarbonizzazione in Europa che coinvolga, tra gli altri, la mobilità, i trasporti e il settore dell’edilizia al fine di una transizione energetica reale».

Birnbaum di E.ON ha sottolineato che “Grazie alla Ceo Alliance, unica realtà cross-settoriale che coinvolge esponenti di più Paesi, siamo nelle condizioni di fare la differenza. Il nostro progetto nel contesto dell’Alleanza mira alla creazione di un ampio mercato europeo per l’idrogeno verde ed i suoi derivati, facendo sì che l’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili si attesti come secondo vettore della transizione energetica».

Per restare in tema, oggi è arrivata anche la notizia che  ENEA e Shell Energy Italia hanno siglato un accordo di collaborazione triennale per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative nel campo dell’idrogeno, con particolare focus sulla decarbonizzazione dei settori energivori. «L’obiettivo è di realizzare soluzioni energetiche sostenibili e promuovere la conversione a idrogeno dei processi industriali, in particolare green hydrogen, a supporto della transizione energetica del Paese  – si legge in un comunicato congiunto – L’accordo prevede la creazione di specifici gruppi di lavoro per attività di ricerca, studi di fattibilità congiunti e analisi degli impianti industriali ad alto consumo di energia come acciaio, cemento, vetro, ceramica, carta e alluminio. Oggetto dell’accordo fra ENEA e Shell Energy Italia anche soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate per l’incremento della produzione di idrogeno “verde” tramite progetti di elettrolisi dell’acqua integrati ed alimentati dalla generazione di energia rinnovabile solare, i processi di stoccaggio dell’idrogeno e l’utilizzo nelle reti di distribuzione del gas».

Giorgio Graditi, direttore del Dipartimento ENEA di tecnologie energetiche e fonti rinnovabili, spiega che «Quest’intesa con Shell Energy Italia consentirà di sviluppare tecnologie e soluzioni innovative con un partner di rilievo internazionale in progetti per la produzione di idrogeno in Europa e nella decarbonizzazione di grandi clienti industriali in Italia. L’utilizzo sistematico dell’idrogeno verde è strategico per ridurre l’impatto ambientale e raggiungere gli obiettivi degli accordi di Parigi sul clima, del Green Deal e del Piano Nazionale Integrato per Energia e Clima. Lo sviluppo di una filiera nazionale in questo settore ha importanti ricadute anche per sostenere la nascita e la crescita di un ecosistema dell’idrogeno nel nostro Paese e all’interno del bacino Mediterraneo».

Massimiliano Mannino, presidente di Shell Energy Italia, conclude. «La partnership strategica con un grande player quale ENEA è espressione concreta della volontà e dell’impegno di Shell nel sostenere la trasformazione del sistema energetico verso tecnologie low carbon. Siamo convinti che grazie all’esperienza pluriennale di ENEA e alla nostra conoscenza del mercato, maturata fornendo gas ed elettricità ad oltre 500 grandi clienti commerciali ed industriali, si possano concretamente avviare soluzioni innovative e sostenibili per la transizione energetica oltre che promuovere un cambio strutturale dei consumi finali di energia».