Le esportazioni di petrolio russo in India sono aumentate di 25 volte in un anno

A maggio sono salite a 24 milioni di barili rispetto ai 960.000 barili al mese del 2021. L’India compra a prezzo scontato

[31 Maggio 2022]

Secondo i dati pubblicati dalla piattaforma di analisi finanziaria Refinitiv Eikon  e rilanciati dalla Reuters, da febbraio, quando Vladimir Putin ha lanciato l’invasione dell’Ucraina, l’India ha importato 34 milioni di barili di petrolio russo a prezzo scontato, più di 10 volte il valore delle importazioni totali dalla Russia in un anno.

Per Refinitiv Eikon, a maggio la Russia ha fornito all’India oltre 24 milioni di barili di greggio, in forte aumento rispetto ai 7,2 milioni di barili di aprile e ai soli 3 milioni di barili di marzo. Quella che viene chiamata con enfasi la più grande democrazia del mondo a giugno riceverà ancora più barili di petrolio russo: 28 milioni.

Come ricorda con malcelata soddisfazione la putiniana Russian Television (RT), «L’anno scorso, le esportazioni di greggio russo in India avevano raggiunto una media di soli 960.000 barili al mese, circa 25 volte in meno rispetto al totale di questo mese. Le sanzioni occidentali contro Mosca hanno creato un’opportunità per le raffinerie indiane di aumentare gli acquisti di petrolio russo (principalmente greggio degli Urali) a prezzi scontati, poiché alcuni clienti europei sono stati apertamente riluttanti ad acquistare greggio russo».

L’India, storica alleata della Russia fin dai tempi dell’Urss e che è il terzo importatore di petrolio al mondo, starebbe comprando greggio russo a meno di 70 dollari al barile  e l’Occidente la accusa per aver rotto il fronte anti-russo, ma è troppo grossa ed economicamente importante per essere sanzionata a sua volta e le potenze occidentali non possono certo mettere in piedi a New Delhi un colpo di palazzo parlamentare come quello che a Islamabad ha estromesso dal potere l’ex premier pakistano Imran Khan, colpevole di non aver aderito alle sanzioni anti-russe.

Infatti, New Delhi respinge le critiche dell’Occidente (comunque non molto fermo e coeso nel rispettare le sanzioni su petrolio e gas russo) facendo notare che le importazioni di petrolio russo costituiscono solo una frazione del fabbisogno totale dell’India e il governo induista di destra ha detto che comunque  l’India continuerà ad acquistare petrolio russo a buon mercato perché uno stop improvviso delle importazioni potrebbe ricadere sulle spalle dei suoi cittadini con un aumento dei costi di carburante, energia e generi alimentari.

Inoltre l’India fa parte dei Paisi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Il club di grandi Paesi emergenti  al quale recentemente hanno chiesto di aderire anche l’Argentina e altri Paesi. E il 25 maggio il portavoce del ministero degli esteri russo ha detto che la Russia sostiene il processo di espansione dei BRICS proposto dalla Cina. Poi il portavoce del ministero degli esteri cinese, Wang Wenbin ha affermato che «I Paesi BRICS sono d’accordo nel rafforzare la cooperazione con i mercati emergenti e fare in modo che questi Paesi facciano sentire la propria voce sulle principali questioni internazionali. La Cina sostiene attivamente il processo di allargamento, promuove a questo scopo la formulazione di standard e procedure ed attende con impazienza l’adesione ai BRICS di partner con un punto di vista affine».

Nonostante l’invasione russa dell’Ucraina e la guerra scatenata da Putin, la Russia sembra molto meno isolata internazionalmente di quanto si vuol far credere e, comunque, continua a mantenere in piedi il suo Stato-mercato vendendo a prezzi scontati petrolio e gas a cinesi e indiani e a chiunque sia abbastanza grosso da poter ignorare le sanzioni occidentali.