Le energie rinnovabili nel mirino della legge di bilancio del governo Meloni

Anev: «Viene inserito il limite dell’energia elettrica a 180€/MWh e una nuova tassa al 50% degli utili sulla media degli ultimi 4 anni in aggiunta ai tagli già gravanti sulle FER»

[1 Dicembre 2022]

Nella Legge di Bilancio firmata dal Presidente della Repubblica, il governo Meloni ha dato attuazione al Regolamento Ue che prevede un versamento straordinario per i produttori di energia elettrica da fossili, allargando il perimetro alle fonti rinnovabili di energia (FER). Secondo l’associazione nazionale energia del vento (Anev), «Tale ennesimo provvedimento va ad aggiungersi al limite di 180€/MWh per i produttori da FER che non abbiano già subito dei tagli dai precedenti provvedimenti oggetto di impugnazione. Il settore delle rinnovabili quindi resta nel mirino del Governo e vede sommarsi i provvedimenti, largamente ingiusti e contestati dagli operatori, già assunti dal Governo Draghi a quelli appena inseriti nella legge di bilancio. In particolare sembra evidente un rischio di doppia o addirittura tripla imposizione fiscale derivante dall’applicazione delle misure approvate».

L’Anev fa notare che «Il Governo colpisce doppiamente le rinnovabili sia con il “cap” a livello di prezzi di vendita a 180 euro (che sembrerebbe peraltro sommarsi al già vigente cap a 65€/MWh per art.15.bis) che con l’extra-tassazione degli utili al 50%, sovrapponendo così due misure che sono concettualmente distinte e in contrasto tra loro in quanto con il cap ai ricavi vengono meno i presupposti per extra-profitti, perciò tale misura era stata pensata solo per il settore oil e gas che infatti non è soggetto al revenue cap».

L’associazione dell’eolico ric orda al governo di destra che «La misura relativa al prelievo fiscale straordinario a guisa di contributo solidaristico, calcolato sugli utili di impresa, all’art.14 del Regolamento del Consiglio dell’Unione Europea n.2022/1854, è riservata alle imprese operanti nei soli settori petrolifero, del gas naturale, del carbone e della raffinazione e non al settore Rinnovabili come invece ha voluto il Governo italiano, unico tra gli Stati membri ad applicare tale prelievo alle FER».

Per questo l’Anev  «Esprime un fermo dissenso rispetto all’introduzione di queste ulteriori misure poiché immaginate come ulteriori e non sostitutive dei vari interventi ripetutisi contro le rinnovabili, quando invece sarebbe utile rivedere organicamente i numerosi interventi e armonizzare le varie misure in una unica, equilibrata e sostenibile per il settore».

Il presidente dell’Anev, Simone Togni, conclude: «Questo nuovo intervento non lascia presagire nulla di buono rispetto al necessario intervento di pacificazione rispetto al mondo delle rinnovabili, infatti ancora una volta si decide di colpire un settore virtuoso, sempre lo stesso, come se fosse l’unico da spremere. Intanto bisogna dire che questo affastellamento di norme non fa che creare confusione e incertezze regolatorie che scoraggiano gli investimenti nel settore. Poi non comprendiamo per quale motivo solo il settore dell’energia e in particolare quello delle rinnovabili debba pagare tale balzello visto che era già stato pesantemente bastonato dal precedente Governo. Ci aspetteremmo un trattamento più equo anche nel mondo elettrico tra tutti gli operatori e non solo quelli da FER, se gli utili li fanno altri e le tasse vanno sempre a colpire solo noi c’è qualcosa che non funziona. I piani del Governo in tema di FER annunciati ad Ecomondo a Rimini nei giorni scorsi, di voler facilitare la realizzazione di ben 70GW da rinnovabili, ebbene questi non sono realizzabili in questo contesto poiché gli investitori scapperanno da un Paese che penalizza oltremisura gli investimenti nel settore delle rinnovabili. È necessario che il Parlamento modifichi la legge di bilancio introducendo i dovuti correttivi a valle di una interlocuzione approfondita con le Associazioni del settore».