L’Anbi contro le nuove trivelle: con la ripresa delle estrazioni cresce il rischio subsidenza

«Appena tre anni fa il Governo aveva rifinanziato gli interventi di mitigazione dei danni causati in Polesine e nelle province di Ferrara e Ravenna dall’abbassamento del suolo»

[15 Aprile 2021]

Non solo le associazioni ambientaliste stanno prendendo posizione contro l’ok a nuove trivelle per l’estrazione di idrocarburi fossili, arrivato con la Valutazione d’impatto ambientale (Via) approvata dal neonato ministero della Transizione ecologica. A scendere in campo sono ora anche i Consorzi di bonifica e nello specifico l’Anbi Veneto.

L’Anbi si concentra in particolare sul progetto che interessa il tratto di costa adriatica di fronte a Veneto ed Emilia-Romagna con la ripresa di estrazioni ad opera della società Po Valley Operation Ltd, tramite la piattaforma di Teodorico.

«Appena tre anni fa – spiega il presidente di Anbi Veneto, Francesco Cazzaro – il Governo, sulla scia della Legge “Ravenna” del 1980, aveva rifinanziato, dopo anni sospensione, gli interventi di mitigazione dei danni causati in Polesine e nelle province di Ferrara e Ravenna dalla subsidenza, l’abbassamento del suolo causato dall’indiscriminato prelievo di gas metano avvenuto in quelle zone tra gli anni ’30 e ’60 del secolo scorso. Tali finanziamenti, oltre a ristorare un territorio pesantemente colpito dal punto di vista economico e sociale, rappresentavano peraltro una rinnovata presa di coscienza di questo disastro ambientale causato da un’idea di sviluppo non sostenibile».

«La ripresa delle estrazioni a pochi chilometri dalla costa contraddice pertanto la legge sulla subsidenza e la decisione di ristabilire i finanziamenti di mitigazione frutto di un grande lavoro di sensibilizzazione istituzionale coordinato da Anbi. Ma in senso più ampio contraddice gli appelli allo sviluppo sostenibile più volte lanciati dal Governo», conclude il presidente di Anbi Veneto.