La transizione energetica potrebbe portare a un aumento delle emissioni globali, ma conviene comunque

Bocciato il carbon capture and strage. Per evitare pericolosi cambiamenti climatici bisogna ridurre il consumo di energia

[21 Novembre 2022]

Secondo lo studio “Energy requirements and carbon emissions for a low-carbon energy transition”, pubblicato su Nature Communications da  Aljoša Slameršak e Giorgos Kallis dell’Institut de Ciència i Tecnologia Ambientals de la Universitat Autònoma de Barcelona (ICTA-UAB) e Daniel W. O’ Neill del Sustainability Research Institute dell’università di Leeds, «Le emissioni medie associate a una transizione energetica a basse emissioni di carbonio ammontano a 195 gigatonnellate di CO2, che equivalgono a circa 0,1° C di riscaldamento globale aggiuntivo».

Gli autori dimostrano però che «Sebbene le emissioni dell’energia associate alla decarbonizzazione siano significative, i benefici della decarbonizzazione continuano a superare di gran lunga i costi e implicano che più velocemente le economie possono decarbonizzare e ridurre l’uso dell’energia, meglio è».

La Slamersak, ricorda che «Sebbene la letteratura esistente dell’IPCC fornisca una gamma di percorsi di emissione coerenti con il mantenimento del riscaldamento globale a 1,5° C, non è ancora stato chiaro quante di queste emissioni saranno collegate alla transizione e quale parte delle emissioni verrà rilasciata per attività sociali, come i trasporti. Sebbene le emissioni associate alla transizione siano considerevoli, l’impatto globale di queste emissioni sul clima rimane ridotto rispetto alle emissioni a lungo termine che verrebbero evitate da una rapida azione climatica.Il problema principale non sono gli impatti sul clima della transizione, ma gli impatti dell’inerzia dato quanto siamo vicini a superare gli 1,5° C».

Una transizione verso una società low-carbon richiederà grandi investimenti, non solo finanziari, ma anche in termini di energia e materiali. I ricercatori ricordano che «L’economia mondiale rimane dipendente dai combustibili fossili e la transizione stessa può diventare una delle principali fonti di emissioni». Lo studio stima «Le emissioni associate alla transizione vadano da 70 GtCO2 a 395 GtCO2 , che corrispondono a circa 2 – 11 volte le emissioni totali mondiali nel 2021».

Kallis spiega a sua volta che «Non tutti gli scenari di una transizione energetica low-carbon sono uguali. Gli scenari con basso consumo di energia e elevata energia rinnovabile hanno emissioni molto più basse associate alla transizione. Altri scenari, tuttavia, che continuano a fare affidamento sui combustibili fossili, sperando di assorbire carbonio dall’atmosfera in questo secolo, hanno molte emissioni legate alla transizione».

Insomma, lo studio boccia di fatto le “miraciolose” e costose tecniche di carbon capture and strage (Ccs) e Kallis sottolinea che «Se i governi prendessero sul serio la lotta contro il cambiamento climatico, dovrebbero dare la priorità alla riduzione del consumo di energia. Affidarsi a soluzioni non provate come le cosiddette “emissioni negative” è una strategia rischiosa, se non altro per le emissioni che causeranno».

Contrariamente a quanto sostenuto in studi precedenti, i ricercatori che catalani e britannici ritengono che «Una transizione verso un’energia low-carbon non ridurrebbe necessariamente l’efficienza dell’approvvigionamento energetico. L’efficienza del sistema energetico diminuisce negli scenari che si basano su biocarburanti e combustibili fossili con carbon capture and strage, ma resta stabile o addirittura aumenta negli scenari che portano all’energia rinnovabile».

O’Neill conclude: «Il nostro studio dimostra che qualsiasi percorso praticabile per evitare pericolosi cambiamenti climatici richiede una diminuzione del consumo di energia durante la spinta iniziale della transizione. La crescita continua dell’energia il consumo è semplicemente incompatibile con l’obiettivo di un clima sicuro».