Riceviamo e pubblichiamo

La svolta ambientale

[19 Marzo 2019]

Che l’entrata in campo dei giovani e giovanissimi sul piano mondiale abbia innescato una svolta sui temi dell’ambiente e della sua gestione è innegabile. Una svolta che la politica e gli stati non potranno ignorare tanto meno facendo finta di nulla come finora è spesso accaduto. Quali effetti concreti essa produrrà potremo verificarlo solo strada facendo. Determinante sarà la capacità che in ogni Paese avremo di mettere a fuoco il più chiaramente possibile i nodi che vanno sciolti anche negli ambiti dove i singoli paesi negli ultimi anni sono riusciti a conseguire innegabili risultati con buone politiche e ottime leggi.

E qui si viene a noi e a quello che Stato, regioni ed enti locali non sempre d’intesa con la Comunità europea hanno fatto e stanno facendo sul piano nazionale e regionale con risultati peraltro assai diversificati tra le varie parti del paese e dei singoli territori.

In questo scritto vorrei soffermarmi in particolare su alcune esperienze nazionali e regionali a partire dalla Toscana, che ho avuto modo negli ultimi anni di affrontare anche in più di un libro della Collana editoriale ETS sulle aree naturali protette. Come vedremo i parchi sono stati un momento importante per avviare anche nel nostro paese nuove politiche ambientali. Tanto vero che non è un caso che proprio nel momento in cui andavano assumendo un ruolo strategico fondamentale nelle politiche ambientali si è cercato in tutti i modi – a partire dal Parlamento – di azzopparli. E se per fortuna non ci si è riusciti con la legge ci si è riusciti sabotandoli al punto che metà dei nostri parchi nazionali sono senza presidente, in più d’un caso da tempi lunghissimi e talvolta anche senza direttore. Con quali effetti è presto detto; gran parte dei parchi nazionali è ancora senza piano come ha denunciato più volte la Corte dei conti.

La leale collaborazione

Nelle denunce ripetute con determinazione e chiarezza da Mattarella risulta chiaro che la svolta può avvenire solo se si affrontano le politiche complessive del Paese da cui derivano anche molti dei guai ambientali. In buona sostanza i guai dell’ambiente non derivano solo dalle politiche ambientali in senso stretto. E questa politica deve finalmente vedere Stato, regioni ed enti locali collaborare secondo quanto previsto e richiesto dalla Costituzione. Quella leale collaborazione che finora è mancata come sta riemergendo dalla discussione sul ‘regionalismo differenziato’ e ancor più emergeva dal referendum con il quale si volevano addirittura ‘punire’ le regioni, perché lo stato si ri-appropriasse senza se e senza ma  anche di quelle competenze che il Titolo V avrebbe dovuto permettere di gestire unitariamente appunto in ‘leale collaborazione’. Il tutto come se il centralismo non avesse già fatto più danni della grandine.

I parchi come ho prima accennato offrono sotto questo profilo un ottimo osservatorio anche nelle regioni le cui politiche ambientali sono sempre state gestite con maggiore impegno e coerenza.

Vengo così alla Toscana dove i parchi regionali e nazionali operano nei territori più pregiati tanto in montagna quanto sul mare, le coste e i fiumi d’intesa anche con la regione Emilia con il Parco dell’Appennino  tosco- emiliano e quello delle Foreste casentinesi. In questo territorio opera – ma è più corretto dire  dovrebbe operare – anche il Santuario dei cetacei, nonostante l’area protetta della Meloria e l’area marina dell’Arcipelago toscano da tempo ormai non abbiamo notizie. I piani dei parchi   oltre a quelli idrogeologici di bacino, quelli fluviali e paesaggistici, se attuati ed efficacemente gestiti consentono o consentirebbero un governo del territorio finalmente innovativo.

Ma anche una regione come la Toscana registra più d’un inghippo e qualche grave errore di cui porta la massima responsabilità il Pd come partito di governo regionale.

Il piano paesaggistico regionale 2015

Il punto chiave che costò il posto alla assessora Marson, molto competente e brava, riguardò principalmente il Parco delle Apuane. Il piano spostò infatti solo sulle vette la tutela ignorando di fatto le cave. Molte associazioni ambientaliste e personalità come Asor Rosa contestarono questa scelta accompagnandola ad una critica severa al Pd toscano. La risposta di Parrini responsabile del Pd toscano ma anche di altri esponenti con pretese di competenza liquidarono il tutto sbeffeggiando vergognosamente Asor Rosa e gli  altri.

Nessuno si ricordò, ma più probabilmente ignorava, che al Parco delle Apuane era già stato messo mano anni fa al piano con Roberto Gambino, il più autorevole esperto di pianificazione del Politecnico di Torino che dovette rinunciarvi per le troppe resistenze. Ne so qualcosa perché me ne occupai anche con il presidente del parco, morto poi improvvisamente. Aveva fatto in tempo però che al parco erano state tolte competenze riassegnate ai piccoli comuni che poi andavano a bussare alla porta del parco perché loro   non erano in grado di farlo. Nel 2015 si continuò a ignorare il piano utilizzando il piano paesaggistico per non mettere mano alle cave. E nonostante il rinnovo piuttosto recente degli organi del parco tra infinite polemiche, praticamente dell’impegno e della nuova attività del consiglio si sa ben poco o nulla.

Con la nomina di Orlando ministro dell’Ambiente come Gruppo di San Rossore cercammo di ricollegarci con il ministero per una riflessione sul contesto nazionale che la Prestigiacomo aveva liquidato sostenendo che lo stato non poteva farsi carico delle spese dei parchi i quali perciò avrebbero dovuto arrangiarsi con i privati anche a spese del loro territorio protetto e tutelato. Con Orlando volevamo però discutere anche della situazione toscana, che giudicavamo a ragione a rischio. Nei due incontri con lui al Ministero, Orlando si impegnò subito, garantendone anche il finanziamento alla istituzione presso il Parco di San Rossore e d’intesa con la Regione, di un Osservatorio sulle aree protette marine come riconoscimento anche del nostro ruolo dopo la istituzione della riserva della Meloria che era finita in frigo da molti anni e che finalmente veniva assegnata al Parco di San Rossore. Ne discutemmo subito dopo in un incontro nazionale tenutosi a Boccadarno dove Orlando ne parlò quando venne a inaugurare il porto di Marina. Orlando ne parlò anche con Enrico Rossi e in un incontro nazionale ala Scuola Sant’Anna. Purtroppo dopo poco al posto di Orlando arrivò Galletti e non se fece più nulla, come per tante altre cose, nonostante i nostri ripetuti solleciti e interventi anche pubblici.

Qui merita di essere sottolineato che il tutto fu gestito dal Gruppo di San Rossore a conferma sia della latitanza di Federparchi che con quella gestita da Bino Li Calsi, come abbiamo ben documentato nel libro recentemente dedicatogli, aveva ormai ben poco a che fare. Ma anche a conferma che il Pd toscano ed anche locale e non solo a Pisa aveva ormai tirato in remi in barca. Con quali risultati lo avremmo poi visto con le elezioni comunali e non soltanto sotto la Torre.

E purtroppo neppure dopo le batoste elettorali le cose sono cambiate. C’è solo da sperare che con il ‘nuovo’ Pd di Zingaretti qualcosa finalmente cambi anche per l’ambiente.

Assetti e ruoli istituzionali

Tra gli aspetti che sono andati via via emergendo dalle varie esperienze alle quali abbiamo fatto riferimento soprattutto per la Toscana ma che riguardano il contesto nazionale, vi è quello degli assetti e ruoli istituzionali che ingarbugliato ulteriormente complica e non poco le cose. E’ noto quello delle province dopo la legge Delrio spicca su tutti con l’invenzione della famigerata e misteriosa ‘area vasta’. Un caso evidente dei suoi effetti  è quello dell’Arno nel percorso verso il mare dove la provincia di Pisa aveva lavorato alla definizione con l’aiuto anche di Vezio De Lucia ad un piano per gli argini dove potessero trovare finalmente accoglienza senza speculazione le barche e ambiti di pesca. Un piano   molto importante anche per il nostro parco. Ebbene ora il tutto è passato alla Regione a Firenze che anche in questo modo senza bisogno del Referendum è stata ‘punita’; più amministrazione burocratica e meno legislazione e programmazione. Ma soprattutto in Toscana anche l’aggregazione intercomunale specialmente tra i piccoli comuni più che volontaria appare sempre di più imposta con voto il quale quasi sempre ha innescato e innesca polemiche e contrapposizioni che non giovano certo a quelle collaborazioni di cui vi è bisogno. Di queste contraddizioni risentono in particolare non solo province e comuni ma anche, ad esempio, i parchi la cui collaborazione con province e comuni è determinante come abbiamo visto nel rilancio delle politiche di San Rossore ancora una volta deciso e concordato con Cervellati a cui abbiamo dedicato anche un interessante libro della Collana ETS.

Sull’ambiente ancora troppa confusione

Per chi come me e molti altri amministratori negli anni settanta ebbe modo di occuparsi della geotermia, di Larderello, una esperienza del tutto nuova che ebbe risonanza nazionale e non solo, leggere che oggi la geotermia danneggia il territorio e va ridimensionata o persino bloccata lascia basiti.

E purtroppo non è il solo caso. Se penso al nostro litorale e non solo pisano-vedi Val di Cornia ma anche la Versilia e altre aree non posso non ricordare che nel 1969 a Pisa con il sindaco Fausta Cecchini avviammo una discussione con Ponti sul destino di Tirrenia –Calambrone e le pinete poi incluse nel parco. Insomma gran parte dei problemi di oggi vengono da lontano per cui risulta più imbarazzante quando oggi ci sentiamo ripetere – vedi Versilia – vecchi slogan come si trattasse di novità. No erano sbagliati ieri e lo sono ancor di più oggi. Ecco perché anche la Toscana deve oggi affrontare con responsabilità problemi che non possono essere affidati a chi finora non ha nulla da dire neppure quando perde il comune.

Le opinioni espresse dall’autore non rappresentano necessariamente la posizione della redazione