Distingue i fallout dei test atomici da quelli del disastro nucleare di Chernobyl

La nuova mappa della contaminazione radioattiva del suolo nell’Europa occidentale

L’Italia settentrionale tra le aree più contaminate dal fallout di Chernobyl

[17 Luglio 2020]

Utilizzando un archivio di campioni di suolo europei, un team internazionale di ricercatori che comprendeva anche gli italiani  Giorgia Cinelli e  Cristiano Ballabio del Joint Research Centre, ha perfezionato la mappa delle concentrazioni di radionuclidi di cesio e plutonio nei suoli in Italia, Francia, Svizzera, Germania e Belgio.

Nello studio Plutonium aided reconstruction of caesium atmospheric fallout in European topsoils” pubblicato su Scientific Reports, il team guidato da Katrin Meusburger, dell’Università di Basilea e che ora lavora all’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio – WSL, è stato in grado di rintracciare le fonti dei fallout  radioattivi tra il 1960 e il 2009. La nuova mappa che ne è venuta fuori si basa su un nuovo metodo di calcolo che utilizza il rapporto cesio/plutonio. I ricercatori spiegano che «Questi due radionuclidi furono rilasciati durante i test nucleari militari, in particolare negli anni ’60, ma il cesio anche durante l’incidente di Chernobyl nel 1986». Sottolinea che «Abbiamo creato una nuova mappa per fornire una base per stimare la perdita di suolo dopo il rilascio antropogenico di radionuclidi. Per fare questo, è importante conoscere la percentuale di ricadute radioattive di Chernobyl».

I dati del nuovo studio sono utili per stabilire una base di riferimento in caso di possibili futuri fallout di radionuclidi, ma anche per utilizzarli per nuovi studi, in particolare nella geomorfologia. «Consentiranno, ad esempio, di ricostruire i tassi di erosione del suolo dagli anni ’60 nelle aree d’Europa dove vi sono stati grandi cambiamenti territoriali», dicono gli scienziati.

I ricercatori del consorzio hanno utilizzato 160 campioni provenienti da una banca europea dei campioni di suolo che sono stati prelevati da ambienti sotterranei, che sono rimasti stabili dagli anni ’60 (assenza di erosione e accumulo) e sono rappresentativi della variabilità delle condizioni di pioggia osservate nel Paesi interessati dallo studio.  I radionuclidi trovati in questi campioni, cesio e plutonio  hanno lasciato un’impronta specifica nei suoli europei. Ne è risultato che il plutonio trovato in Italia, Francia, Svizzera, Germania e Belgio «proveniva esclusivamente dai test nucleari». Per quanto riguarda il cesio, è il risultato sia dei test nucleari, in particolare negli anni ’60, che del disastro nucleare di Chernobyl del 1986. «La relazione tra cesio e plutonio è quindi diversa a seconda che provenga da test nucleari o dall’incidente di Chernobyl», evidenzia lo studio, ed è relazione che ha permesso ai ricercatori di rintracciare l’origine di questi radionuclidi artificiali depositati su terreni europei. La Meusburger  fa notare che «A differenza della mappa precedente, ora possiamo distinguere tra le fonti dei fallout nucleari».

Lo studio conclude che «Il cesio derivante dai test nucleari – effettuati nella stratosfera, cioè in alta quota – circolava nell’atmosfera prima di essere portato a terra dalle piogge in modo abbastanza omogeneo ma con quantità leggermente più elevate nella regioni più piovose, come il Massiccio Centrale, le Ardenne o la Bretagna. D’altra parte, il cesio rilasciato durante l’incidente di Chernobyl non ha raggiunto tali altitudini; è rimasto a livello troposferico. Le piogge sparse che si sono verificate a fine aprile/inizio maggio 1986 l’hanno rapidamente riportato a terra in zone in cui era circolato il pennacchio proveniente dall’Ucraina. La distribuzione spaziale dei fallout radioattivi è quindi molto più eterogenea, con concentrazioni localmente più elevate in Alsazia, Franca Contea e ai piedi delle Alpi, nell’Italia settentrionale e della Germania meridionale».