La maggioranza dei francesi pronta a votare un presidente della Repubblica che faccia uscire il Paese dal nucleare

Il 58% (l’80% a sinistra) vuole abbandonare un’energia considerata pericolosa e costosa. Ma quasi tutti i candidati sono nuclearisti

[21 Gennaio 2022]

Salvini e il centro-destra italiano vogliono rientrare nel nucleare per fare come la Francia… ma i francesi vorrebbero uscirne per fare come ha fatto l’Italia, E’ questo il risultato del sondaggio  “Les Français et l’énergie nucléaire” condotto dall’IFOP per la coalizione Réseau “Sortir du nucléaire”,  dal quale emerge che «Il 58% dei francesi si dice pronto a votare per una persona che, una volta eletta alla presidenza della Repubblica, impegnerebbe la Francia in una politica energetica che includa l’uscita dal nucleare e lo sviluppo delle energie rinnovabili» e gli antinucleari sono ben l’80% tra i simpatizzanti di sinistra.

Un dato che va contro l’ultima posizione assunta dal Emmanuel Macron  in materia nucleare spingendo perché la Commissione europea presentasse una Tassonomia Verde che include nucleare e gas tra le energie sostenibili.

Mentre in Francia la campagna presidenziale è in pieno svolgimento, “Sortir du nuclear” ieri ha inviato ai candidati un Manifesto, esortandoli a impegnarsi in un programma per eliminare gradualmente l’energia nucleare.

E anche se la memoria dei disastri nucleari di Chernobyl o Fukushima sembrano svanire nella mente dei francesi, quasi la metà di loro si dice molto preoccupata per la produzione di energia nucleare. Pauline di Nicolantonio, responsabile campagne di Réseau “Sortir du nucléaire”, sottolinea che «Il rischio legato al nucleare è reale, e non è un capriccio delle Ong! La stessa Autorité de sûreté nucléaire  ha messo online opuscoli e video pedagogici sulla “buona condotta da adottare” in caso di disastro nucleare, il che fa venire i brividi lungo la schiena!»

Anche se Salvini, Meloni e Berlosconi non lo sanno, i francesi sanno bene che i loro impianti nucleari sono esposti a tutta una serie di minacce: ripetuti guasti tecnici, impianti fatiscenti, difetti di progettazione, errori umani aumentati con i ritmi di lavoro insostenibili del personale in subappalto, attacchi informatici, siccità o inondazioni che probabilmente aumenteranno con il riscaldamento globale, la vulnerabilità ai terremoti, alle minacce di attentati terroristici…

Réseau “Sortir du nucléaire” ricorda che «Le fonti di rischio sono numerose e molto reali! A riprova, all’inizio dell’anno, i 4 reattori più potenti della flotta sono stati spenti a causa di crepe dovute alla corrosione nelle tubazioni dei circuiti di iniezione di sicurezza. Danni gravi che EDF e ASN non possono spiegare, e che non avrebbero dovuto verificarsi».

E quello che dovrebbe preoccupare di più Macron e gli altri candidati alla presidenza (a quasi tutti filo-nucleare) è che la maggioranza dei francesi che si dichiara pronta  a voltare le spalle al nucleare, non lo fa come reazione a caldo  all’indomani di un disastro tipo Chernobyl o Fukushima, quanto piuttosto perché convinto da un meditato rifiuto di quella che è la maniera più costosa, inquinante e pericolosa maniera per produrre energia.

“Sortir du nucléaire” evidenzia che «Il Presidente della Repubblica sembra andare contro queste crescenti aspettative della società: da qualche mese assistiamo a un’importante operazione di comunicazione a favore del nucleare. Annuncio presidenziale per il rilancio di nuovi reattori, anche se l’EPR di Flamanville è in ritardo di oltre 11 anni e continua ad accumularne, lobbying aggressiva sulla Commissione Europea per spacciare il nucleare come energia verde nella tassonomia … Lo Stato francese cerca in tutti i modi di indorare l’immagine di un settore attualmente in crisi finanziaria. Una crisi finanziaria alla quale il nucleare contribuisce moltissimo! Il sito di Flamanville fa esplodere tutti i budget e i ripetuti guasti ai fatiscenti reattori francesi portano a pesanti perdite (circa 1 milione al giorno per reattore spento). Ma invece di investire nella transizione ecologica, Emmanuel Macron e il suo governo sono pronti a sperperare soldi pubblici per la costruzione di nuove centrali…».

Di fronte a questa mancanza di considerazione dell’opinione dei francesi (che in materia di nucleare, non sono mai stati coinvolti nelle  decisioni), Réseau “Sortir du nucléaire” ha deciso di rivolgersi direttamente ai candidati alle elezioni presidenziali e chiede lot ro di un manifesto c nel quale si impegnano, se eletti presidente della Repubblica francese «A svolgere immediatamente studi indipendenti sugli impatti passati e attuali dell’industria nucleare e nucleare e a: abbandonare ogni progetto di nuova costruzione nucleare; avviare la chiusura dei reattori esistenti, attuando al contempo un’ambiziosa politica energetica, in linea con i nostri obiettivi climatici e basata su sobrietà, efficienza ed energie rinnovabili».

Il Manifesto che certamente non verrà firmato da Macron, dai candidati della destra repubblicana, da Marine Le Pen del neofascista Rassemblement National e dal candidato di estrema destra e dalla socialista Anne Hidalgo, ricorda che «L’energia nucleare è un’energia il cui funzionamento lede i beni comuni (democrazia, economia, sicurezza, salute, ambiente, diritti umani, ecc.) e che è, infatti, urgente uscirne».