La guerra in Ucraina e i rischi nucleari

Una guerra che potrebbe trasformarsi in una tragedia nucleare in Ucraina e che minaccia di diventarlo in Europa

[2 Marzo 2022]

In Ucraina non è solo la terra di Chenobyl (l’area contaminata si estende anche in Bielorussia e Russia) ma ci sono anche 16 reattori nucleari in funzione in 4 centrali: 4 a Rivne, a ovest di Kiev, 2 a Khmelnitskiy, a sudovest, 4 a Kinstantinovka/South Ukrainian Energy Complex e 6 a Zaporizhzhe, la più grande centrale nucleare europea, vicino alla regione indipendentista del Donbass e che sembra essere circondate dalle truppe russe e dalle milizie filorusse.

La guerra in Ucraina ci ricorda che le centrali nucleari e le scorie nucleari possono essere potenzialmente utilizzate e considerate come bersagli di guerra da governi ostili. In questo clima di violenza diffusa e con milizie spesso fuori controllo, i siti nucleari possono essere considerati come armi, cosa che tutte le linee guida sui rischi nucleari prevedono.

In un comunicato stampa congiunto, Réseau “Sortir du nucléaire”, Abolition des armes nucléaires-Maison de Vigilance, ICAN France et Observatoire des armements, esprimono solidarietà alle vittime della guerra e condannano fermamente l’attacco all’Ucraina da parte delle forze armate russe, ma ricordano che «Agli orrori della guerra si aggiungono le reali minacce associate all’energia nucleare civile e militare».

Nei giorni scorsi il presidente russo Vladimir Putin ha brandito la minaccia delle armi nucleari, annunciando l’allerta della forza di deterrenza nucleare russa. Il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian ha risposto che anche la Francia e la NATO sono potenze nucleari. Per le 4 organizzazioni francesi «ha solo aggiunto benzina sul fuoco. Russia e Francia sembrano aver dimenticato il comunicato congiunto del 3 gennaio 2022 firmato con gli altri tre membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Stati Uniti, Regno Unito e Cina): “Affermiamo che una guerra nucleare non si può vincere e non dovrebbe mai essere condotto. [.] Le nostre precedenti dichiarazioni sul detargeting, che hanno ribadito che nessuna delle nostre armi nucleari prende di mira nessuno di noi o qualsiasi altro Stato, rimangono valide”». Ricordiamo che, dall’entrata in vigore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons, TPNW) il 22 gennaio 2021, quest’arma di distruzione di massa, che prende di mira i civili, è illegale ai sensi del diritto internazionale. Se queste dichiarazioni vogliono soprattutto pesare sull’equilibrio del potere, mostrano chiaramente il fallimento della cosiddetta “deterrenza” nucleare. Lungi dall’assicurare la pace, la presenza di armi nucleari non fa che aggravare l’entità dei conflitti e accresce notevolmente i rischi per le popolazioni prese in ostaggio».

Non a caso la guerra in Ucraina è cominciata a Chernobyl, l’area, incustodita e quasi disabitata a causa delle radiazioni, era il punto di ingresso più diretto verso Kiev dalla Bielorussia. Il passaggio delle forze armate russe ha coinciso con una moltiplicazione da 20 a 30 volte delle radiazioni e i cingolati dei carrarmati russi e ucraini hanno rimesso in circolo le polveri radioattive. Se per fortuna non ci sono stati danni alla centrale nucleare, gli ambientalisti e i pacifisti francesi fanno notare che «L’instabilità geopolitica rappresenta un rischio considerevole per l’impianto danneggiato, poiché il nuovo sarcofago non è stato progettato per resistere a un conflitto armato».

Lo stesso  European Nuclear Safety Regulators Group (ENSREG) ha espresso preoccupazione per potenziali gravi incidenti.

Per l’Ucraina le vecchie centrali nucleari di epoca sovietica  – e rifornite con combustibile nucleare russo – sono vitali: il 50% della sua elettricità proviene dal nucleare, ma «Questi siti costituiscono altrettanti potenziali bersagli e minacce per le popolazioni circostanti e persino europee – denunciano le associazioni francesi – Né la Russia né il suo alleato bielorusso, che confina con l’Ucraina, hanno certamente alcun interesse a lanciare intenzionalmente un attacco a questi siti, poiché uno scenario del genere potrebbe avere conseguenze catastrofiche sui loro stessi territori. Ma esprimiamo le nostre più profonde preoccupazioni sulla possibilità di un attacco accidentale su un sito nucleare o sulle infrastrutture che lo servono. Pertanto, un attacco alle linee di alta tensione che alimentano e servono le centrali potrebbe compromettere il raffreddamento dei reattori. Anche la distruzione di una diga a monte di una centrale elettrica da parte di un missile (rischio citato dalla stampa ucraina) avrebbe conseguenze disastrose. E se il conflitto prenderà piede, continuare a gestire e mantenere i siti nucleari in mezzo al caos sarà una sfida».

Quel che è certo è che sono stati già colpiti dai bombardamenti due siti di stoccaggio di scorie radioattive vicino a Kiev e Kharkiv, sembra senza conseguenze radiologiche, ma non c’è nessuna garanzia che altri impianti non possano essere colpiti.

Il direttore generale dell’International atomic energy agency, Rafael Mariano Grossi, ha dichiarato: «Resto gravemente preoccupato per la situazione in Ucraina, in particolare per quanto riguarda la sicurezza e la protezione delle sue centrali nucleari. Rinnovo il mio forte appello a evitare qualsiasi potenziale pericolo o minaccia a queste strutture poiché qualsiasi incidente potrebbe avere conseguenze molto gravi» e ha sottolineato « Il rischio molto reale che gli impianti contenenti materiali radioattivi vengano danneggiati durante il conflitto, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute umana e l’ambiente».

La guerra in Ucraina ci ricorda crudelmente che la pace sul territorio europeo non è stata conquista per sempre ma anche che l’industria nucleare è estremamente vulnerabile in caso di guerra, attacco terroristico o addirittura attacco informatico. E se l’Italia è uscita grazie a due referendum dall’incubo nucleare nel quale qualcuno vorrebbe ricacciarci, abbiamo un Paese, la Francia, a forte rischio con i suoi 56 reattori in funzione, i suoi depositi di scorie radioattive, le sue centrali nucleari, le quasi 10.000 tonnellate di combustibile esaurito stoccate nelle piscine di La Hague, per non parlare delle sue numerose installazioni nucleari militari e delle sue scorte di materiale radioattivo militare…

Réseau “Sortir du nucléaire”, Abolition des armes nucléaires-Maison de Vigilance, ICAN France et Observatoire des armements, ricordano che «Queste installazioni rappresentano un rischio considerevole non solo per i nostri territori, ma anche per i nostri vicini europei. Rilanciare il nucleare, come auspicano Emmanuel Macron e la maggioranza dei candidati alle elezioni presidenziali, equivale a scommettere che il nostro Paese continuerà a godere di pace e stabilità politica per tutto il XXI secolo, cosa che purtroppo nessuno può garantire. Di fronte a questi rischi, preservare le generazioni presenti e future richiede: svoltare urgentemente verso un sistema energetico resiliente e sicuro per le popolazioni, impegnandosi risolutamente per sobrietà, risparmio energetico ed energia rinnovabile al 100%. Queste opzioni, le più adatte a proteggere il clima e creare un gran numero di posti di lavoro, sono anche molto più efficaci nel ridurre rapidamente la nostra dipendenza dal gas russo rispetto ai nuovi reattori nucleari che non sarebbero operativi per 15 o 20 anni. La necessità per la Francia di intraprendere la strada del disarmo nucleare aderendo alle dinamiche internazionali del Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari».