La green revolution della Gran Bretagna: dal 2030 stop alle auto a benzina e diesel. Dal 2023 niente più riscaldamento a gas per le nuove case

Il Piano Verde in 10 punti di Boris Johnson, ci sono anche nucleare e Ccs. Laburisti e Verdi: insufficiente e sottofinanziato

[18 Novembre 2020]

Il premier conservatore britannico Boris Johnson ha presentato la sua “green industrial revolution” (uno slogan usato dai laburisti in campagna elettorale) per combattere il cambiamento climatico e creare nuovi posti di lavoro anche in industrie avversate dagli ambientalisti, come quella nucleare.

Ma laburisti e ambientalisti dicono  i 4 miliardi di sterline stanziati sono troppo pchi per affrontare una sfida di questa portata e fanno notare che l’importo totale annunciato nel pacchetto è un 25esimo dei 100 miliardi di sterline previsti per la linea ferroviaria ad alta velocità, HS2.

Il segretario alle imprese Alok Sharma, c he è anche presidente della COP26 Unfccc che il Regno Unito ospiterà nel 2021, ha però ribattuto a BBC Breakfast che «I 4 miliardi di sterline fanno parte di un più ampio pacchetto di investimenti pubblici da 12 miliardi di sterline, che contribuirà a portare tre volte tanto in termini di denaro dal settore privato. Questo denaro sosterrà anche la creazione di 250.000 posti di lavoro in alcune parti del Regno Unito dove vogliamo salire di livello».

Il governo conservatore spera che molti di questi nuovi posti di lavoro saranno realizzati nell’Inghilterra settentrionale e nel Galles e che 60.000 di questi saranno nell’eolico offshore.

Il piano comprende anche la costruzione di una grande centrale nucleare – probabilmente a Sizewell nel Suffolk, rivela BBC News – e di una serie di mini-reattori nucleari, costruiti dalla Rolls-Royce e da altre grandi aziende, che il governo spera creeranno circa 10.000 posti di lavoro. Una previsione avversata dalle associazioni ambientaliste e dai Verdi.

Ma la “green industrial revolution” di  Boris Johnson  interesserà anche le abitazioni: il governo britannico anticiperà, al 2023, la data entro la quale le nuove case dovranno essere riscaldate senza utilizzare il riscaldamento a gas.

Mirerà a installare 600.000 pompe di calore all’anno entro il 2028: si tratta di dispositivi elettrici a basso consumo energetico per il riscaldamento delle case ed ha esteso il Green Homes Grant per l’isolamento degli edifici per un anno, dopo che la prima tranche ha avuto un successo che ha superato gli stanziamenti iniziali.

Per ridurre le emissioni, il rifornimento di gas verrà miscelato con ‘idrogeno green e il governo sta cercando una città che si presti a fare da progetto pilota per utilizzare al 100% idrogeno sia per il riscaldamento, per cucinare e per l’industria.

All’idrogeno andranno finanziamenti per 500 milioni di sterline e verrà prodotto nelle aree,  come il nord-est dell’Inghilterra, con abbondante energia eolica offshore.

Il governo vuole dare nuova vita alle aree deindustrializzate unendo la produzione di idrogeno con l’eolico  ma anche finanziado quattro gruppi di aziende che utilizzano la contestata e costosissima tecnica del carbon capture and storage (Ccs) e alle quali andranno 200 milioni di sterline in più.

Un altro punto chiave del piano è un investimento di 1,3 miliardi di sterline per realizzare punti di ricarica per veicoli elettrici, mentre le sovvenzioni per acquistare veicoli elettrici arriveranno a 582 milioni di sterline e ci sono anche quasi 500 milioni di sterline per la produzione di batterie nelle Midlands e nel nord-est dell’Inghilterra.

Molti dei dettagli del piano saranno resi noti in un libro bianco sull’energia che il governo presenterà al Parlamento a dicembre.

La Gran Bretagna si piazza così seconda (dopo la Norvegia che lo farà già nel 2025) nella gara a chi vieterà  prima i veicoli a combustibili fossili e il governo conservatore risponde alle case automobilistiche che si sono lamentate che questo conferirà loro un vantaggio competitivo.

Ma diversi esperti però u non credono che la “rivoluzione verde” britannica porterà tutti i posti di lavoro promessi dal premier e fanno notare che 4 miliardi di sterline creerebbero molti posti di lavorio se venissero spesi per l’isolamento degli edifici, ad alta intensità di manodopera, ma non lontano se investiti nella costosa e ancora sperimentale Ccs.

Johnson ha ribattuto che «Il mio piano in 10 punti creerà, sosterrà e proteggerà centinaia di migliaia di posti di lavoro verdi, facendo fare passi da gigante verso il net zero entro il 2050. La nostra green industrial revolution sarà alimentata dalle turbine eoliche della Scozia e del nord-est, azionata dai veicoli elettrici fabbricati nelle Midlands e portata avanti dalle ultime tecnologie sviluppate in Galles, così potremo guardare avanti verso un futuro più prospero e più verde. I miei piani mirano allo stesso tempo a creare posti di lavoro e ad affrontare il cambiamento climatico».

Il piano in 10 punti del  governo conservatore britannico prevede: 1. Eolico offshore: produrre abbastanza energia eolica offshore da poter alimentare ogni casa nel Regno Unito, quadruplicando la sua produzione fino a 40 gigawatt entro il 2030 e supportando fino a 60.000 posti di lavoro. 2. Idrogeno: dispone di 5 gigawatt di capacità di produzione di idrogeno “low carbon” entro il 2030 – per l’industria, i trasporti, l’energia elettrica e le abitazioni – e sviluppare la prima città riscaldata dal gas entro la fine del decennio. 3. Nucleare: promuovere l’energia nucleare come fonte di energia pulita e includere la fornitura di un  grande impianto nucleare, nonché di piccoli reattori nucleari avanzati, che potrebbero supportare 10.000 posti di lavoro. 4. Veicoli elettrici: eliminare gradualmente le vendite di nuove auto e furgoni a benzina e diesel entro il 2030 per accelerare la transizione ai veicoli elettrici e investire nelle sovvenzioni per aiutare ad acquistare auto e infrastrutture per punti di ricarica. 5 Trasporti pubblici, biciclette e walking: rendere la bicicletta e il camminare modi più attraenti per spostarsi e per il futuro investire nel trasporto pubblico a emissioni zero. 6 Jet zero e trasporti marittimi più verdi supporto a progetti di ricerca per aerei e navi a emissioni zero. 7 Case ed edifici pubblici: rendere le case, le scuole e gli ospedali più verdi, più caldi e più efficienti dal punto di vista energetico, compreso l’obiettivo di installare 600.000 pompe di calore ogni anno entro il 2028. 8 Carbon capture:: sviluppo di una tecnologia leader a livello mondiale per catturare e stoccare le emissioni nocive tenendole lontano dall’atmosfera, con l’obiettivo di rimuovere 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica entro il 2030, equivalenti a tutte le emissioni dell’industria dell’Humber. 9 Natura: protezione e ripristino dell’ambiente naturale, con l’intenzione di includere la piantumazione con alberi di 30.000 ettari di all’anno. 10 Innovazione e finanza: sviluppo di tecnologie all’avanguardia e trasformazione della città di Londra nel centro globale della finanza verde

Alistair Phillips-Davies, amministratore delegato della compagnia elettrica SSE, si è detto soddisfatto per il piano del governo che «E’ un passo davvero importante per avviare la ripresa ecologica e aiuterebbe a creare molti più posti di lavoro» e Mike Hulme, professore di geografia umana all’università di Cambridge, ha invitato opposizione e ambientalisti a non essere pignoli sui dettagli  perché «E’ molto più importante approvare la direzione del viaggio che è stata fissata per il prossimo decennio», Tanya Steele del Wwf-UK sembra concordare: «Il governo ha sparato il colpo di avvio per l’azione che dovremo vedere. Ora abbiamo bisogno che il cancelliere sia all’altezza dell’ambizione espressa oggi attraverso una revisione della spesa che testi ogni linea di spesa pubblica per garantire che sia compatibile con il raggiungimento dei nostri obiettivi climatici».

Ma non la pensa così il ministro all’economia del governo ombra laburista, Ed Miliband ha criticato le proposte  di Boris Johnson dicendo che  i finanziamenti per questo tanto atteso piano »Non soddisfano nemmeno lontanamente le dimensioni di quel che è necessario per affrontare la disoccupazione e l’emergenza climatica» e ha fatto notare che «Solo una frazione del finanziamento annunciato oggi è nuova».

Miliband, che è stato ministro all’energia e al cambiamento climatico dal 2008-10, ha sottolineato che «Il Labour voleva che il governo anticipasse 30 miliardi di sterline di investimenti di capitale nei prossimi 18 mesi e che li investisse in settori low carbon per sostenere 400.000 posti di lavoro in più».

La deputata del Green Party Caroline Lucas ha accolto con favore alcune misure, ma ha detto al programma Today di BBC Radio 4 che anche secondo lei «Il piano non riesce a soddisfare la gravità di questo momento. Quando lo si mette nel contesto della portata delle emergenze climatiche e naturali che dobbiamo affrontare, e anche della portata delle emergenze lavorative che dobbiamo affrontare, allora non è neanche lontanamente abbastanza ambizioso, non è abbastanza urgente, non è abbastanza audace» e ha aggiunto che con uno stanziamento di soli 4 miliardi di sterline, «Non ci sono le risorse per rendere questo pacchetto davvero strategico. Il messaggio del governo è incoerente e deve chiarire su quali tecnologie vuole investire».

Poi ha fatto notare che «L’energia nucleare è enormemente costosa, non entrerà in funzione fino alla metà degli anni 2030 e questo rischia di distrarre l’attenzione sull’eolico offshore».

Il Green Party ha chiesto «Una trasformazione dell’intera economia per ridurre le emissioni, compresa la demolizione del programma di costruzione di strade da 27 miliardi di sterline, che in realtà aumenterà le emissioni».