Un po' di sollievo per l’economia greca? I tre grandi cambiamenti per il Medio Oriente

Iran, dopo l’accordo sul nucleare torna a scorrere il petrolio. I russi: Eni e Saras già in fila

Ria Novosti: «I gruppi europei negoziano da un anno con la National Iranian Oil Company»

[15 Luglio 2015]

Bandiere dell’Iran sulle spalle, palloncini colorati, copricapi da giullare coi colori iraniani,  caroselli di moto ed auto a passo d’uomo ed a clacson spiegati, inno nazionale cantato a squarciagola… se non fosse stato per le foto del ministro Zarif e del presidente Rohani innalzate dai manifestanti, la  notte di Teheran, con i suoi suoni e colori a festa, poteva essere scambiata per i festeggiamenti della vittoria della Coppa d’Asia o per la qualificazione ai mondiali di calcio, invece si festeggiava la storica intesa raggiunta a Vienna sul nucleare tra la Repubblica islamica e il G5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania).

Alla fine del Ramadan gli iraniani esultano perché sperano che sia finito anche un altro digiuno: come dice la radio internazionale ufficiale Irib, «In cambio della certezza che il programma nucleare di Teheran sia limitato alla produzione di energia, saranno revocate tutte le sanzioni economiche contro il Paese».

Hillary Clinton, la candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti, da parte sua ha detto ieri che con lei alla Casa Bianca Teheran non avrà mai la presunta bomba atomica.,

Festeggiano anche le raffinerie europee, determinate a riprendere al più presto  gli acquisti di petrolio iraniano, dopo che l’accordo ha già fatto bbassa«re i prezzi del greggio. Prima che nel 2012 scattassero le sanzioni contro l’industria petrolifera iraniana, l’Iran era tra i maggiori formnitori delle compagnie europee e in particolare di quelle italiane. Le sanzioni hanno dimezzato le esportazioni di petrolio iraniano, facendole scendere a un milione di barili al giorno.

A guardare al greggio (e al gas) a buon mercato iraniano sono soprattutto i Paesi eyuropei più in crisi, a partire dalla Grecia. Un portavoce di Hellenic Petroleum  ha detto: «L’Iran è un nostr partner prezioso di lunga data (…). Aspettiamo con im pazienza il suo ritorno sul mercato». Oggi l’agenzia ufficiale russa Ria Novosti, sempre ben informata di questioni petrolifere ed iraniane, scrive che «I gruppi europei, tra i quali le italiane Eni  e Saras, negoziano da un anno con la National Iranian Oil Company in previsione della fine delle sanzioni internazionali».

I leader iraniani avevano già promesso di aumentare per quanto possibile le forniture petrolifere all’Ue e di voler riguadagnare le quote di mercato che erano anche superiori al 40%. Secondo alcuni analisti sentiti dalla Reuters, l’Iran, entro un anno dall’abolizione delle sanzioni, sarebbe in grado di aumentare del 60% le sue esportazioni petrolifere e l’analista finanziario Ehsan Ul-Haq dell’agenzia belga KBC è convinto che in due o tre mesi l’Iran potrebbe già aumentare le sue esportazioni di 300.000 – 400.000 barili al giorno, «Questo vuol dire del petrolio meno caro per le raffinerie mediterranee, il che è importante soprattutto per i piccoli Paesi che si confrontano con dei problemi economici, tra i quali, per esempio, la Grecia».

Il noto politologo statunitense Ian Bremmer definisce l’accordo G5+ 1 Iran sul nucleare un passo in avanti nuovo e significativo ed evidenzia «La nuova posizione dell’Iran nell’ordine geopolitico in rovina».

Secondo Bremmer l’accordo avrà tre effetti principali: «Si riscalderà la competizione tra l’Iran sciita e l’arabia Saudita sunnita, mentre l’equilibrio di potere si inclinerà verso l’Iran». La Repubblica islamica competerà con il Regno saudita anche per quantio riguarda il petrolio e «Con il tempo, questa rivalità potrà solo aumentare, soprattutto per ridurre la presenza degli Usa e dell’Ue nella regione».

Il secondo effetto dell’accordo sarà che l’economia dell’Iran riaprirà ufficialmente le porte al mondo. Bremmer  ricorda che «L’Iran non è solo uno Stato petrolifero del Medio Oriente, ma offre agli investitori un’economia diversificata, con un mercato di capitali stabile. La sua popolazione di 80 milioni di persone, la seconda più grande in Medio Oriente, promette una domanda de consumatori in settori molto vari come i  viaggi e la logistica dei prodottti farmaceutici e dei prodotti di consumo».

Il terzo effetto è quello del quale hanno probabilmente parlato Barack Obama e Vladimir Putin dopo la firmsa dell’accordo e che ha riguardato in particolare la situazione siriana: «L’Iran capeggerà la lotta contro lo Stato Islamico».  Bremmer (e non solo lui) è convito che «Obama non è in grado di inviare militari statunitensi sul terreno», mentre è noto che i pasdaran iraniani stanno già combattendo lo Stato Islamico /Daesh in Siria e in Iraq. Bremmer evidenzia che «Nonostante le sanzioni economiche e l’embargo mondiale sulle armi (ignorato da Russia e Cina, ndr) abbiano limitato il sofisticato potenziale militare dell’Iran, l’espansione dell’influenza iraniana e la sua capacità economica apriranno la strada ad una sua maggiore leadership nella difesa in Medio Oriente».

Sullo sfondo di questi cambiamenti, Bremmer  vede nuove relazioni tra Washington e Teheran e gli Usa potrebbero, più presto di quanto si creda, sostituire l’Ue come principale partner economico dell’Iran, creando problemi con le monarchie assolute del Golfo, visto anche che l’Iran potrebbe importare molto di più dell’Arabia Saudita e degli altri fedeli alleati degli Usa.

Non a caso, iIeri dopo l’annuncio dell’accordo tra Iran e G5+1, Obama ha telefonato al re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud per spiegargli i dettagli dell’intesa. Una nota della Casa Bianca assicura: «Obama ha sottolineato l’impegno immutato nel lavorare con i partner del Golfo Persico per contrastare le attività destabilizzante dell’Iran i nella regione» e ha ribadito che l’accordo con Teheran «Non si basa sulla fiducia ma sulla verifica».

Le agenzie iraniane scrivono perfidamente: «Mentre continuano anche i raid sauditi contro il popolo inerme yemenita i due leader hanno inoltre parlato sulla “urgente” necessità di porre fine ai combattimenti in corso nel Paese arabo».

L’agenzia ufficiale saudita SPA fa buon viso a cattivo gioco e scrive: «Con  la conclusione di questo accordo, l’Iran deve mettere le sue risorse al servizio del suo sviluppo e del miglioramento delle condizioni del popolo iraniano, invece di provocare dei disordini che suscitano determinate reazioni nei Paesi della regione. L’Arabia Saudita, così come i Paesi che hanno firmato l’accordo sul nucleare iraniano, hanno sostenuto il mantenimento delle sanzioni imposte a Teheran per il suo sostegno al terrorismo e la violazione dei trattati ed accordi sulle armi. Dato che l’Iran è un Paese vicino, l’Arabia Saudita spera di costruire con lui delle relazioni migliori in tutti i settori, sulla base del buon vicinato e della non ingerenza negli affari interni»-.

A parte che ai sauditi ci vuole una bella faccia tosta a parlare di sostegno al terrorismo e di violazioni dei trattati sulle armi dopo quello che hanno combinato in Afghanistan, Siria/Iraq, Libia ed altri Paesi…  sembra proprio che l’accordo con l’Iran abbia aperto qualche spiraglio di speranza e che la posizione oltranzista e guerrafondaia di Israele sia abbastanza isolata, anche se Hillary Clinton. il Pentagono e i Repubblicani annunciano punizioni esemplari e armate se Teheran metterà un piede in fallo.