In Mozambico è arrivata Coral Sul Flng di Eni, la prima piattaforma Gnl offshore dell’Africa (VIDEO)

Un Paese poverissimo diventerà un "gigante" del gas? Oxfam: pochi vantaggi per la popolazione mentre nell’area infuriano cambiamento climatico e guerriglia jihadista

[14 Gennaio 2022]

Il 3 gennaio, l’Instituto Nacional de Petróleo (INP) ha comunicato che è arrivata in Mozambico la Coral Sul FLNG, una gigantesca piattaforma galleggiante di ENI per l’estrazione di gas naturale che era salpata a novembre dall’isola di Goeje, in Corea del Sud, dove la sua costruzione era iniziata nel 2018. Si è immediatamente avviato un complesso iter di ormeggi, sopralluoghi, controlli e certificazioni in vista del rilascio delle licenze di esercizio e, conseguentemente, del rispetto del calendario preventivamente approvato. L’INP ricorda che «L’arrivo di questa piattaforma nelle acque territoriali del Mozambico, nell’Area 4 del Bacino di Rovuma, è conforme al programma approvato dal governo del Mozambico, ed è quindi una pietra miliare nell’attuazione di questo progetto, la cui decisione finale di investimento è stata presa a giugno 2017, con l’inizio della produzione previsto entro la metà del 2022».

Il progetto, che prevede un investimento di circa 7 miliardi di dollari da parte di di Eni, Petronas PFLNG SATU, Shell Prelude FLNG ed Eni Coral Sul, produrrà gas naturale liquefatto (GNL) per 3,37 milioni di tonnellate all’anno (MTPA), estraendo gas nel giacimento di Coral Sul. E’ la prima piattaforma africana per lo sfruttamento del gas liquefatto offshore e  opererà in un’area molto pericolosa, nel nord del Mozambico, vicino al  confine con la Tanzania.  I pozzi che alimenteranno la piattaforma offshore sono stati gtrivellati nel novembre 2021 e allora il direttore dello sviluppo, delle operazioni e dell’efficienza energetica di Eni, Stefano Maione, ha assicurato al presidente del Mozambico Filipe Nyusi che l’estrazione inizierà il prossimo giugno.

E’ la terza piattaforma del suo genere al mondo: le altre due sono Petronas PFLNG SATU, a Bintulu nello Stato malese del Sarawak, e Shell Prelude FLNG, nel Browse Basin in Australia al largo delle coste della Malaysia e dell’Australia. Eni la definisce «Un impianto galleggiante, innovativo e sostenibile, per la produzione di gas naturale liquefatto. Conveniente, compatibile con l’ambiente ed efficiente: sono molti i vantaggi dell’accesso al gas naturale liquefatto nei fondali marini da un impianto galleggiante di gas naturale liquefatto. Queste infrastrutture estraggono il gas naturale da un giacimento offshore e poi lo trattano in loco in modo che possa essere facilmente trasportato. A differenza dei giacimenti tradizionali sulla terraferma, questo metodo relativamente nuovo di estrazione del gas naturale comporta una necessità minore di lunghi gasdotti. Inoltre, consente di accedere a giacimenti precedentemente remoti e di velocizzare l’arrivo sul mercato dei prodotti». Quindi il gas non resterà in Mozambico. Come spiega sempre ENI, «Quando sarà in funzione, dovrà fornire 3,4 mtpa di LNG interamente alla British Petroleum (BP). La nave è lunga 432 metri e pesa circa 200.000 tonnellate, con spazio per un modulo abitativo di 8 piani che può ospitare fino a 350 persone. Come gli altri FLNG, la nave FLNG di Eni è stata costruita in Corea del Sud in collaborazione con Samsung Heavy Industries. Questo sarà l’impianto FLNG più profondo al mondo, con pozzi perforati a quasi 2.000 metri di profondità. Nell’unità di liquefazione confluiranno in totale 6 pozzi».

L’area dove opererà la gigantesca nave-piattaforma di ENI è interessata da cambiamenti climatici estremi e la stessa ENI precisa che «Le condizioni climatiche che interessano l’Oceano Indiano, dove si trova Coral Sul, hanno rappresentato una grande sfida nello sviluppo del FLNG. La zona, infatti, è soggetta a cicloni e gli ingegneri progettisti hanno dovuto tenerne conto, costruendo una struttura che potesse resistere a condizioni meteorologiche difficili. Per garantire che il FLNG Coral Sul possa operare in sicurezza anche nelle condizioni meteorologiche più estreme, il team del progetto, con il supporto dei più prestigiosi istituti di ricerca marina e meteorologica, ha effettuato diverse simulazioni in vasche e gallerie del vento. Si prevede che l’impianto sarà in grado di rimanere in mare aperto per 25 anni senza bisogno di dry-docking».

Nonostrante la mega-piattaforma sia destinata a estrarre gas climalterante, il direttore del progetto Coral South di Eni, Juan Carlos Coral, assicura che «La sostenibilità è stata un punto molto importante durante la progettazione e lo sviluppo di Coral Sul, secondo. Per esempio, il recupero del vapore migliora la sostenibilità del processo di liquefazione aumentando la percentuale di conversione del gas naturale gassoso in liquido.Abbiamo piani ambiziosi per ridurre le nostre emissioni di carbonio e questo obiettivo era al centro dello sviluppo del nostro primo impianto FLNG. Si prevede che il gas naturale aumenterà la sua quota nel mix energetico globale. È un combustibile di transizione chiave basato su emissioni relativamente più basse rispetto ad altri combustibili fossili. Queste tendenze globali si riflettono nei nostri piani di neutralità del carbonio per arrivare a zero emissioni nette entro il 2050, facendo leva, tra gli altri fattori, su un aumento al 90% del gas naturale nel mix di produzione con un’espansione del nostro portafoglio LNG».

Ed ENI assicura anche che, nonostante si trovi al largo delle coste del Mozambico, «Il progetto Coral Sul avrà un impatto positivo sulle comunità limitrofe. Ciò fa parte degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) a cui abbiamo aderito nel nostro modello di business». Coral  evidenzia che «Questa iniziativa formerà più di 800 mozambicani circa le operazioni specializzate dell’impianto. Eni sta anche offrendo un supporto sociale, economico e sanitario nello spirito di creare una comunità migliore in modo sostenibile come risultato del suo lavoro».

Secondo ENI, «Ad oggi, più di 600 fornitori mozambicani si sono registrati nel database dell’azienda e circa 240 sono ora idonei a lavorare su progetti Eni. Inoltre, Eni crede che la formazione sia cruciale per sviluppare competenze per la prossima generazione. Nel 2019, Eni e Standard Bank hanno lanciato insieme un programma di sviluppo delle imprese che ha promosso legami e opportunità commerciali per oltre 100 PMI mozambicane. Eni ha anche sostenuto un programma di imprenditorialità femminile, il Lioness of Africa, che ha raggiunto quasi 600 imprenditrici mozambicane. Il coinvolgimento di Eni nella formazione è di lunga data e dal 2012 siamo coinvolti in iniziative di formazione professionale, come il Programma 200, che mira a formare 200 laureati mozambicani di talento qualificati in economia, scienze della salute, scienze biologiche, ingegneria, chimica, informatica e diritto».

Nella sua rosea ricostruzione di quella che e sicuramente un’eccezionale impresa ingegneristica, ENI però non cita le drammatiche condizioni che vive la popolazione del Mozambico settentrionale e il fatto che proprio le gigantesche risorse di gas scoperte al largo siano probabilmente la causa orincipale dello scatenarsi della feroce ribellione/invasione delle milizie islamiste degli Al-Shebab e dell’altrettanto feroce controffensiva dell’esercito mozambicano e del governo del Frelimo, il Partito ex marxista-leninista che governa il Paese fin dall’indipendenza dal Portogallo

Il giacimento di gas nel bacino di Rovuma, stimato in circa 4.500 milioni di m3, è stato scoperto nel 2012 e nel 2017 il governo mozambicano ha firmato un accordo per il suo sfruttamento con Mozambico Rovuma Venture SpA, una joint venture tra ExxonMobil, Eni e China CNPC, la cui partecipazione al progetto è del 70%, mentre la compagnia statale mozambicana ENH, la portoghese GALP e la sudcoreana KOGAS hanno ciascuna una quota del 10%. I 7 miliardi di dollari investiti nel progetto rappresentano ben il  70% del PIL del Mozambico nel 2016  e, secondo  le stime dell’INP, durante la sua vita utile la piattaforma produrrà benefici diretti per 39,1 miliardi di dollari, 19,3 miliardi dei quali andranno al Mozambico, Ma il rapporto “Government revenues from CORAL FLNG”, pubblicato nel 2019 da Oxfam, fa stime molto meno ottimistiche: secondo l’ONG internazionale, «La soglia dei 19 miliardi di dollari può essere raggiunta solo con un prezzo medio del petrolio di 85 dollari durante l’intera vita utile della piattaforma. La nostra analisi suggerisce che la quota di entrate del governo, circa il 49%, è inferiore a quanto ci si aspetterebbe anche per un Paese che ha firmato contratti prima di importanti scoperte petrolifere. […] Fino alla fine di quest’anno. Entro il 2020, il Il governo può aspettarsi ricavi inferiori al 6% del valore globale della produzione di Coral FLNG, o meno di 100 milioni di dollari all’anno». E nell’aprile 2021 Ashoka Mukpo ricordava su Mongabay che «L’estrazione delle ricche risorse della regione ha difficilmente contribuito alla prosperità della popolazione locale che, in diverse occasioni, è stata sfrattata dalle proprie terre ancestrali dopo la scoperta dei giacimenti». Mentre la popolazione del nord del Mozambico dovrà ancora vedersela con cicloni mai visti causati dal riscaldamento globale a sua volta causato dai gas serra della combustione degli idrocarburi e con la guerriglia islamista che punta a mettere le mani sulle risorse di petrolio e gas, a trarre vantaggio dal progetto Coral Sul FLNG saranno sicuramente grandi imprese straniere, come il gruppo sudafricano Standard Bank, che ha concesso prestiti per 4,2 miliardi di dollari per finanziare e Paul Eardley-Taylor, responsible prer il settore Oil & Gasdella banca, spiega che «Il nostro sostegno al finanziamento del progetto Coral FLNG è nato dal nostro impegno a lungo termine in Mozambico e dal costante sostegno al potenziale del Paese come futuro gigante nella produzione ed esportazione di gas naturale offshore. Il progetto andrà a beneficio dell’intera economia sudafricana, un importante partner commerciale del Mozambico. Il Sud Africa ha esplorato un programma gas-energia e, considerando i bassi costi di spedizione coinvolti, Coral FLNG è un potenziale futuro fornitore fisico per tale schema. Il Mozambico diventerà un gigante della produzione ed esportazione di gas naturale offshore».

Ai poveri del Mozambico resterà poco o nulla di questo gas (e probabilmente anche delle entrate statali): tutto il GNL prodotto da Coral Sul FLNG andrà alla BP Poseidon, una controllata di BP e la multinazionale petrolifera ha già annunciato che lo utilizzerà «Per aiutare a rispettare i suoi impegni di fornitura globale»..

La conclusione la lasciamo all’ amministratore delegato fornitura e marketing di BP Paul Reed; «BP è lieta di svolgere un ruolo chiave nel consentire al Mozambico di essere un Paese esportatore di GNL. L’accordo si aggiunge alla diversità del nostro portafoglio di gas naturale oltre la fine del decennio, migliorando ulteriormente la nostra capacità di soddisfare le esigenze dei nostri clienti».

Videogallery

  • Completata l’installazione dei moduli topside di Coral Sul FLNG | Eni Video Channel