In Libia in corso gravi violazioni e crimini contro l’umanità

UNHCR: istituire un meccanismo autonomo per monitorare e riferire su gravi violazioni dei diritti umani. Ma la Libia e i suoi alleati non lo vogliono

[4 Aprile 2023]

L’United Nations Human Rights Council (UNHRC) ha tenuto un dialogo interattivo sul rapporto dell’Independent Fact-Finding Mission on Libya (IFFM) e il presidente della missione Mohamed Auajjar ha evidenziato che «La situazione in Libia è ancora molto grave. Le violazioni sono continuate senza sosta e la situazione delle libertà fondamentali e dei diritti umani si è deteriorata». Per questo la IFFM ha esortato l’UNHRC  a «Istituire un meccanismo di indagine internazionale indipendente». Inoltre, la Missione ha invitato l’Ufficio dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani a «Istituire un meccanismo distinto e autonomo con un mandato permanente per monitorare e riferire su gravi violazioni dei diritti umani in Libia, al fine di assistere le autorità libiche nel raggiungimento di una transizione giustizia e responsabilità».

La Missione ha scoperto prove per «Ritenere che, nel contesto della privazione della libertà, dal 2016 siano stati commessi crimini contro l’umanità contro libici e migranti in tutta la Libia». La Missione si è rammaricata  per il fatto che «Questi crimini abbiano continuato a essere commessi fino ad oggi» de ha anche «Documentato e accertato numerosi casi di detenzione arbitraria, omicidio, tortura, stupro, riduzione in schiavitù, schiavitù sessuale e sparizione forzata, confermando la loro pratica diffusa in Libia».

Le violazioni e gli abusi indagati dalla Missione erano principalmente legati al consolidamento del potere e della ricchezza da parte delle milizie e di altri gruppi affiliati allo Stato attraverso, ad esempio, l’appropriazione indebita di fondi pubblici. La Missione ha espresso «Profonda preoccupazione per leggi e decisioni che potrebbero esacerbare le restrizioni imposte alla società civile e alle libertà pubbliche» e per «La sistematica discriminazione contro le donne in Libia». Oltre al suo rapporto principale, la Missione ha preparato un rapporto allegato che dettaglia ulteriormente le gravi violazioni che continuano a essere commesse in Libia.

La Missione ha sottolineato che «Tutte le nostre precedenti raccomandazioni rimangono pertinenti e devono essere attuate». Nel suo rapporto finale, la Missione ha presentato un’ampia gamma di raccomandazioni alle autorità libiche «Affinché indaghino e perseguano le persone presumibilmente responsabili di violazioni e abusi; intraprendano un effettivo disarmo delle armi illegali, oltre a misure di smobilitazione, reintegrazione e riabilitazione per istituire forze armate e di sicurezza integrate in linea con gli standard e le prassi internazionali; cessino tutti i processi militari contro i civili e fermino l’esecuzione delle sentenze emesse dai tribunali militari contro i civili; organizzino l’ingresso e il soggiorno dei migranti irregolari in Libia conformemente agli standard internazionali sui diritti umani e rilascino immediatamente i migranti detenuti arbitrariamente; smantellino le prigioni segrete e rilascino immediatamente tutte le persone detenute arbitrariamente; cooperino pienamente con il sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite e con la Corte penale internazionale.

La Libia ricca di petrolio e gas è precipitata nel caos e nella guerra civile  da dopo la cacciata dal potere e l’esecuzione di Muammar Gheddafi – favorite dall’intervento NATO -ed è contesa da due governi: il Government of National Accord (GNA) con sede a Tripoli e le forze della Libyan National Army (LNA) fedeli al generale Khalifa Haftar che controllano l’est e il sud del Paese. Il rappresentante del governo libico di Tripoli riconosciuto dall’Onu, ha ribattuto che «Lo scopo dell’Independent Fact-Finding Mission missione di accertamento dei fatti era assistere le autorità libiche a promuovere i diritti umani, combattere l’impunità e attivare il processo di giustizia di transizione» e ha respinto le raccomandazioni per l’istituzione di una commissione internazionale d’inchiesta e di un meccanismo permanente di follow-up per la situazione dei diritti umani in Libia, perché «Rappresentava una deroga al mandato stabilito per questa missione. I suoi risultati sono stati sorprendenti, considerando le azioni intraprese dalle autorità per perseguire gli autori delle violazioni e rendere giustizia alle vittime».

Secondo lo GNA (il governo con il quale l’Italia e Eni hanno recentemente firmato un grosso accordo gasiero e petrolifero), «Le violazioni documentate nel rapporto della commissione d’inchiesta riflettono le circostanze eccezionali all’interno del Paese. Il governo ha recentemente istituito un meccanismo nazionale per la preparazione dei rapporti nazionali sui diritti umani e il follow-up e l’attuazione delle raccomandazioni; ha emesso un provvedimento che riconosce ai figli di cittadine libiche coniugate con stranieri tutti i diritti previsti per i cittadini; migliorato la qualità della sanità, dell’istruzione e dei servizi sociali, compreso l’aumento del livello dei salari per i dipendenti del settore pubblico; e il Presidente del Consiglio dei Ministri ha emanato un decreto che consente a tutte le organizzazioni nazionali e internazionali di operare liberamente fino al completamento delle procedure di registrazione e pratica».

Inoltre il governo di Tripoli ricorda che «La Libia ha ospitato quasi un milione di immigrati clandestini e sono stati necessari sforzi transnazionali per affrontare questo problema». Ma, sfidando l’evidenza e i fatti afferma che «Le autorità incaricate dell’applicazione della legge erano riuscite a smantellare dozzine di reti di tratta di esseri umani e traffico di migranti e avevano deferito molte delle persone coinvolte alla magistratura», accusata però di coprire e tollerare le violazioni dei diritti umani. La Libia sottolinea però di aver presentato «Un nuovo progetto di risoluzione sulla fornitura di supporto tecnico e sviluppo di capacità alle autorità nazionali per rafforzare la loro capacità di adempiere ai loro obblighi internazionali nel campo dei diritti umani e ha chiesto l’adozione di tale risoluzione».

Spiegazioni e giustificazioni che non hanno convinto per niente l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha detto che «Le autorità libiche, i gruppi armati, i contrabbandieri e i trafficanti di esseri umani non dovrebbero presumere che gli occhi della comunità internazionale abbiano ormai lasciato la Libia. E’ fondamentale raddoppiare gli sforzi per garantire la punizione dei responsabili delle violazioni passate e continuare a monitorare la realtà sul campo per prevenire future violazioni».

Demolendo la ricostruzione del governo di Tripoli Türk ha sottolineato che «Il mio ufficio rafforzerà il suo lavoro in Libia, dove la situazione dei diritti umani continua a deteriorarsi a causa della violenza diffusa da parte di attori armati, di una situazione di stallo politico in corso e di sempre maggiori limiti allo spazio civico».

E proprio alla luce del deterioramento della situazione dei diritti umani in Libia, alcuni degli intervenuti al dialogo interattivo sul rapporto IFFM hanno esortato l’UNHRC a proseguire il suo impegno perché la Libia metta davvero fine all’impunità, il che gioverebbe anche alla riconciliazione nazionale. La Libia è stata sollecitata ad attuare le raccomandazioni della missione d’inchiesta e dal dibattito è emersa una «Seria preoccupazione per le denunce di torture, violenze sessuali e di genere, riduzione in schiavitù inclusa la schiavitù sessuale, sparizioni forzate, detenzione arbitraria e altre violazioni e abusi dei diritti umani nei confronti di libici, migranti, rifugiati e richiedenti asilo, alcuni dei quali potrebbero costituire reati contro l’umanità. La responsabilità per le violazioni e gli abusi commessi è stata fondamentale. La Libia dovrebbe ritenere colpevoli tutti i responsabili». Nonostante le giustificazioni e le rassicurazioni di tripoli l’UNHCR ha espresso «Profonda preoccupazione per la continua repressione della società civile» e molti intervenuti  hanno invitato la Libia a «Rispettare la società civile e i difensori dei diritti umani in modo che possano partecipare alla costruzione del Paese, senza timore di violenze. Una vivace e fiorente società civile è la pietra angolare di una nazione fiorente, in cui i diritti umani sono rispettati, protetti e rispettati». Ma in Libia lo spazio civico continua a ridursi e alcuni delegati hanno denunciato «Arresti e atti di intimidazione che violano la libertà di attori della società civile, in particolare attivisti libici e organizzazioni non governative».

Nonostante il governo GNA lo neghi «Le diffuse violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario erano ancora prevalenti in Libia, tra cui violenze sessuali e di genere, esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie e torture – sottoline l’UNHCR – Le condizioni in cui cittadini, migranti e rifugiati libici sono stati detenuti in Libia sono rimaste profondamente allarmanti. I risultati del rapporto destano serie preoccupazioni. La gestione della migrazione ha sempre avuto bisogno di aderire a standard e principi sui diritti umani riconosciuti a livello internazionale. Ora è essenziale vedere come le raccomandazioni della Missione verranno tradotte in azione. Le autorità libiche dovrebbero cooperare pienamente con il sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite e la Corte penale internazionale e facilitare il loro accesso senza ostacoli e sicuro a tutte le parti della Libia, compresi i luoghi di detenzione».

Dal dibattito è emerso chiaramente che le donne in Libia sono state sistematicamente discriminate: «Nonostante i continui sforzi, non esiste ancora una legislazione completa sulla lotta alla violenza contro le donne né una strategia nazionale per le donne. Gli impegni per una maggiore partecipazione delle donne sono stati revocati e le donne e i giovani rimangono sottorappresentati negli ultimi processi relativi alle elezioni, alla riconciliazione nazionale e alla ripresa economica».

Eppure, alcuni Paesi si sono opposti all’istituzione di un meccanismo ad hoc senza il consenso del paese interessato. Per questi Paesi che appoggiano le fazioni libiche economicamente e militarmente (o hanno situazioni interne simili a quella libica), la Libia dovrebbe istituire un meccanismo nazionale per i diritti umani per redigere piani nazionali e monitorare l’attuazione delle raccomandazioni formulate dagli organi del trattato e durante la revisione periodica universale. Gli stessi Paesi hanno evidenziato gli sforzi della magistratura libica per perseguire chi viola i diritti umani e dare giustizia alle vittime e dicono che la giustizia di transizione è il modo migliore per garantire la pace e la stabilità, mentre  è importante fornire assistenza tecnica e rafforzamento delle capacità alle istituzioni nazionali libiche e l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani dovrebbe continuare a fornirla per consentire alla Libia di ricostruire in linea con le sue priorità nazionali. Le parti interessate libiche devono riprendere il dialogo e lavorare per una soluzione allo stallo politico, e la comunità internazionale deve sostenere un processo politico guidato dalla Libia, rafforzando al contempo la cooperazione in materia di antiterrorismo per impedire che tali forze crescano all’interno del Paese.

Tracy Robinson dell’Independent Fact-Finding Mission on Libya, ha comunque fatto notare che tutti i commenti «Hanno riconosciuto la gravità dei risultati della missione d’inchiesta sulle gravi violazioni del diritto umanitario e sui crimini contro l’umanità contro i migranti e le persone private della libertà. Ci sono stati sviluppi promettenti che sono stati rilevati nella relazione e sono state formulate raccomandazioni costruttive su come procedere. Purtroppo, le raccomandazioni sono state poco seguite. Era importante affrontare le preoccupazioni critiche sullo spazio civico ridotto, comprese le leggi e i decreti statali che avevano causato il restringimento. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata alle conclusioni del relatore speciale sulla violenza contro le donne e le ragazze, che ha recentemente visitato la Libia. La missione conoscitiva non era stata in grado di effettuare una visita improvvisata nel gennaio 2023». Rispondendo al governo di Tripoli, un altro membro della IFFM, Chaloka Beyani, ha affermato che «La Missione ha rispettato il suo mandato delineato per indagare sulle violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario e per documentare e conservare le prove. La repressione era il segno distintivo dell’impunità. Andando avanti, la Libia ha bisogno di un nuovo quadro costituzionale come garanzia di pace. Era stato raccomandato un piano d’azione nazionale per i diritti umani e sono stati compiuti alcuni passi verso le riparazioni, il che è stato positivo. Il meccanismo di monitoraggio dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani è stato riconosciuto. In tutte le occasioni in cui la Missione aveva riferito al Consiglio, nessuna delle raccomandazioni è stata finora attuata.

Auajjar ha concluso: «La Missione sostiene con forza gli attivisti per i diritti umani che mirano a promuovere e proteggere i diritti umani in Libia. Le autorità libiche stanno compiendo sforzi e le vittime e le loro famiglie si aspettano risarcimenti. Speriamo che la Libia trovi finalmente la pace. La Missione ha auspicato che il Consiglio per i diritti umani e la comunità internazionale prestino attenzione agli eventi in Libia e che venga fornito sostegno alle autorità libiche affinché possano contribuire a porre fine all’impunità».