Ecco, dal G7 di Berlino segnali confusi sull’energia

«La fattibilità tecnica e commerciale della proposta di Draghi su una rete gas-idrogeno non è dimostrata e nella maggior parte dei casi rappresenta un inutile spreco di risorse»

[28 Giugno 2022]

Il G7 in Germania, durante il quale i leader hanno discusso l’adozione di meccanismi per limitare il prezzo del petrolio, rimandando il price cap sul gas, si è chiuso con la Dichiarazione finale di Elmau e Matteo Leonardi, direttore esecutivo politiche domestiche del think tank ECCO, commenta: «L’idea del price cap non si è ancora affermata. Manca ancora una proposta concreta e il consenso tra i paesi europei. Non tutti sono convinti che l’Europa abbia la capacità negoziale per imporre un cap. Rimangono forti punti di domanda sulla fattibilità tecnica, le implicazioni legali e la possibilità che il cap riduca l’offerta con ulteriore effetto sui prezzi. Il prezzo del gas è esploso da settembre. Dopo 10 mesi e nel contesto bellico di oggi forse bisogna invertire le priorità. Si riduca la domanda di gas con misure strutturali su rinnovabili ed efficienza energetica, accompagnate da determinate campagne di risparmio, per stoccaggi pieni e massimizzare i flussi dalle infrastrutture gas esistenti, in linea con gli obiettivi dei pacchetti RepowerEU e Fit for 55.Queste misure abbassano i costi e questa determinazione è la base della forza negoziale dell’Europa nei mercati dell’energia e nelle trattative globali sul clima».

Per ECCO, più in generale, il G7 manda segnali confusi sull’energia: «Un passo positivo è la conferma della piena decarbonizzazione del settore elettrico entro il 2035 e l’impegno per un settore stradale altamente decarbonizzato entro il 2030. Rilanciata anche l’accelerazione sull’uscita dal carbone nonostante si sia ancora rinunciato al 2030, come data identificata come compatibile con gli impegni climatici, per il Giappone e gli Stati Uniti (l’Italia prevede già di uscire al 2025). Ma è sui nuovi investimenti nel gas che si rischia di compromettere gli obiettivi climatici e di sviluppo in linea con l’obiettivo di limitare il surriscaldamento globale della temperatura entro 1,5 gradi».

Luca Bergamaschi, direttore esecutivo politiche internazionali di ECCO, fa notare che «Sulla carta è mantenuta l’integrità dell’impegno della COP26 di porre fine al sostegno ai combustibili fossili internazionali entro la fine del 2022, con limitate eccezioni, ma la prova definitiva sta nelle scelte di investimento reali che i Paesi del G7 faranno nelle prossime settimane e mesi. La natura temporanea e le condizioni climatiche legate ai nuovi progetti di gas, insieme alla concorrenza delle alternative pulite, significano che sarà difficile mobilitare investimenti per nuovo gas. A meno che non vengano sovvenzionati artificialmente. In un momento in cui gli impatti del clima diventano tangibili, dalla siccità estrema in nord d’Italia alle temperature record di giugno di oltre 40 gradi, e con tutte le alternative a disposizione, puntare su nuovo gas aggraverebbe solo la crisi climatica e sprecherebbe preziose risorse pubbliche per le alternative immediatamente disponibili».

In una dichiarazione alla stampa dopo il G7, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che «E’ abbastanza chiaro che, nella situazione attuale, avremo bisogni a breve termine che richiederanno ingenti investimenti nelle infrastrutture del gas nei Paesi in via di sviluppo e altrove, ma dobbiamo assicurarci che possano essere [convertiti] per trasportare idrogeno, quindi questo è un modo per conciliare le esigenze a breve termine con le esigenze climatiche a lungo termine. Inoltre, molti Paesi in via di sviluppo e un continente, l’Africa, sono particolarmente adatti per investimenti nelle energie rinnovabili. E’ lì che mi aspetto che tutti i nostri Paesi finanzino e progettino, identifichino e progettino molti progetti di investimento in quest’area».

Ma come dimostrato dalla nuova analisi di ECCO sul gas, «La fattibilità tecnica e commerciale di una rete polivalente gas-idrogeno non è ancora dimostrata e nella maggior parte dei casi rappresenta un inutile spreco di risorse. Il fatto che l’idrogeno verde serva non significa che sia sensato creare un’infrastruttura per trasportarlo e stoccarlo simile per dimensioni e caratteristiche a quella attuale del gas».

Per ECCO, «I passi in avanti più significativi si registrano sulle nuove partnership globali che potrebbero dare inizio a una nuova era di collaborazione globale. La “Partnership globale per le infrastrutture e gli investimenti” punterà a mobilitare 600 miliardi di dollari al 2027 per i paesi in via di sviluppo. Le “Piattaforme per la transizione energetica giusta” con Indonesia, India, Senegal e Vietnam pongono le basi per una transizione dal carbone alle rinnovabili, senza passare dal gas. Presentato infine il “Climate Club”, un forum intergovernativo aperto e collaborativo per la promozione di politiche climatiche ambiziose, comparabili e trasparenti, soprattutto nei settori industriali. Entro fine anno i Ministri competenti dovranno definirne i termini di ingaggio, inclusi criteri minimi di partecipazione».