Il premier Kishida Fumio delinea a Davos un capitalismo liberal democratico e green che equilibri crescita e redditi

Il Giappone vuole realizzare una nuova forma di capitalismo

Ma intanto Tokyo rilancia la guerra fredda con Mosca sulle Isole Curili

[19 Gennaio 2022]

Intervenendo all’evento virtuale Davos Agenda 2022 del World Economic Forum, il primo ministro giapponese, il liberaldemocratico Kishida Fumio, ha chiesto «Una nuova forma di capitalismo democratico liberale, equilibrando crescita economica e distribuzione dei redditi».

Nel suo discorso rivolto a leader di governi, imprese e della società civile, Kishida ha sottolineato che «Un obiettivo chiave della mia amministrazione sarà la rivitalizzazione del Giappone attraverso una nuova forma di capitalismo. Il capitalismo di stato senza restrizioni senza adeguati controlli ed equilibri produce problemi come l’allargamento dei divari di reddito, le disparità tra zone rurali e urbane e le tensioni sociali, ha aggiunto».

Secondo il premier giapponese, «E’ giunto il momento di trasformazioni economiche e sociali storiche. Il Giappone aprirà la strada a una nuova forma di partnership pubblico-privato, con i leader del governo, dell’industria e del lavoro che lavoreranno tutti insieme per sviluppare politiche di cambiamento di paradigma. C’è stata un’eccessiva dipendenza dalla concorrenza e dall’autoregolamentazione per limitare gli eccessi delle forze di mercato. Questo deve cambiare».

Le riforme che proporrà il governo di centro-destra del Giappone, una coalizione tra Partito Liberal Democratico e New Komeito buddista, «Si baseranno sulla forza emergente mostrata dall’economia giapponese – ha detto Kishida – Tuttavia, le politiche attuali non sono sufficienti per garantire che la crescita sia sostenibile e inclusiva».

Il primo ministro ha chiesto al Giappone di «Guidare il mondo nella trasformazione verde»  e ha evidenziato che «Gli investimenti nella green technology saranno più che raddoppiati e diventeranno un motore di crescita» e ha anche annunciato che «Un sistema di tariffazione del carbonio sarà introdotto il prima possibile e il Giappone continuerà a supportare il mercato asiatico dello scambio di quote di emissioni», assicurando che «Il Giappone resta impegnato nell’Accordo di Parigi e raggiungerà la carbon neutrality io entro il 2050»,

Poi ha spiegato come dovrebbe funzionare questo nuovo capitalismo verde alla giapponese: «La leadership del settore privato e pubblico lavorerà a stretto contatto sul lato della domanda e dell’offerta per sostenere la trasformazione. Uno degli obiettivi della strategia per l’energia pulita del Giappone è la riforma del settore energetico, che rappresenta oltre l’80% delle emissioni di gas serra. Reti intelligenti, reti elettriche e di distribuzione potenziate, nonché fonti di energia low-carbon come l’energia solare ed eolica fanno tutte parte della soluzione».

Un altro pilastro importante per la trasformazione del Giappone è la digitalizzazione: «Mentre il Giappone è tradizionalmente in ritardo nell’adozione del digitale, il Covid-19 ha dato al Giappone la possibilità di fare un balzo in avanti nei suoi sforzi di digitalizzazione – ha affermato Kishida . Per sostenere questo, il governo investirà massicciamente nelle reti di prossima generazione, fibra ottica e infrastrutture relative al 5G, estendendole al 90% della popolazione in due anni».

Kishida ha anche delineato piani per incoraggiare gli investimenti delle imprese nel capitale umano e ha sottolineato che «L’investimento nelle persone è spesso considerato un costo, ma è una fonte di valore aziendale a medio e lungo termine».

Concludendo il premier giapponese ha detto che «Il Giappone continua ad adottare un approccio cauto nei confronti del Covid-19, con i suoi confini chiusi fino alla fine di febbraio. Verranno apportate modifiche alle politiche di confine man mano che arriveranno più dati. Il governo ha una visione realistica e una politica di tolleranza zero nei confronti del Covid-19 non è né possibile né appropriata».

Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, ha ringraziato il Giappone «Per aver preso parte attiva agli sforzi globali collaborativi per combattere le sfide condivise. Le capacità della Quarta Rivoluzione Industriale aprono nuove possibilità e opportunità. Il futuro sarà molto più verde, più digitale e incentrato sull’uomo».

Ma mentre il Giappone guarda a questo capitalismo verde del futuro, dal volto allo stesso tempo tecnocratico e umano, in politica estera (e Kishida prima di diventare premier era ministro degli esteri) sembra guardare a un  riarmo proibito dalla sua costituzione pacifista e a riaprire le vecchie rivendicaziuoni territoriali, a cominciare dalla disputa con la Russia sulle Isole Curili.

Durante una conferenza stampa, l’attuale ministro degli esteri giapponese Yoshimasa Hayashi, ha risposto al suo omologo russo Sergey Lavrov che aveva accusato Tokyo di riconoscere i risultati della Seconda Guerra Mondiale, quando l’Unione Sovietica sconfisse l’Impero del Giappone e prese il controllo delle Isole Curili. «La nostra sovranità si estende alle quattro Isole del Nord –  ha detto Hayashi – Intendiamo continuare i negoziati persistenti sulla base della nostra posizione di base, che è il desiderio di firmare un trattato di pace dopo che la questione territoriale sarà risolta».

Le Isole del Nord è il nome che il Giappone dà alle quattro isole della catena delle Curili – Iturup, Kunashir, Shikotan e Habomai – che facevano parte del Giappone prima della seconda guerra mondiale e che i russi chiamano Curili meridionali.

Dopo la fine del conflitto, l’Unione Sovietica e il Giappone non hanno firmato un trattato di pace proprio per la disputa sulla sovranità delle Curili che da allora sono state territorio prima dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche  e attualmente della Fedreazione Russa.

Il Trattato di San Francisco firmato nel 1951 tra gli Alleati (Usa, Urss, Impero Britannico e Francia) e il Giappone afferma ufficialmente che Tokyo deve rinunciare a tutte le pretese sui Curili. Ma il Giappone ha rifiutato di riconoscere la sovranità sovietica – e poi russa – sulle isole.

Urss/Russia e Giappone hanno tentato di trovare una soluzione per le isole per oltre mezzo secolo, ma la Russia ha ripetutamente sottolineato che la sua sovranità su questi territori rivendicati dal Giappone non è in discussione.

Nel 2021, appena nominato nuovo primo ministro giapponese, Fumio Kishida aveva ribadito che «Non ci sarà alcun trattato di pace con la Russia senza risolvere la questione territoriale. Mi impegnerò a sviluppare l’intero complesso delle relazioni nippo-russe, inclusa la firma di un trattato di pace». Ma Mosca  negli ultimi anni ha ulteriormente fortificato le isole contese e, alla fine del 2021, ha dispiegato il sistema missilistico Bastion sull’isola di Matua, che un tempo una grande base giapponese e dove ora Mosca tiene sotto controllo il Mare di Okhotsk, che si trova tra la catena di isole e la Russia continentale.