Il gas italiano che non c’è e il biometano italiano ignorato

Qualcosa non torna, al di là delle promesse elettorali

[5 Settembre 2022]

Guardando le proposte in campagna elettorale, soprattutto la Destra ed il Terzo Polo , indicano nello sfruttamento dei giacimenti di metano sul nostro territorio, una soluzione parziale ma significativa al nostro problema energetico , mentre il biometano , fonte rinnovabile e quindi non esauribile , si prende poco o talvolta nessun spazio.

Io mi limito a riportare qualche dato.

L’Italia ed i giacimenti di metano Secondo un documento dell’ufficio studi di Cdp ( Cassa Depositi e Prestiti ) , dedicato alla sicurezza energetica dell’Italia, “guardare alle risorse interne per garantire una maggiore autonomia e resilienza del sistema appare una strada difficilmente percorribile” (…) “Il nostro Paese, a fronte di riserve accertate comprese tra i 70 e i 90 miliardi di metri cubi, produce attualmente poco più di 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno (4% dei consumi), con una diminuzione di circa 6 volte rispetto ai livelli di fine anni ’90 e l’inizio del nuovo secolo”, si legge nel documento.

L’Italia consuma tra 73 e 76 miliardi di metri cubi all’anno, stando ai dati MiSE del 2018-2021, buona parte in inverno. Quindi le riserve accertate possono coprire il fabbisogno di un anno. Alcune stime indicano che comunque, nel caso più ottimistico, le riserve eventualmente da ricercare e valutare in Italia, possono arrivare a 350 miliardi di metri cubi. Il fabbisogno di 4/5 anni.

Veniamo al biometano Stando ai dati forniti dal Consorzio Italiano Biogas (CIB), In Italia sono operativi circa 1.500 impianti di biogas (di cui 1.200 in ambito agricolo). Potenzialmente il nostro Paese potrebbe produrre al 2030 fino a 8,5 miliardi di metri cubi di biometano, pari a circa il 12-13% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale. Si tratta di fonti rinnovabili , quindi una produzione costante e non esauribile come i giacimenti.

La proiezione al 2050 porta alla possibilità di quintuplicare il dato 2030. Oggi, il prezzo del biometano può essere inferiore del 30% rispetto all’attuale prezzo del gas naturale.

Secondo l’Associazione Europea Biogas (EBA), il biometano può essere prodotto a partire da 55 €/MWh, mentre il gas naturale costa circa 80 €/MWh, senza considerare l’impatto della CO2 che ammonterebbe a €18/MWh aggiuntivi, visto che il prezzo del carbonio ha raggiunto i 90 euro per tonnellata emessa.

Altro punto: i dati del ministero della Transizione ecologica indicano che nel 2020 i sussidi per l’energia ” non pulita” sono stimati in 21,6 miliardi e fra questi, i sussidi alle fonti fossili sono ammontati a 13 miliardi In compenso da due anni siamo in attesa da parte dello stesso ministero , retto da Cingolani , del nuovo Decreto biometano e per ora si è visto solo un Decreto “ponte” datato inizio Agosto , che salva dal limbo dell’incertezza , rinnovando di fatto le condizioni del vecchio Decreto, gli impianti di biometano autorizzati fra il 2021 e l’inizio 2022.

Qualcosa non torna, al di là delle promesse elettorali. Il peso delle lobby e la loro azione speculativa la stiamo vivendo sulla nostra pelle, con le bollette “salate” di questi mesi e di certo un peso lo hanno rispetto anche a certe proposte elettorali. Comunque queste sono talvolta di una tale raffinata comicità che suggerisco a certi politici di promuovere anche la proposta di una dieta a base di fagioli per aumentare l’autoproduzione personale di metano.

 

di Patrizio Dolcini

Consiglio direttivo Legambiente Lombardia