Per il recupero dell’economia e per un mondo migliore dopo il Covid-19

Il Fondo monetario internazionale chiede la fine dei sussidi ai combustibili fossili (VIDEO)

Si tratta di sussidi annuali globali pari a 5,2 trilioni di dollari. Li elargisce anche l'Italia: per Legambiente la stima è 18,8 miliardi di euro l'anno

[4 Giugno 2020]

Durante un meeting virtuale del World Economic Forum (Wef), l’amministratore delegato del Fondo monetario internazionale (FMI), Kristalina Georgieva, ha annunciato la svolta: «Ora è il momento di porre fine ai sussidi per i combustibili fossili e creare un’economia più verde e più equa per il futuro».

La Georgieva lo ha dichiarato in occasione del lancio del “Great Reset”, l’iniziativa globale del Wef per costruire un mondo migliore dopo la pandemia di Covid-19, mettendo così tutto il peso dell’FMI sull’accelerazione del passaggio dai combustibili fossili alla green economy.

La Georgieva ha sottolineato che «ora dobbiamo fare un passo avanti, usare tutta la forza che abbiamo, che nel caso del FMI ammonta a 1 trilione di dollari per garantire che la storia parli di una grande ripresa e non di un  grande rovesciamento. Questo significa mettere in atto i giusti investimenti e incentivi e rompere con quelli insostenibili. Sono particolarmente desiderosa di sfruttare i bassi prezzi del petrolio per eliminare i sussidi dannosi».

Il documentoGlobal Fossil Fuel Subsidies Remain Large: An Update Based on Country-Level Estimates” pubblicato dall’FMI nel 2019 ha stimato sussidi annuali globali per combustibili fossili in 5,2 trilioni di dollari nel 2017, ovvero il 6,5% dell’economia globale, illustrando l’entità della sfida. Secondo il sesto dossier “Stop sussidi alle fonti fossili – Stato dei sussidi e dei finanziamenti diretti e indiretti, al settore Oil&Gas” presentato a fine marzo 2019 da Legambiente, sono invece «circa 18,8 i miliardi di euro che sono arrivati in un anno in Italia al settore delle fonti fossili, tra sussidi diretti e indiretti al consumo o alla produzione di idrocarburi».

Ma i leader che hanno partecipato al meeting Wef hanno convenuto che «questo momento di crisi è anche un momento di opportunità per tracciare un percorso diverso». La Georgieva  ha tracciato un parallelo con il modo in cui la Seconda Guerra Mondiale ha portato alla fondazione del Servizio sanitario nazionale nel Regno Unito: «Il miglior memoriale che possiamo costruire per coloro che hanno perso la vita nella pandemia è un mondo più verde, più intelligente e più giusto».

Persino l’amministratore delegato di Bp, Bernard Looney, ha affermato di appoggiato la fine dei sussidi per i combustibili fossili e di «sostenere le politiche di investimento ecologico che le istituzioni, compresa l’Ue, stanno iniziando a mettere in atto. Il portafoglio di energia alternativa di BP comprende energia eolica, solare e biocarburanti. Sappiamo tutti che esiste un bilancio del  carbonio. E’ limitato, si sta esaurendo».

Looney ha raccontato di aver parlato con un operaio di una raffineria che lo ha ringraziato per aver avviato la transizione verso le energie rinnovabili, sulla base del fatto che: «Data la scelta, la sceglierei ogni volta per i miei nipoti».

Al Wef sottolineano che «a meno che le cose non cambino, le prospettive per questa generazione sono desolanti. Senza azione, entro la fine del secolo è previsto un riscaldamento catastrofico di oltre 4 gradi, con le attuali politiche che ci mettono in rotta verso i circa 3 gradi di riscaldamento, abbastanza per far finire sott’acqua le principali città, portare a estinzioni di massa e rendere inabitabili ampie parti del mondo».

Usa e Cina sono i maggiori inquinatori del mondo e in Cina, dopo la pausa del blocco per il Covid-19 che ha portato a un calo delle emissioni di CO2 e dello smog, l’inquinamento atmosferico è già tornato ai livelli precedenti. Per questo anche Ma Jun, presidente del China Green Finance Committee, ha sostenuto una grande revisione dell’attuale modello produttivo: «Deve essere più ecologico di qualsiasi altra ripresa precedente» e ha sollecitato che la ripresa post-Covid-19 comprenda «Relazioni e normative più rigorose per le aziende, incentivi al consumo come incentivi per beni ad alta efficienza energetica, sviluppo di infrastrutture verdi e utilizzo di green bond per incanalare gli investimenti».

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