Il metano che è possibile catturare con tecnologie esistenti è più delle importazioni annuali di gas dell'Ue dalla Russia prima dell'invasione dell'Ucraina

Iea: basterebbe meno del 3% dei super guadagni delle Big Oil per ridurre drasticamente le emissioni di metano

Birol: «I tagli al metano sono tra le opzioni più economiche per limitare il riscaldamento globale a breve termine. Non ci sono scuse»

[24 Febbraio 2023]

Secondo  l’ultimo aggiornamento del rapporto “Global Methane Tracker” dell’International energy agency (Iea), «Una combinazione di alti prezzi dell’energia, sicurezza dell’approvvigionamento e incertezza economica non sono stati sufficienti a ridurre le emissioni di metano lo scorso anno».

Il rapporto Iea  evidenzia che «L’industria energetica globale è stata responsabile di 135 milioni di tonnellate di metano rilasciate nell’atmosfera nel 2022, solo leggermente al di sotto dei livelli record registrati nel 2019. Oggi, il settore energetico rappresenta circa il 40% delle emissioni totali di metano attribuibili alle attività umane, secondo solo all’agricoltura.

Il metano (CH4) è responsabile di circa il 30% dell’aumento delle temperature globali dall’inizio della rivoluzione industriale. Il CH4 si dissipa più velocemente della CO2, ma in un periodo di 20 anni è 80 volte più potente dell’anidride carbonica in termini di riscaldamento globale.  L’Iea ricorda che «La riduzione delle emissioni di metano è uno dei modi più efficaci per limitare il riscaldamento globale e migliorare la qualità dell’aria a breve termine». I satelliti forniscono un quadro sempre più chiaro delle emissioni di metano e aumentano notevolmente la conoscenza mondiale delle fonti di emissione. Il Global Methane Tracker dell’Iea presenta gli ultimi dati satellitari insieme a quelli di altre campagne di misurazione su base scientifica e rivela che «Solo nel 2022, più di 500 eventi di superemissione sono stati rilevati dai satelliti di operazioni petrolifere e del gas e altri 100 sono stati osservati nelle miniere di carbone».

L’Iea sottolinea che «Le emissioni di metano da petrolio e gas potrebbero essere ridotte del 75% con le tecnologie esistenti», evidenziando così «Una mancanza di azione da parte dell’industria su un problema che spesso è molto economico da affrontare». In effetti, il rapporto rivela qualcosa che a prima vista può essere sconcertante: «Per realizzare gli investimenti di 100 miliardi di dollari in tecnologie necessari per ottenere questa riduzione, sarebbe necessario meno del 3% del reddito maturato dalle compagnie petrolifere e del gas in tutto il mondo lo scorso anno».

Il direttore esecutivo dell’Iea,  Fatih Birol, spiega che «Il nostro nuovo Global Methane Tracker mostra che sono stati compiuti alcuni progressi, ma che le emissioni sono ancora troppo elevate e non diminuiscono abbastanza velocemente, soprattutto perché i tagli al metano sono tra le opzioni più economiche per limitare il riscaldamento globale a breve termine. Non ci sono scuse. L’esplosione del gasdotto Nord Stream lo scorso anno ha rilasciato un’enorme quantità di metano nell’atmosfera. Ma le normali operazioni petrolifere e  del gas in tutto il mondo rilasciano ogni giorno la stessa quantità di metano dell’esplosione del Nord Stream».

Lo stop al flaring e dello sfiato non di emergenza del metano è la misura più incisiva che i Paesi possono adottare per contenere le emissioni. Il rapporto denuncia che «Circa 260 miliardi di metri cubi (bcm) di metano vengono attualmente dispersi nell’atmosfera ogni anno a causa delle attività di petrolio e gas. Tre quarti di questo potrebbero essere conservati e immessi sul mercato utilizzando politiche e tecnologie collaudate. Il metano catturato ammonterebbe a più delle importazioni annuali totali di gas dalla Russia dell’Unione Europea prima dell’invasione dell’Ucraina.

Il nuovo Global Methane Tracker 2023 include anche le emissioni di metano provenienti dalle miniere di carbone e – oltre a sottolineare che bisogna ridurre il consumo di carbone – evidenzia i modi più efficaci per limitarle: «L’adozione di misure di mitigazione dovrebbe essere una priorità, soprattutto alla luce del rischio che la domanda di carbone rimanga elevata nei prossimi anni». L’Iea ha sviluppato una new regulatory roadmap and toolkit  per guidare le azioni dei policymakers e delle companies che cercano di ridurre le emissioni di metano delle miniere di carbone. Un nuovo stri umento che si affianca alle pubblicazioni simili su petrolio e gas pubblicate negli anni passati e che sono diventate la fonte di riferimento per i responsabili politici e le autorità di regolamentazione che cercano di sviluppare nuove e incisive normative sul metano.

Il Global Methane Pledge, lanciato nel novembre 2021 alla COP26 Unfccc di Glasgow, ha segnato un importante passo avanti riunendo i governi su questo tema. L’Iea ricorda che  Il Pledge ha ora circa 150 partecipanti (Italia compresa, ndr) che si sono impegnati collettivamente a ridurre le emissioni di metano dalle attività umane del 30% entro il 2030. Questo include le emissioni dall’agricoltura, dal settore energetico e da altre fonti. I Paesi che hanno aderito all’impegno attualmente rappresentano il 55% delle emissioni totali di metano dalle attività umane e circa il 45% del metano dalle attività per i combustibili fossili. Sarà fondamentale per i partecipanti formulare strategie e misure pragmatiche per ridurre le proprie emissioni e impegnarsi con i Paesi che non hanno ancora aderito all’impegno».

L’industria fossile non dovrebbe nemmeno attingere ai suoi profitti per implementare alcune di queste soluzioni. I produttori potrebbero catturare e vendere metano invece di scaricarlo. Secondo i dati Iea, negli Usa circa il 17% delle emissioni potrebbe essere ridotto senza alcun costo netto,.

L’amministrazione Biden ha promosso il Global Methane Pledge  e ha promesso di contenere le fughe di metano dell’industria petrolifera e del gas, ma deve ancora approvare i regolamenti proposti nel novembre 2021 dall’Environmental Protection Agency e il periodo per le osservazioni pubbliche si è chiuso la settimana scorsa. Se approvate, le nuove norme Usa – fortemente osteggiate dal Partito Repubblicano – richiederebbero il monitoraggio di routine di tutti i pozzi di gas e petrolio, compresi i siti a bassa produzione che hanno un contributo enorme all’inquinamento, e incoraggerebbero l’uso di tecnologie avanzate di rilevamento delle perdite, richiedendo agli operatori dei pozzi di vendere o utilizzare il metano in eccesso invece di scaricarlo nell’atmosfera o bruciarlo con il flaring.

Un programma previsto all’interno dell’Inflation Reduction Act Usa prevede un intervento diretto del governo federeale se i regolamenti vengono indeboliti o richiedono troppo tempo per essere attuati. A partire dal prossimo anno, i grandi impianti di petrolio e gas saranno multati per 900 dollari per ogni tonnellata di metano che rilasciano.

Birol, conclude: «Il rilascio selvaggio di metano nella produzione di combustibili fossili è un problema che a volte passa sotto il radar nel dibattito pubblico. Purtroppo non è un problema nuovo e le emissioni rimangono ostinatamente alte. L’anno scorso, molte compagnie hanno registrato profitti consistenti dopo un periodo turbolento per i mercati internazionali del petrolio e del gas, nel mezzo della crisi energetica globale. I produttori di combustibili fossili devono intensificare i loro sforzi e i responsabili politici devono intervenire, ed entrambi devono farlo rapidamente».