Haiti in mano alle gang criminali e a un passo dalla catastrofe umanitaria

L’inviata Onu: «Ad Haiti tre crisi si intrecciano in modo spaventoso»

[27 Settembre 2022]

Intervenendo davanti al Consiglio di sicurezza, Helen La Lime, rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu per Haiti, ha una situazione umanitaria catastrofica, nella quale ad Haiti «Per diverse settimane tre crisi si sono aggrovigliate in modo spaventoso».

La La Lime  ha sottolineato che «La crisi dovuta principalmente alle gang haitiane ha causato la fuga di 20.000 persone, aggravando una crisi economica che sta strangolando il Paese, alle prese con l’impennata dei prezzi alimentari e la carenza di carburante, mentre gli attori politici lottano per trovare una soluzione, un accordo e per definire un processo per le prossime elezioni. I disordini derivano da un nuovo appello del primo ministro haitiano lanciato l’11 settembre per un dialogo volto a stabilire le basi politiche, costituzionali e di sicurezza necessarie per lo svolgimento delle elezioni alla fine del 2023».

La La Lime  ha ricordato che, non potendo riscuotere i dazi doganali, il governo di Port-au-Prince perde 600 milioni di dollari all’anno. il peremier e presidente ad interim di Haiti, Ariel Henry, ha anche annunciato la riduzione dei sussidi sui carburanti, che costano allo Stato 400 milioni di dollari l’anno e ha detto che utilizzerà quelle entrate per ampliare i programmi sociali con queste entrate.

Dal 12 settembre i posti di blocco hanno causato la paralisi del paese più povero delle Americhe, che si è protratta per 5 giorni, fino a che non sono intervenute le forze dell’ordine. L’appello alla calma e al sostegno alle sue riforme lanciato dal Primo Ministro il 18 settembre è stato seguito dal blocco del principale terminal di rifornimento nella capitale Port-au-Prince da parte di una potente alleanza di gang che ha provocato oltre una settimana di gravi penurie di v cibo, merci e carburante in tutta il Paese, riducendo ai minimi termini le attività dei tre quarti dei già disastrati ospedali haitiani il cui personale non può più andare al lavoro n mentre mancano attrezzature e medicinali. Per esempio, il Centre ambulancier national de Port-au-Princepuò utilizzare solo tre ambulanze per servire l’intera città.

Secondo un comunicato dell’Onu Haïti,  «Questa penuria rende inoperanti igruppi elettrogeni degli ospedali e i loro frigoriferi, rendendo sempre più difficile la conservazione dei vaccini e delle condizioni sterili per le procedure chirurgiche. Alcuni ospedali non possono più ospitare nuovi pazienti e si stanno preparando a chiudere».

L’Unicef stima già che 22.100 bambini sotto i 5 anni e 28.000 neonati rischieranno di essere privati ​​delle cure essenziali nelle prossime quattro settimane.

La La Lime ha  fatto notare che «Tuttavia, ci sono alcuni segnali incoraggianti nelle nuove consultazioni tra partiti politici, società civile e rappresentanti del governo, come l’impegno dei leader del settore privato a onorare le proprie responsabilità legali e fiscali».

Intervenendo ieri all’Assemblea generale dell’Onu in corso a New York, il ministro degli Esteri haitiano Jean Victor Généus ha  confermato che «Il mio Paese sta attraversando una crisi multidimensionale che minaccia la democrazia e le stesse fondamenta dello Stato di diritto: Una crisi socio- politica ed economica sulla quale si è innestata l’insicurezza” al punto da scuotere la “sovrastruttura” dello Stato.  Spetta al nostro governo ristabilire, senza indugio, la sicurezza e l’ordine pubblico; ampliare, a breve termine, il consenso su un accordo politico con più settori possibili, al fine di arrivare a un governo pacifico; creare un clima favorevole al rapido svolgimento delle elezioni generali;  rispondere a problemi economici e sociali».

Per quanto riguarda la sicurezza e del ripristino dell’ordine pubblico, Généus ha denunciato «Le attività delle gang armate, che hanno assunto proporzioni preoccupanti. Nella sua qualità di Capo del Conseil supérieur de la Police nationale d’Haïti, il primo ministro ha adottato misure volte a renderlo più efficiente e più preparato a combattere l’insicurezza, rafforzandone le capacità operative e migliorando le condizioni di lavoro della polizia. L’intensificazione delle operazioni ha ottenuto dei buoni risultati, che hanno ridotto gli abusi da parte delle gang armate, in particolare nell’area metropolitana. Tuttavia, resta ancora molto da fare per porre fine a questo flagello».

Inoltre, il ministro degli esteri haitiano si è lamentato del fatto che «La consegna dei veicoli blindati e delle attrezzature che mancano è lenta. E’ necessario un solido sostegno da parte dei partner internazionali di Haiti».

Mentre molti osservatori locali vedono in questi disordini l’espressione di specifici interessi politici ed economici che aggravano la crisi con le loro iniziative e manipolazioni, la rappresentante speciale dell’Onu ha detto che «Tra luglio e agosto, i servizi doganali hanno iniziato le loro operazioni e che le loro entrate si sono moltiplicate per 5» e si è anche congratulata con la polizia haitiana per i suoi sforzi e a invitato i partner internazionali a continuare a contribuire al Programme conjoint de soutien à la police nationale d’Haïti; «Il paniere di fondi, l’investimento in istituzioni, infrastrutture e capitale umano sono essenziali».

Pur riconoscendo che è un diritto costituzionale manifestare pacificamente, Généus ha condannato «I saccheggi, gli atti vandalici e gli attacchi perpetrati contro chiese, scuole, università, ospedali, leader politici, attori istituzioni economiche, missioni diplomatiche e organizzazioni internazionali. Molti altri crimini e massacri sono rimasti finora impuniti e gli assassini sono ancora latitanti e alcuni hanno il coraggio di venire a sfilare con le armi in mano alla testa delle manifestazioni di questi giorni. Contrariamente a quanto dicono alcuni dei miei oppositori, non ho alcun desiderio di rimanere al potere più del necessario. La principale preoccupazione del mio governo è il ritorno all’ordine costituzionale e la consegna della gestione degli affari del Paese a funzionari eletti, scelti  liberamente dal popolo haitiano. Aspiro quindi a trovare un accordo politico per l’organizzazione di elezioni presidenziali, legislative e locali, non appena le condizioni lo permetteranno».

L’Onu Haïti conferma che «I primi ad essere colpiti sono i più vulnerabili .1,5 milioni di persone sono state direttamente colpite dall’attività delle gang, con un’impennata della violenza di genere e in particolare il ricorso sistematico allo stupro». Helen La Lime ha ricordato «L’impatto dell’insicurezza sull’accesso umanitario in un Paese in cui prima della crisi 4,9 milioni di persone avevano bisogno di aiuto».

Nelle ultime due settimane, dopo gli attacchi ai magazzini del World food programme (WFP), sono state rubate 2.000 tonnellate di cibo, per un valore di 5 milioni di dollari, che avrebbero potuto sostenere 200.000 haitiani nei prossimi mesi.

La rappresentante speciale ha concluso ricordando ai membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu che «In queste condizioni i diritti essenziali, dalla libertà di movimento all’istruzione, subiscono attacchi catastrofici, mentre gli aiuti e i servizi sanitari sono bloccati. Non dobbiamo perdere la speranza, ma unire i nostri sforzi. Una soluzione politica guidata dagli stessi haitiani rappresenta il primo passo nella risoluzione di questa crisi».