Guerra in Ucraina: l’Ue adotta il sesto pacchetto di sanzioni contro Russia e Bielorussia

Mosca: le sanzioni Ue contro gas e petrolio non hanno danneggiato l’economia russa

[3 Giugno 2022]

Il Consiglio europea ha deciso di imporre un sesto pacchetto di sanzioni economiche e individuali nei confronti della Russia e anche della Bielorussia colpevole di sostenere Vladimir Putin nella guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e «le atrocità riferite commesse dalle forze armate russe in Ucraina».

Josep Borrell, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza della Commissione Ue ha spiegato che  con il nuovo pacchetto «Aumentiamo i limiti alla capacità del Cremlino di finanziare la guerra imponendo ulteriori sanzioni economiche. Stiamo vietando l’importazione di petrolio russo nell’Ue, tagliando così un’enorme fonte di entrate per la Russia. Stiamo tagliando più delle principali banche russe dal sistema di pagamento internazionale SWIFT. Stiamo anche sanzionando i responsabili delle atrocità avvenute a Bucha e Mariupol e bandendo più attori della disinformazione che contribuiscono attivamente alla propaganda di guerra del presidente Putin».

In realtà anche il nuovo pacchetto è molto “prudente”: per quanto riguarda il petrolio l’Ue ha deciso che il divieto completo «L’eliminazione graduale del petrolio russo richiederà da 6 mesi per il petrolio greggio a 8 mesi per altri prodotti petroliferi raffinati», sembra quasi che, l’Ue, nonostante le dichiarazioni bellicose della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e i rifornimenti di armi all’Ucraina, speri che la guerra finisca prima per togliere così le sanzioni.  Infatti, come si legge m nella nota ufficiale «E’ prevista un’eccezione temporanea per le importazioni di greggio tramite oleodotto in quegli Stati membri dell’Ue che, a causa della loro situazione geografica, soffrono di una specifica dipendenza dalle forniture russe e non hanno alternative valide. Inoltre, anche la Bulgaria e la Croazia beneficeranno di deroghe temporanee concernenti l’importazione rispettivamente di petrolio greggio marittimo e di gasolio russo».

Le altre misure economiche riguardano l’estensione del bando dal sistema SWIFT di altre tre banche russe: la più grande banca russa Sberbank, la banca di credito di Mosca  a banca agricola russa – e della banca bielorussa per lo sviluppo e la ricostruzione. Va detto che questa esclusione non ha causato tutti i gravi danni che si prevedevano all’economia russa e che Mosca ha trovato altri canali per vendere petrolio e gas a cinesi, indiani e un po’ in tutto il mondo.

Il comunicato che presenta il nuovo pacchetto di sanzioni conclude: «L’Ue condanna risolutamente la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Esorta la Russia a fermare immediatamente i suoi attacchi indiscriminati contro i civili e le infrastrutture civili ea ritirare immediatamente e incondizionatamente tutte le sue truppe e l’equipaggiamento militare dall’intero territorio dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti. Le atrocità commesse dalle forze russe e la sofferenza e la distruzione inflitte sono indicibili. L’Ue invita la Russia a consentire l’accesso umanitario immediato e il passaggio sicuro di tutti i civili interessati. Chiede inoltre alla Russia di consentire immediatamente il ritorno in sicurezza degli individui ucraini trasferiti con la forza in Russia. L’Unione europea è ferma nel suo impegno ad aiutare l’Ucraina a esercitare il suo diritto intrinseco all’autodifesa contro l’aggressione russa ea costruire un futuro pacifico, democratico e prospero».

Fyodor Lukyanov  direttore del giornale Russia in Global Affairs pubblicato in lingua russa ed inglese con il patrocinio del ministero degli esteri russo, presidente del Presidium del Council on Foreign and Defense Policy e direttore di ricerca dell’influente Valdai International Discussion Club, minimizza l’impatto delle nuove sanzioni Ue sull’economia russa: «Dopo settimane di intensi negoziati, l’Unione europea ha concordato un sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca. Il suo elemento principale è la cessazione, entro la fine di quest’anno, delle importazioni di petrolio dalla Russia consegnate al mercato con il blocco via mare.  Secondo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ciò ridurrà del 90% le forniture russe all’Ue, con il restante 10% in previsione per un taglio in futuro. La quota percentuale è una questione discutibile, ma la valutazione del capo del Consiglio europeo, Charles Michel, che ha annunciato il divieto di due terzi delle materie prime russe, appare più realistica. Per la Russia, la cosa principale finora non è la quantità, ma la qualità. Le rotte degli oleodotti, a differenza delle rotte marittime, non possono essere reindirizzate altrove; un divieto avrebbe significato la disattivazione dell’oleodotto Druzhba e la perdita di questo metodo di consegna. Questo non è accaduto a causa dell’insistenza dell’Ungheria, che è stata segretamente sostenuta da molti altri Paesi. Per quanto riguarda le petroliere, il mercato petrolifero globale è unificato e fino a quando non verrà imposto un embargo commerciale globale contro la Russia (cosa quasi impossibile), le merci saranno inviate ad altri consumatori, principalmente quelli asiatici. Anche considerando gli sconti che riceveranno i clienti dall’Asia, sono sempre sensibili al restringimento dello spazio di alternative del proprio partner. Tuttavia, i tempi per la piena attuazione anche della soluzione già concordata da Bruxelles sono ancora sconosciuti. Gli esperti del settore hanno convenuto all’unanimità che al momento non vi è alcun sostituto del petrolio russo nell’Ue, poiché i volumi disponibili sul mercato sono limitati. Non si può quindi escludere che, dopo che le chiassose dichiarazioni politiche saranno svanite dai titoli dei giornali, ci sarà un’attuazione molto cauta e graduale. In ogni caso, l’aspetto più interessante di questa storia non è l’aspetto tattico, ma quello strategico».

L’Ue ha anche sospeso le trasmissioni in Europa di tre televisioni vendita statali russe legate al regime putiniano: Rossiya RTR/RTR PlanetaRossiya 24/Russia 24 e TV Center International  e ha ampliando l’elenco delle persone ed entità russe e bielorusse interessate da restrizioni all’esportazione di beni e tecnologie a duplice uso civile-militare, compresa la produzione di 80 sostanze che possono essere utilizzate per produrre armi chimiche.

Proprio una delle televisioni prese di mira, RT,  risponde irridente alle sanzioni europee con un editoriale a firma di Nebojsa Malic, un giornalista e blogger serbo-americano, che è convinto che  la narrazione sulla sconfitta russa in Ucraina si sta lentamente sgretolando: «Anche se l’Occidente collettivamente  continua a insistere – contro ogni realtà osservabile – sul fatto che il conflitto in Ucraina sta andando bene per Kiev, i principali media sono sempre più a disagio per la situazione sul fronte economico. Sempre più osservatori stanno ammettendo che gli embarghi imposti dagli Stati Uniti e dai loro alleati non stanno schiacciando l’economia russa, come originariamente previsto, ma piuttosto la loro.  Nel frattempo, le principali pubblicazioni hanno iniziato a riferire sulla situazione reale in prima linea, piuttosto che citare acriticamente miti come “Il fantasma di Kiev” o “i 3 dell’isola dei serpenti” propagati dall’ufficio di Volodymyr Zelensky, come facevano all’inizio. Ci sono stati anche accenni, per quanto timidi, che l’Occidente dovrebbe forse smettere di sostenere incondizionatamente Kiev e promuovere invece una pace negoziata».

RT cita, tra gli altri, quanto scritto ieri dal redattore economico di The Guardian  Larry Elliott: «La Russia sta vincendo la guerra economica. Sono passati ormai tre mesi da quando l’Occidente ha lanciato la sua guerra economica contro la Russia e non sta andando secondo i piani. Al contrario, le cose stanno andando davvero molto male. Per Elliott il recente annuncio degli Stati Uniti di inviare razzi a lunga gittata  in Ucraina è la prova che le sanzioni non stanno funzionando: «La speranza è che la moderna tecnologia militare degli Stati Uniti ottenga ciò che i divieti energetici e il sequestro di risorse russe non sono riusciti finora a fare: costringere il [presidente russo Putin a ritirare le sue truppe».