Greenpeace: vietare i voli aerei a corto raggio ridurrebbe di 2 miliardi all’anno le importazioni di petrolio russo
L’Italia ha bloccato lo sviluppo delle rinnovabili, unica alternativa sensata e strutturale ai rischi economici e ambientali delle fonti fossili
[9 Marzo 2022]
Secondo il briefing “How aviation is fueling conflict and climate disaster” pubblicato da Greenpeace Central and Eastern Europe, «Mettere fine ai voli a corto raggio nell’Unione Europea nei casi in cui esiste già un’alternativa in treno farebbe risparmiare all’Ue carburante sufficiente a ridurre le importazioni annuali di petrolio dalla Russia per circa 2 miliardi di euro all’anno, ma questa cifra potrebbe essere persino più alta a causa dell’attuale impennata dei prezzi del petrolio».
Lo studio è stato pubblicato alla vigilia dell’incontro dei leader europei a Versailles del 10 e 11 marzo, nel quale verrà discusso come ridurre la dipendenza dell’Ue dalle importazioni di energia dalla Russia e Greenpeace ricorda che «Quasi il 70% del petrolio in Europa viene usato per i trasporti, e l’aviazione è uno dei settori più dipendenti da questa fonte energetica. L’Ue importa circa il 27% del petrolio dalla Russia, che è il suo principale fornitore. Ciò significa che, in media, un volo su quattro impiega petrolio russo».
Herwig Schuster, della campagna europea “Mobility for All” di Greenpeace, sottolinea che «La dipendenza del sistema dei trasporti europeo dal petrolio alimenta sia conflitti sanguinosi sia la crisi climatica. Ridurre il consumo di energia è il modo più facile e veloce per tagliare i finanziamenti a Putin e frenare l’emergenza climatica. Vietare i voli a corto raggio che hanno già una valida alternativa su rotaia è una misura semplice per ridurre subito l’uso del petrolio».
Infatti, i voli a corto raggio con un’alternativa ferroviaria già esistente producono ogni anno circa 23,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e gli ambientalisti fanno notare che «Un terzo delle rotte aeree brevi più trafficate in Europa ha addirittura un collegamento su rotaia di durata inferiore alle sei ore. Negli ultimi decenni l’aviazione è stata la fonte di emissioni di gas serra in più rapida crescita in Europa e, se non verranno intraprese misure immediate, il settore prevede di tornare ai livelli pre-Covid entro il 2024, con un raddoppio del traffico aereo a livello globale entro il 2037 e un conseguente aumento dei consumi di petrolio».
Per questo Greenpeace chiede alla Commissione europea «Il divieto dei voli a corto raggio dove esiste già un collegamento ferroviario» e anche di «Mettere fine alla vendita di auto a benzina e diesel in Europa entro il 2028 e di investire massicciamente nel miglioramento del settore ferroviario europeo, con almeno 30 nuovi collegamenti ferroviari nei prossimi tre anni. Quando i leader europei si riuniranno a Versailles giovedì e venerdì prossimi, non dovranno semplicemente sostituire il petrolio proveniente dalla Russia con quello di altri Paesi, ma dovranno impegnarsi per ridurre la dipendenza da questa fonte fossile inquinate, anche con misure come il divieto dei “voli fantasma” che viaggiano completamente vuoti o quasi e l’eliminazione graduale dei voli a corto raggio con alternative ferroviarie valide».
Ma, dopo la presentazione della comunicazione “REPowerEU: Joint European Action for more affordable, secure and sustainable energy“ da parte della Commissione europea Greenpeacxe se la prende in articolare con il governo di quasi unità nazionale di Mario Draghi.
L’Organizzazione ambientalista ricorda che «In Italia, Elettricità Futura (associazione confindustriale del settore elettrico) ha dichiarato di essere pronta a investire 85 miliardi di euro per installare 60 GW di fonti rinnovabili, con una riduzione del 20% delle importazioni di gas e la creazione di 80 mila posti di lavoro».
Per il direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, «E’ davvero incredibile che in Italia, dopo aver quasi bloccato per dieci anni lo sviluppo delle rinnovabili, continuiamo a impedire di fatto lo sviluppo dell’unica alternativa sensata e strutturale ai rischi economici e ambientali delle fonti fossili», «Invece di inventarsi false soluzioni, come l’aumento delle trivellazioni e nuovi impianti per bruciare gas fossile, il governo dovrebbe cominciare a fare sul serio con la transizione ecologica».