Goletta Verde: flash mob per l’eolico offshore ad Ancona

Legambiente: «L’eolico offshore è un treno da non perdere». Fare luce sulle Raffinerie API di Falconara Marittima

[5 Agosto 2022]

La fotografia energetica scattata nella regione Marche da Legambiente e Goletta Verde è sconsolante: «Nessuna proposta per la realizzazione di parchi eolici a mare e poco meno del 30% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili soddisfa il fabbisogno energetico regionale. E per di più la produzione interna di energia, tra fonti fossili e rinnovabili, arriva a coprire solo un terzo dei consumi elettrici totali. A fronte di oltre 6.477 GWh di consumi elettrici solo il 29% viene soddisfatto attraverso le fonti rinnovabili – principalmente solare fotovoltaico – mentre arriva al 15,4% la copertura dei consumi finali lordi di energia. Il tutto a fronte di una produzione interna, tra fossili e rinnovabili, di appena 2.200 GWh nel 2020. Quindi assolutamente insufficiente a soddisfare la domanda interna».

E’ per questo che stamattina i volontari e le volontarie di Legambiente, dispiegando lo striscione “Sì all’eolico offshore” e  piazzando il cartellone per photo opportunity, hanno dato vita ad un flash mob sulla spiaggia Collemarino ad Ancona, attirando l’attenzione di bagnanti e turisti e ribadendo il concetto che ormai è diventato il leit motiv delle tappe di Goletta verde lungo le coste italiane: “il panorama non cambia, il futuro sì”.

Legambiente dice che  nelle marche «Decisamente superiore a quello attuale, infatti, deve essere il trend delle installazioni che tra il 2018 e il 2020 ha visto una media di installazioni pari a 4 MW, per una capacità complessiva di 1.425,6MW. Eppure la regione Marche potrebbe esprimere molto di più, e senza passare per il gas e nuove infrastrutture, potrebbe davvero diventare leader della giusta transizione energetica, puntando sul mix delle tecnologie in base alle risorse disponibili locali.  Tra questi sicuramente l’eolico, tra mini, a terra e a mare. Un ruolo importante per questa tecnologia che solo con gli impianti a terra e un potenziale di 500 MW, secondo le stime di ANEV, potrebbe far nascere 2.675 nuovi posti di lavoro, tra diretti e indiretti. Di questi 987 nel settore servizio e sviluppo, 425 in quello industriale e 1.263 in quello della gestione e manutenzione. Energia pulita per oltre 380 mila famiglie.  Numeri che potrebbero aumentare con i posti di lavoro che potrebbero nascere grazie a possibili progetti di eolico a mare, assenti in questo moneto nella Regione, ma che possono invece rappresentare per i territori un’ulteriore occasione di sviluppo e innovazione. Almeno un posto di lavoro ogni 3 MW di parco eolico offshore nella fase progettuale. E almeno 0,5 posti in quella di manutenzione e gestione. Vorrebbe dire oltre 3 mila posti di lavoro per ogni GW di potenza di eolico offshore progettato e almeno 500 nelle fasi di esercizio. Non solo, ma tra i grandi dimenticati di questo settore il mini eolico, già occasione di occupazione e innovazione nelle Marche, e che potrebbe svolgere un ruolo importante in tema di autoproduzione e autoconsumo. Gli impianti fino a 200 kW, mini eolici appunto, bene si inseriscono anche in contesti urbanizzati e rurali, proprio a servizio diretto delle diverse utenze. In questa direzione da non sottovalutare il ruolo nelle comunità energetiche da rinnovabili, di cui siamo ancora in attesa degli incentivi finali in grado di far partire la rivoluzione energetica dal basso».

Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, ha ricordato che «Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, combattere la crisi climatica, il caro bollette e i conflitti l’unica strada possibile è quella dell’indipendenza dalle fonti energetiche fossili. Sviluppando un sistema energetico che possa contare su risorse locali, rinnovabili e sostenibili. E per raggiungere questo scopo, ognuno, compresa la Regione Marche, deve fare la sua parte. In questa situazione anche questo territorio avrebbe tutto da guadagnare nel puntare ad un sistema energetico non solo in grado di rendere energeticamente indipendente la Regione, ma anche in grado di portare innovazione e sviluppo nei territori oltre che contrastare il cambiamento climatico. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili, ed in particolare degli impianti industriali come l’eolico offshore, sono di fondamentale importanza anche per lasciarci alle spalle tutte le brutture del sistema delle fonti fossili. Come gli esiti delle indagini, portate avanti dal NOE e dalla Procura della Repubblica, “Oro nero” – nome alquanto evocativo – presso la Raffineria API di Falconara. Disastro ambientale, gestione illecita di rifiuti speciali, getto pericoloso di cose, lesioni personali a carico di numerosi cittadini, delitti contro la pubblica amministrazione e violazione della normativa, abuso di ufficio, rivelazione di segreti e istigazione alla corruzione a carico dell’organo tecnico di controllo. Sono solo alcuni dei gravi capi di accusa dei 18 indagati sui quali ci auguriamo venga fatta luce al più presto, per verificarne le reali responsabilità.  Una situazione uscita alla luce grazie alla denuncia di diversi cittadini nell’aprile 2018, quando si verificò il grave incidente in cui si inclinò il tetto galleggiante di un serbatoio situato all’interno della raffineria provocando esalazioni insopportabili, che fece partire di fatto l’indagine».

Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche, ha concluso: «La situazione delle fonti di energia rinnovabile nelle Marche è da incentivare e da migliore, bisogna partire dagli esempi virtuosi dei mini eolici per arrivare alla realizzazione di un parco eolico a mare che possa sostenere maggiormente il fabbisogno energetico dei nostri territori, a partire dal territorio di Falconara Marittima, dove si potrebbe smantellare l’acciaio in mare delle piattaforme esistenti, per sostituirlo con un parco eolico offshore con cui si potrebbe produrre anche l’idrogeno verde utile alla decarbonizzazione di impianti industriali inquinanti come le raffinerie L’eolico offshore ci aiuterebbe ad essere più indipendenti dal punto di vista energetico e soprattutto ci permetterebbe di avvicinarci alla transizione ecologico attraverso una tecnologia innovativa e sostenibile. Il tutto senza trascurare gli importanti risvolti sotto il profilo di sviluppo ed occupazione».