Forum QualEnergia: ecco come fermare il rincaro delle bollette. È l’ora delle scelte

L'aumento della capacità rinnovabile all’interno del mix produttivo sembra essere l’unica possibilità. Ma queste fonti devono fare i conti con i blocchi autorizzativi

[1 Dicembre 2021]

Secondo lo studio Ridurre le bollette accelerando la transizione ecologica. Le scelte per una strategia integrata per la generazione distribuita da rinnovabili e l’efficienza in edilizia“, presentato oggi durante la nella prima giornata del XIV Forum QualEnergia, organizzato da Legambiente, Kyoto Club e La Nuova Ecologia, «ridurre le bollette è possibile, accelerando la transizione ecologica che già ci ha permesso di limitare l’impatto in questi mesi dell’aumento del costo del gas. Ma serve una strategia integrata che permetta di cogliere i vantaggi della generazione distribuita e condivisa da rinnovabili, sistemi di accumulo e l’efficienza energetica in edilizia». Per Legambiente è questa la carta vincente per ridurre il costo dell’energia e aiutare clima e lavoro.

Lo studio, realizzato da Elemens per l’associazione ambientalista, fa un’analisi dettagliata sul mercato elettrico italiano e stima che «generazione distribuita da rinnovabili ed efficienza energetica in edilizia possano produrre da qui al 2030: 1,1 miliardi di risparmio in bolletta per i consumatori con -50% della spesa energetica negli edifici, creare 170 mila nuovi posti di lavoro nel periodo 2021-2030, portare ad un risparmio di emissioni climalteranti al 2030 pari a 30 MtonCO2, una riduzione dei consumi energetici pari a 10 Mtep e muovere 150 miliardi di nuovi investimenti nel periodo 2021-2030. Senza contare che in questa partita verrebbero coinvolti 2,5 milioni di consumatori al 2030 e che sul fronte edilizio si arriverebbe a ristrutturare 1,3 milioni di edifici al 2030».

Ecco i principali risultati dello studio:  

PUN, con più rinnovabili prezzi più bassi.  Dopo la crisi dei della primavera 2020, i prezzi dell’energia sono stati caratterizzati da un trend bullish che li ha portati, nel giro di poco più di un anno, a crescere dai 21,8 €/MWh di maggio 2020 ai 112,4 €/MWh di agosto 2021, con un settembre che già registra valori prossimi ai 150 €/MWh. L’aumento del PUN è dovuto in larghissima parte all’aumento del costo delle commodities – i prezzi gas e CO2 pesano per il 70% dell’incremento dei prezzi – ma anche a una domanda in forte crescita, in ripresa anche a causa del caldo che ha caratterizzato i mesi estivi.

In questo quadro l’aumento della capacità rinnovabile all’interno del mix produttivo sembra essere l’unica possibilità per ridurre l’esposizione del prezzo dell’energia elettrica al costo del gas. Ma le fonti pulite devono far i conti con i blocchi autorizzativi. Lo studio stima che ulteriori 3,5 GW di fotovoltaico e 1,8 GW di eolico sarebbero potuti essere in esercizio nel 2021 se non bloccati dall’iter autorizzativo. La presenza di una maggior quantità di rinnovabili su MGP, a parità di altre condizioni, avrebbe spinto la curva di offerta riducendo il prezzo medio che si sarebbe tradotto in una riduzione del costo sostenuto dai consumatori di più di 1,5 mld di euro, sterilizzando in parte l’aumento di costo causato dal prezzo delle commodities.

Generazione distribuita. Nel processo di transizione energetica la generazione distribuita (GD) svolgerà un ruolo centrale. Si possono stimare installazioni per 14,5 GW di nuova generazione distribuita nei prossimi 10 anni (MiTE) e che avrà per protagonisti: 1) case e condomini (8.360 MW, il 58% del totale). I clienti residenziali si candidano a nostro avviso ad essere i protagonisti principali del mondo della generazione distribuita (autoconsumo individuale + Energy Community); 2) Piccole e medie imprese (PMI) e distretti artigiani (4.320 MW); 3) il terziario (1.080 MW) soprattutto all’interno di Energy Community «miste», ossia composte da una pluralità di soggetti di natura differente accomunate dalla prossimità territoriale (circa 30.000 esercizi); 4) infine circa il 7% del percorso di crescita della generazione distribuita potrà riguardare la Pubblica Amministrazione e il settore agricolo (rispettivamente 370 MW per settore). La partecipazione a comunità energetiche e a configurazioni di autoconsumo consente di ridurre la bolletta elettrica fino a circa il 25%.

Efficientamento del parco immobiliare. Rappresenta l’altro cardine centrale della strategia integrata tracciata da Legambiente. Secondo lo studio Elemens, si possono realizzare gli obiettivi UE di efficienza energetica attraverso interventi su circa 1,3 milioni di edifici, ossia il 10% del parco immobiliare italiano, dove realizzare un miglioramento di almeno 4 classi energetiche (o per raggiungere almeno la classe B). Politiche di questo tipo – più ambiziose di quanto prevede il superbonus del 110% – permettono di ridurre le bollette tra il 40 e l’80%, evitando l’emissione di 22,2 MtonCO2/anno corrispondenti a quasi tutte le emissioni provocate dal settore dei servizi ogni anno. Ciò comporterebbe la riduzione del consumo annuo nazionale di gas naturale fino a 8 Mtep (13% del consumo lordo nazionale). Inoltre, una politica integrata di questo tipo con interventi sulla produzione da rinnovabili attraverso comunità energetica e di riduzione dei consumi, avrebbe vantaggi sul fronte lavoro con almeno 170.000 nuovi occupati e 135 miliardi euro di nuovi investimenti.

Per il Cigno Verde si tratta di «Dati importanti che indicano l’urgenza di operare un cambio di passo per accelerare il processo di transizione ecologica ed energetica nel Paese, ma anche per accompagnare quel nuovo modo di essere cittadini prosumer (produttori-consumatori di energia) e incentivare la diffusione delle comunità energetiche».  Eppure, come fa notare Legambiente, «Ad oggi nella Penisola la transizione energetica è protagonista di una corsa ad ostacoli dove a pesare sono al momento i blocchi autorizzativi, i tanti ritardi, ma anche i pregiudizi e le fake news che ruotano intorno ad essa. Prima fra tutte quella che la transizione verde sia la causa del rincaro bollette. In realtà Il vero problema dell’aumento delle bollette sta nel costo crescente di approvvigionamento delle materie prime, a partire dal prezzo del gas naturale arrivato alle stelle, causato dalla ripartenza dell’economia mondiale dopo le prime ondate della pandemia. Solo riducendo i consumi di gas si potranno ridurre le bollette e ciò sarà possibile facendo del patrimonio edilizio il laboratorio di una generazione sempre più distribuita ed efficiente». Un messaggio che Legambiente rilancia oggi al Governo, sottolineando come ancora oggi in Italia non sia stata definita una politica e una strategia integrata di questo tipo: «Vi sono, infatti, diversi incentivi slegati per interventi diversi e in questo modo si rischiano di perdere enormi opportunità. Per questo l’associazione ambientalista auspica che la legge di bilancio possa essere il primo passo per andare verso la direzione di una strategia integrata».

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha detto che «Il Governo deve avere il coraggio di fare scelte chiare e decisive, a partire dalla legge di bilancio, che permettano alla transizione ecologica ed energetica di accelerare il suo percorso, oggi troppo in salita. Occorre prima di tutto promuovere le semplificazioni autorizzative per la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili, a partire dal fotovoltaico e dell’eolico, senza i quali la rivoluzione energetica non si concretizzerà. Occorre, inoltre, decarbonizzare l’economia italiana eliminando i sussidi alle fonti fossili e aiutare allo stesso tempo le imprese a scegliere questo scenario di condivisione e autoproduzione dell’energia prodotta da fonti pulite. In questa partita i cittadini prosumer sono già avanti ma non vanno lasciati soli, l’importante è accompagnare il Paese in questa direzione spingendo sempre di più le rinnovabili e l’efficientamento energetico. Infine dal Governo ci aspettiamo che in questa legge di bilancio venga ripulita la bolletta energetica dagli oneri impropri: dai costi per lo smantellamento delle ex centrali nucleari agli incentivi alle industrie energivore, passando per i sussidi alle fonti fossili».

Il presidente di Cobat, Giancarlo Morandi, ha ricordato che «Troppo spesso si sente associare i provvedimenti per la salvaguardia dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici ad azioni che vanno, di fatto, ad avere impatti negativi sulle classi sociali più deboli. Il cosiddetto “green”, insomma, sarebbe roba da ricchi, che possono permettersi di spendere di più in auto elettriche o altre scelte ecosostenibili. In realtà, l’economia circolare – pilastro della transizione ecologica dimostra esattamente il contrario: crea occupazione qualificata, incentiva l’innovazione, riduce la dipendenza dalle importazioni e, soprattutto, farà costare meno quei prodotti, come ad esempio le vetture a batteria, che oggi hanno un prezzo alto».

Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, ha aggiunto: «Lo studio che abbiamo presentato oggi dimostra che il nostro Paese può liberarsi dalla dipendenza dal gas e ridurre la spesa energetica di famiglie e imprese. Ma serve una politica più ambiziosa di intervento sul patrimonio edilizio che valorizzi le opportunità che oggi si aprono di condivisione di energia da rinnovabili e di riduzione dei consumi energetici degli edifici, che possono dimezzare le bollette. Queste sfide devono entrare nella Legge di Bilancio e nel PNRR per dare finalmente certezze ad investimenti che rischiano di fermarsi con lo stop del superbonus del 110% e di cui invece il nostro Paese ha straordinario bisogno per ridurre le emissioni di gas serra e inquinamento, creare lavoro e una innovazione diffusa».

Il direttore scientifico di Kyoto Club, Gianni Silvestrini, ha concluso: «Il raggiungimento degli obiettivi climatici  può rappresentare lo stimolo per una rapida conversione ecologica dell’economia. È l’approccio seguito dalla Germania che punta ad un livello annuo di installazioni solari di 15 GW e a 1,5 milioni di auto elettriche vendute ogni anno. L’Italia chiede invece di rivedere il Fit for 55 e l’obbligo di vendere solo auto elettriche dal 2035. Due modi di affrontare la transizione. Da un lato la straordinaria capacità di cogliere le nuove opportunità in vista delle neutralità climatica e dall’altro il rischio di mantenere posizioni di retroguardia. Gli interventi al Forum dovranno servire per richiedere con forza un cambio di marcia».