Legambiente e T&E: «Sicurezza alimentare e transizione ecologica siano priorità in Europa»

Food not fuel. 14 Ong al Parlamento europeo: basta bruciare cibo!

Protesta a Bruxelles in vista del voto su legge sui carburanti verdi.

[6 Settembre 2022]

Stamattina, in vista dell’imminente voto del Parlamento europeo sulla legge europea sui carburanti verdi Oxfam, Legambiente, Transport & Environment (T&E), Deutsche Umwelthilfe,  Rainforest Foundation Norway,  Welthaus Graz, ZERO – Associação Sistema Terrestre Sustentável,  Žiedinė ekonomika, Focus,  BirdLife  Europe e Central Asia, Canopea,  NABU, Rådet for Grøn Omstilling e Robin Wood,  hanno protestato davanti al Parlamento europeo al grido di #FoodNotFuel. Infatti, dall’inizio della guera in Ucraina alcune delle più grandi ONG europee chiedono ai legislatori di «Smettere di incentivare la produzione di stock agricoli per produrre biocarburanti, una pratica che contribuisce alla crisi alimentare globale».

A partire dalle 8:00, in Place Luxembourg, l’azione congiunta delle 14 ONG europee ha acceso i riflettori sull’assurdità di bruciare le colture alimentari per ricavarne carburante. Andrea Poggio, responsabile mobilità di Legambiente, ha evidenziato che «L’Ue parla molto di sicurezza alimentare e di porre fine alla fame nel mondo. Eppure, continua a promuovere la combustione di cibo per alimentare le automobili. Questo non solo crea scompiglio nei mercati alimentari globali, facendo salire i prezzi dei prodotti alimentari, ma ostacola la transizione ecologica dei trasporti. Quest’anno abbiamo assistito a un’impennata della crisi alimentare e milioni di persone sono state spinte sull’orlo della fame. Gli eurodeputati hanno l’opportunità di porre fine a questa follia votando per eliminare il sostegno a questi tipi di carburanti ricavati dalle colture».

Secondo il dossier di T&E “Food not fuel”, «A marzo 2022 la produzione di colture per i biocarburanti utilizzava vaste aree di terreno in tutto il mondo. Questo provoca la deforestazione, allontana le comunità locali dalle loro terre, alimenta la crisi climatica e sottrae fondamentali risorse al settore alimentare, contribuendo ad esacerbare la fame nel mondo».

Le associazioni ricordano agli europarlamentari che «I prezzi degli alimenti, già preoccupantemente alti in precedenza, sono saliti alle stelle a causa della guerra in Ucraina. La siccità record in Europa e in altre parti del mondo non farà che aggravare tale crisi. Tutto ciò sta spingendo altri milioni di persone sull’orlo della fame e molte altre verso una grave povertà alimentare. L’Europa brucia ogni giorno l’equivalente di 15 milioni di pagnotte e 19 milioni di bottiglie di olio di girasole e di colza per rifornire auto e camion». Le ONG chiedono  gli europarlamentari di «Porre all’uso dei biocarburanti da coltivazione quando voteranno la nuova Direttiva sulle energie rinnovabili (RED) al Parlamento europeo il prossimo 13 settembre».

Intanto, un nuovo sondaggio condotto da Globe Scan per il Meridian Institute e pubblicato il 2 settembre, evidenzia che la stragrande maggioranza dei cittadini europei sondati in 9 Stati membri dell’Ue ritiene che le imprese tiano venendo meno alla loro responsabilità nel proteggere le foreste nel mondo: l’82% degli intervistati, in particolare, pensa che le imprese non dovrebbero vendere prodotti che distruggono le foreste, mentre il 78% crede che spetti al Governo bandire i prodotti che causano deforestazione. Ancora, l’82% ritiene difficile distinguere un prodotto deforestation-free da uno che non lo è.

Carlo Tritto, Policy officer di T&E, conclude: «Se l’Europa da sola rilasciasse sul mercato globale le risorse che attualmente utilizza per produrre i biocarburanti, potremmo sfamare milioni di persone. Non si può preferire i biocombustibili al cibo, tanto più in tempi di fame. Tanti Partiti durante questo periodo pre-elettorale millantano credenziali “green”, questa è l’occasione per dimostrare la loro serietà in materia di ambiente. Escludere i biocarburanti da coltura dagli obiettivi della RED significa eliminare i sussidi a false soluzioni rinnovabili e dare un chiaro segnale su quali tecnologie servono ad affrontare la crisi climatica ed alimentare».