Finalmente chiusa definitivamente la centrale nucleare di Fessenheim. Ma resta aperto il vecchio nucleare francese

I no-nuke festeggiano e chiedono di cambiare completamente il modello energetico

[1 Luglio 2020]

Il 29 giugno le associazioni ambientaliste e no-nuke francesi e tedesche hanno fatto festa alla vigilia della chiusura definitiva della centrale nucleare di Fessenheim. Al loro fianco c’era Réseau Sortir du Nucléaire che da decenni si batteva per chiudere la più vecchia centrale nucleare francese e che ora spera che «Questa chiusura aprirà le porte per la chiusura di altri reattori invecchiati». La ex presidente di Legambiente e deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni ha commentato: «Ancora buone notizie dalla #Francia. Stanotte è stato spento il reattore della sua centrale nucleare più vecchia, quella di Fessenheim. Cambiare strada si può!»

Infatti, con l’arresto alle 23,30 del  29 giugno del reattore 2, Fessenheim è finalmente davvero chiusa e, dicono a Sortir du Nucléaire, »Ben presti finiranno la produzione di scorie altamente radioattive, gli inquinamenti chimici e radioattivi del Reno, gli incidenti e le panne di ogni genere! La spada di Damocle di un rischio di un grosso incidente, che avrebbe potuto contaminare una delle più grandi falde freatiche d’Europa, comincia ad allontanarsi».

Ma questa chiusura avviene dopo più di 50 anni di mobilitazioni in Alsazia, in Francia e nei Paesi confinanti. «L’Alsazia – dicono I no-nuke – può infine voltare la pagina del nucleare e pensare al futuro con più serenità. Potrà così investire pienamente nel cambiamento del modello energetico andando verso la sobrietà e le energie rinnovabili».

Réseau Sortir du Nucléaire  non si felicita però con la classe politica che ha governato e governa la Francia: «Questa chiusura era ineluttabile, la centrale non era eterna. Situata in una zona sismica e inondabile, sotto il livello del Grand canal d’Alsace, il sito è particolarmente vulnerabile. Il prolungamento del suo funzionamento non avrebbe potuto avvenire senza rischi, i contenimenti dei reattori, colpiti da guasti, non erano né rimpiazzabili né riparabili. Inoltre,  difficilmente Fessenheim avrebbe potuto soddisfare le condizioni richieste per il quarto controllo decennale, che avrebbe richiesto di portare l’impianto al livello di sicurezza richiesto per i reattori più recenti. Pur sostenendo che Fessenheim era al sicuro, EDF non ha presentato dei dossier  che avrebbe potuto dimostrare di essere in grado di soddisfare questi requisiti. Inoltre, EDF aveva rinunciato unilateralmente a svolgere determinati lavori richiesti dal 2012 dall’Autorité de sûreté nucléaire in seguito dell’incidente di Fukushima. Supponendo infondato che l’impianto avrebbe potuto funzionare fino al 2041. è’ quindi scioccante che EDF abbia ottenuto un risarcimento colossale da parte dello Stato per questa chiusura. Il 14 novembre 2019 abbiamo presentato un reclamo alla Commissione europea per denunciare aiuti di Stato mascherati. La stessa Cour des Comptes ha fustigato questo protocollo in una relazione in cui denunciava un’operazione estremamente vantaggiosa per EDF a spese dello Stato».

E Sortir du Nucléaire assicura che resterà al fianco delle associazioni alsaziane per vigilare sui rischi che ancora pone il combustibile nucleare esausto fino a che resterà nel sito, sulla dismissione e annuncia che «Ci opponiamo anche al progetto di installazione a Fessenheim di un Technocentre destinato a riciclare le ferraglie radioattive». Ma «Soprattutto, la victtoria della chiusura di Fessenheim non deve essere l’albero che nasconde la foresta. Restano ancora 56 reattori in Francia, per i quali EDF vuole prolungare il funzionamento fino a 50 anni almeno. Anche Bugey, Tricastin e tante altre centrali in Francia meritano di essere chiuse! La Francia deve impegnarsi in una transizione energetica degna di questo nome e deve finirla con il nucleare, piuttosto che mantenere in funzione delle centrali obsolete e pericolose e pensare alla costruzione di nuovi reattori».

Anche per Greenpeace France  sottolinea che «Entro fine 2020, una dozzina di altri reattori nucleari avranno superato i 40 anni di funzionamento, ma EDF tenta di imporre il loro prolungamento per almeno 10 anni, realizzando dei lavori costosi ma comunque insufficienti. Spesso rinviata e controversa, la chiusura di Fessenheim non è stata adeguatamente anticipata e preparata. La riconversione del territorio è iniziata solo timidamente, il destino dei subappaltatori rimane incerto. La chiusura è stata subita dagli attori del territorio. In previsione della chiusura di altri reattori nucleari che invecchiano, è essenziale imparare le lezioni dalla gestione della chiusura di Fessenheim. Oltre I 40 anni, il loro futuro è incerto e che ci piaccia o no, dobbiamo anticipare la loro chiusura. Per quanto riguarda la sicurezza nucleare e i territori e le popolazioni interessate, è  responsabilità del governo e del FES pianificare oggi la chiusura di questi reattori nucleari e investire nella transizione energetica. Per garantire la sicurezza dei siti, Gli stessi errori non devono essere ripetuti per gli altri impianti».