Enorme incendio in un impianto petrolifero Aramco in Arabia Saudita

L’impianto di Jeddah è stato nuovamente colpito dai ribelli Houthi yemeniti?

[25 Marzo 2022]

Un enorme colonna di fumo nero si sta levando da un impianto petrolifero di Jeddah, in Arabia Saudita. Una fonte saudita ha dichiarato alla Reuters che si tratta di un impianto della Saudi Aramco, la compagnia petrolifera statale saudita, che sarebbe stato colpito da un attacco dei ribelli Houthi che governano il nord dello Yemen. Anche l’Associated Press ha confermato il gigantesco incendio, basandosi su video che circolano sui social network.

Mentre scriviamo, gli Houthi non hanno ancora rivendicato ufficialmente l’attacco, ma stamani in un  tweet di un portavoce militare del governo di Sana’a aveva avvertito che presto il gruppo armato sciita avrebbe annunciare un’operazione “in profondità” all’interno dell’Arabia Saudita. Sembra che bruciare sia lo stesso deposito di carburante che i ribelli Houthi avrebbero attaccato nei giorni scorsi.

Successivamente Il canale di notizie satellitare yemenita al-Masirah gestito dai ribelli Houthi ha  detto che era stata attaccata una struttura di Aramco a Jiddah, insieme ad altri obiettivi a Riyadh e altrove.

Poi la TV di stato saudita ha anche ammesso altri attacchi nella città di Dhahran contro serbatoi d’acqua che hanno danneggiato veicoli e case. Un altro attacco ha preso di mira una sottostazione elettrica in un’area dell’Arabia Saudita sudoccidentale vicino al confine con lo Yemen.

Turki al-Malki, portavoce della coalizione a guida saudita che ha invaso lo Yemen, ha detto all’agenzia di stampa statale saudita che «Questa escalation ostile prende di mira gli impianti petroliferi e mira a minare la sicurezza energetica e la spina dorsale dell’economia globale. Questi attacchi ostili non hanno avuto alcun impatto o ripercussione in alcun modo, forma o forma sulla vita pubblica a Jiddah».

Ma appena si è diffusa la notizia il prezzo del greggio Brent è salito di 1,20 dollari, lo 0,7%, raggiungendo i 119,92 dollari al barile, mentre l’US West Texas Intermediate è salito di 1,04 dollari, o 0,9%, a 113,34 dollari al barile.

L’Associated Press ha riferito che il luogo dell’incendio  è vicino al North Jeddah Bulk Plant, a sud-est dell’aeroporto internazionale di Jeddah dove nel fine settimana è previsto il Gran Premio di Formula 1. Le prove sono continuate come nulla fosse. Evidentemente la guerra di invasione saudita nello Yemen non richiede gli stessi boicottaggi, anche sportivi, di quella di invasione russa in Ucraina.

Il 20 marzo il governo saudita aveva confermato di aver subito un attacco a degli impianti dell’Aramco e i ribelli Houthi avevano detto di aver colpito, utilizzando missili e droni,  almeno sei siti petroliferi in tutta l’Arabia saudita, compreso un deposito di carburante Aramco e un impianto di gas naturale liquefatto.

Nei 7 anni di guerra di occupazione e bombardamenti della coalizione sunnita a guida saudita Yemen, gli Houthi hanno sferrato dallo Yemen migliaia di attacchi missilistici e di droni in Arabia Saudita per vendicarsi delle decine di migliaia di yemeniti uccisi dalle bombe saudite.

Nel 2019 l’Aramco aveva subito un grave attacco agli impianti di Abqaiq e Khurais che in un solo giorno avevano tagliato della metà la produzione di petrolio del regno saudita. Abqaiq, nella provincia orientale, è il più grande impianto di lavorazione di petrolio e i stabilizzazione del greggio al mondo con una capacità di lavorazione di oltre 7 milioni di barili al giorno. Khurais è il secondo giacimento petrolifero saudita, con una capacità di pompare circa 1,5 milioni di barili al giorno.

Gli attacchi degli Houthi del 2019 erano stati i più grandi alle infrastrutture petrolifere saudite dall’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein nel 1990, quando l’esercito iracheno lanciò missili Scud contro l’Arabia saudita.