Accordo Russia – Mongolia per la progettazione del gasdotto Soyuz Vostok che porterà il gas artico in Cina

Energia e guerra: l’Ue non esclude Gazprombank dalla swift. E la lobby nucleare Usa chiede di non boicottare l’uranio russo

Bonelli: «Ipocriti. Ogni giorno Putin incassa 700 milioni di dollari dalla vendita di gas all’Europa e ci finanzia la guerra»

[2 Marzo 2022]

Nella lista nera delle banche russe escluse dall’Ue dal sistema di pagamenti Swift ci sono Vtb Bank, Bank Rossiya, Bank Otkritie, Novikombank, Promsvyazbank, Sovcombank e Veb.rf, ma non il maggior gruppo bancario russo, Sberbank e, soprattutto la banca del gigante statale del gas russo: Gazprombank, una delle colonne portanti del sistema di potere putiniano.

Quindi l’Italia, mentre cerca nuove fonti di approvvigionamento in Paesi problematici e minaccia di riaprire le centrali a carbone, potrà continuare a pagare il metano russo come se la guerra non ci fosse. Almeno per ora, perché questa “sospensione” è avvenuta con  la scusa abbastanza evidente che così l’Europa si lascia la porta aperta per infliggere alla Russia via via sanzioni sempre più economicamente dolorose.

Una spiegazione che non convince molti, a partre dal co-portavoce di Europa Verde/Verdi Angelo Bonelli  che scrive sulla sua pagina Facebbok: «La decisione della Ue di bloccare dallo Swift sette banche russe tranne Gazprombank, la banca del colosso energetico russo, è un atto di grave ipocrisia che evidenzia come i Paesi europei preferiscano tutelare i propri interessi garantendosi le forniture energetiche dalla Russia tutelando un istituto bancario al quale bonificare l’acquisto del gas russo».

Bonelli ricorda quale sia il retroscena economico e la ricadita della decisione dell’Ue: «Ogni giorno la Russia di Putin, dalla vendita ad Europa, Usa e Gran Bretagna di 275 milioni di mc di gas e 3,5 milioni di barili di petrolio, incassa 700 milioni di dollari che vanno a finanziare la guerra criminale contro l’Ucraina e quindi l’industria bellica russa che conta oltre 2 milioni di occupati. La decisione che doveva essere assunta dalla UE e anche dall’Italia ovvero fermare l’economia di guerra russa che si finanzia dalla vendita del gas non è stata presa , questa è la vera arma che avrebbe indebolito Putin ed è un bruttissimo segnale nei confronti del popolo ucraino che non può ricevere la solidarietà solo con la decisione pericolosa dell’invio delle armi».

Bonelli conclude: «L’assenza di una strategia energetica del governo che vuole continuare a dipendere dal gas ed in particolare da quello russo è irresponsabile , perché se da oggi si sbloccassero le autorizzazioni per oltre 110 GW di impianti eolici e fotovoltaici riusciremmo ad uscire dalla dipendenza dal gas russo nei prossimi 2 anni».

Intanto, un’altra crepa al boicottaggio delle compagnie energetiche russe si sta aprendo anche negli Usa: come riferisce la Reuters, le compagnie nucleari statunitensi stanno esortando l’amministrazione Biden a non sanzionare le importazioni di uranio dalla Russia, che considerano cruciale per mantenere i prezzi interni dell’elettricità a un livello gestibile.

L’US National Energy Institute, un potente gruppo lobbistico che riunisce le compagnie statuinitensi che producono energia nucleare, comprese due delle più grandi utility statunitensi, Duke Energy Corp ed Exelon Corp, sta esercitando pressioni in questo senso sulla Casa Bianca.

Rispondendo a una domanda sulle pressioni della lobby nucleare, un portavoce della Casa Bianca ha detto che l’Amministrazione Biden «Sta ascoltando tutte le richieste dell’industria e continuerà a farlo mentre adottiamo misure per ritenere la Russia responsabile».

Quasi la metà dell’uranio che alimenta le centrali nucleari statunitensi proviene dalla Russia e dal Kazakistan e dall’Uzbekistan, alleati di Mosca e che appoggiano l’invasione dell’Ucraina.

Secondo i dati dell’US Energy Information Administration e della World Nuclear Association, le centrali nucleari producono circa il 20% dell’elettricità statunitense. Nonostante abbiano grandi riserve di uranio in Texas e nel Wyoming, gli Usa attualmente non producono uranio, soprattutto per l’impatto ambientale insostenibile che avrebbero le miniere e perché è più economiuco e meno “impegnativo” comprarlo all’estero.

Anche le sanzioni già prese contro la Russia da altri Paesi non coprono attualmente le vendite di uranio e la stessa Ucraina dipende dal combustibile nucleare russo per far funzionare le sue centrali sovietiche.  Solo la compagnia elettrica svedese Vattenfall AB, già la settimana scorsa, aveva annunciato che smetterà di acquistare uranio russo per i suoi reattori nucleari fino a nuovo avviso, anche a causa della situazione in Ucraina.

Tornando al gas, Gazprom ha annunciato di aver firmato un contratto per la progettazione di un gasdotto che fornirà alla Cina, passando dalla Mongolia, circa 50.000 milioni di m3 di gas all’anno. Il contratto per i lavori di progettazione e studio per la realizzazione del gasdotto Soyuz Vostok è stato firmato da capo di Gazprom, Alexei Miller, e dal vice primo ministro della Mongolia, Sainbuyangiin Amarsaijan e prevede l’appalto a società mongole per lo svolgimento di studi di ingegneria geodetica, ingegneria ambientale e archeologia.

Miller ha sottolineato che «Il lavoro sul progetto dell’oleodotto Soyuz Vostok sta procedendo a un buon ritmo. Il progetto è passato a una fase pratica.

Una volta completata, la sezione completerà l’estensione del gasdotto Sila Sibiri 2 che collegherà i giacimenti della Siberia occidentale con la Cina nord-occidentale. La sua capacità di esportazione potrebbe essere più di  1,3 volte superiore a  quella del gasdotto Sila Sibiri 1 che attualmente  fornisce  gas dal giacimento di Chayanda all’Estremo Oriente russo e alla Cina.

I lavori per la progettazione sono iniziati nel maggio 2020 dopo la firma nel 2019 di un memorandum d’intesa tra Gazprom e il governo mongolo. Si stima che i lavori di costruzione possano iniziare già nel 2024, mentre dovrebbe entrare in funzione nel 2027-2028.