Ecco come il Regno Unito vuole arrivare alle emissioni net zero entro il 2050

I conservatori: UK leader nel mondo per il net zero. I laburisti: strategia insufficiente e in ritardo

[20 Ottobre 2021]

Il governo conservatore britannico ha presentato quella che definisce «Una storica Net Zero Strategy che stabilisce come il Regno Unito garantirà 440.000 posti di lavoro ben retribuiti e sbloccherà 90 miliardi di sterline di investimenti nel 2030 nel suo percorso per porre fine al suo contributo al cambiamento climatico entro il 2050». .

Basandosi sul Piano in 10 punti del primo ministro Boris Johnson, la UK Net Zero Strategy definisce un piano economico completo «Per sostenere le imprese e i consumatori britannici nella transizione verso l’energia pulita e la tecnologia verde, riducendo la dipendenza della Gran Bretagna dai combustibili fossili investire in energia pulita sostenibile nel Regno Unito, ridurre il rischio di prezzi elevati e volatili in futuro e rafforzare la nostra sicurezza energetica» e assicura che «Gli impegni assunti sbloccheranno fino a 90 miliardi di sterline di investimenti privati ​​entro il 2030 e sosterranno 440.000 posti di lavoro ben retribuiti nelle industrie verdi nel 2030. Ciò fornirà la certezza alle imprese di supportare il Regno Unito nell’ottenere un vantaggio competitivo nelle ultime low-carbon – dalle pompe di calore ai veicoli elettrici – e nello sviluppo di fiorenti industrie verdi nei nostri centri industriali – dalla cattura del carbonio all’idrogeno, sostenuto da nuovi finanziamenti».

Il nuovi investimenti per attuare la strategia includono un extra di 350 milioni di sterline dell’impegno fino a 1 miliardo di sterline stanziato per supportare l’elettrificazione dei veicoli del Regno Unito e delle loro catene di approvvigionamento e altri 620 milioni di sterline per sovvenzionare infrastrutture per veicoli elettrici, in particolare punti di ricarica residenziali su strade locali, con piani per mettere altre migliaia di auto e furgoni a emissioni zero sulle strade del Regno Unito attraverso uno zero emission vehicle mandate mandato per veicoli a emissioni zero.

Il governo britannico è al lavoro anche per «Dare il via alla commercializzazione di carburante per aviazione sostenibile (sustainable aviation fuel  – SAF) realizzato con materiali sostenibili come i rifiuti domestici, i gas di scarico dell’industria, il carbonio catturato dall’atmosfera e l’elettricità in eccesso che, in base al ciclo di vita, producono oltre il 70% in meno di emissioni di carbonio rispetto carburante tradizionale per aerei. La nostra ambizione è quella di consentire la consegna del 10% SAF entro il 2030 e sosterremo l’industria del Regno Unito con 180 milioni di sterline in finanziamenti per supportare lo sviluppo degli impianti SAF nel Regno Unito».

140 milioni di sterline andranno all’Industrial Hydrogen Revenue Support Scheme per accelerare la cattura del carbonio e dell’idrogeno, «Colmando il gap tra i costi dell’energia industriale tra gas e idrogeno e aiutando i progetti di idrogeno verde a decollare – dicono al governo – Due cluster di cattura del carbonio – Hynet Cluster nell’Inghilterra nord-occidentale e nel nord del Galles e l’East Coast Cluster a Teesside e Humber – metteranno i nostri centri industriali in prima linea in questa tecnologia negli anni 2020 e rivitalizzeranno le industrie del Mare del Nord, sostenuti da 1 miliardo di sterline del governo a sostegno». Altri 500 milioni di sterline in più andranno a progetti di innovazione per lo sviluppo delle tecnologie verdi del futuro, portando il finanziamento totale per la ricerca e l’innovazione  net zero ad almeno 1,5 miliardi di sterline. «Questo supporterà le idee e le tecnologie più pionieristiche per decarbonizzare le nostre case, industrie, terra ed energia».

3,9 miliardi di sterline di nuovi finanziamenti andranno alla decarbonizzazione del riscaldamento e degli edifici, incluso il nuovo programma di adeguamento triennale per le caldaie da 450 milioni di sterline, «In modo che le case e gli edifici siano più caldi, più economici da riscaldare e più puliti da gestire».

Il Nature for Climate Fund riceverà  124 milioni di sterline per rispettare gli impegni presi dal governo britannico a ripristinare circa 280.000 ettari di torbiere in Inghilterra entro il 2050 e a triplicare i boschi in Inghilterra per rispettare l’obiettivo di creare almeno 30.000 ettari di boschi all’anno in tutto il Regno Unito entro la fine del mandato parlamentare di questa legislatura.

Ma la misura che farà storcere il naso alle associazioni ambientaliste sono sicuramente i 120 milioni di sterline per lo sviluppo di progetti nucleari attraverso il Future Nuclear Enabling Fund e il governo assicura che «Rimangono numerosi siti ottimali, incluso il sito Wylfa ad Anglesey. Finanziamenti come questo potrebbero supportare il nostro percorso verso la decarbonizzazione del sistema elettrico del Regno Unito 15 anni prima dal 2050 al 2035».

In una nota dai toni trionfali il governo britannico sottolinea che «Le politiche e la spesa portate avanti nella Net Zero Strategy significano che dal Piano in dieci punti , abbiamo mobilitato 26 miliardi di sterline di investimenti di capitale del governo per la rivoluzione industriale verde. Dal lancio del Piano in dieci punti sono stati assicurati anche più di 5,8 miliardi di sterline di investimenti esteri in progetti verdi , insieme ad almeno 56.000 posti di lavoro nelle industrie pulite del Regno Unito – e altri 18 accordi sono stati definiti al Global Investment Summit per sostenere la crescita in settori vitali come l’energia eolica e a idrogeno, le abitazioni sostenibili e la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Attraverso misure di efficienza energetica, riduzione dei costi delle energie rinnovabili e altro ancora, le misure della strategia significano anche che le bollette energetiche delle persone saranno inferiori entro il 2024 rispetto al non intervenire, in particolare con l’aumento dei prezzi del gas. Essendo la prima grande economia a impegnarsi per legge al net zero entro il 2050 e che ospita lo storico vertice sul clima COP26 delle Nazioni Unite, il Regno Unito sta guidando gli sforzi internazionali e ponendo le basi da seguire per i Paesi di tutto il mondo. Finora il Regno Unito ha raggiunto tutti i budget relativi al carbonio: l’odierna Net Zero Strategy  definisce politiche e proposte chiare per soddisfare il nostro quarto e quinto budget per il carbonio e ci mantiene sulla buona strada per il budget 6 del carbonio, il nostro ambizioso Nationally Determined Contribution (NDC), stabilisce al contempo una visione per un’economia decarbonizzata nel 2050».

Il premier Boris Johnson ha commentato: «Il percorso del Regno Unito per porre fine al nostro contributo al cambiamento climatico sarà lastricato di posti di lavoro ben pagati, miliardi di investimenti e fiorenti industrie verdi, alimentando la nostra rivoluzione industriale verde in tutto il Paese. Muovendoci per primi e intraprendendo azioni audaci, costruiremo un vantaggio competitivo determinante nei veicoli elettrici, nell’eolico offshore, nella tecnologia di cattura del carbonio e altro, supportando al contempo persone e aziende lungo il percorso. Con l’importante vertice sul clima COP26 proprio dietro l’angolo, la nostra strategia dà l’esempio anche ad altri Paesi per ricostruire più green mentre guidiamo la carica verso il net zero globale».

Il segretario britannico al business e all’energia Kwasi Kwarteng ha ricordato che «C’è una corsa globale per sviluppare nuove tecnologie verdi, avviare nuove industrie e attirare investimenti privati. I Paesi che prendono i benefici di questa rivoluzione industriale verde globale godranno di una crescita e di una prosperità senza rivali per i decenni a venire – ed è nostro compito garantire che il Regno Unito sia in forma. Il piano odierno non solo sbloccherà miliardi di sterline di investimenti per aumentare il vantaggio competitivo del Regno Unito nelle tecnologie verdi, ma creerà migliaia di posti di lavoro in nuove industrie a prova di futuro, dimostrando chiaramente che il rispetto dell’ambiente e la crescita economica vanno di pari passo. Sia le strategie Net Zero che Heat and Building si basano sul Piano in dieci punti del Primo Ministro nel novembre 2020 che ha gettato le basi per una rivoluzione industriale verde, avviando miliardi di sterline di investimenti in industrie nuove e verdi per aiutare a livellare il paese. Ad oggi, il Regno Unito si è decarbonizzato più velocemente di qualsiasi altro Paese del G7».

Insieme a queste due strategie è sto pubblicato il rapporto analitico “Net Zero Review” di HM Treasury, che esplora le questioni chiave della decarbonizzazione del Regno Unito, aiutando a costruire un quadro di delle arre con maggiori opportunità  dei fattori da prendere in considerazione quando si progetta una politica di decarbonizzazione. La conclusione del rapporto è che «Mentre ci sono costi per raggiungere il net zero, il costo dell’inazione è molto più alto».

Ma l’opposizione laburista non condivide il trionfalismo dei conservatori e nel suo intervento in Parlamento il ministro ombra per il business, l’energia e la strategia industriale, Ed Milliband ha rivolto al governo due domande sulla nuova strategia:  «Chiude finalmente l’enorme divario tra le promesse del governo e la realtà? E realizzerà gli investimenti pubblici essenziali per garantire che la transizione verde sia equa e crei posti di lavoro? Temo che la risposta ad entrambe le domande, nonostante quanto affermato dal ministro, sia no. Questo piano non è all’altezza del compito. E mentre ci sono modesti investimenti a breve termine, non c’è niente come l’impegno che crediamo sia richiesto. E sappiamo perché. Quando è stato chiesto nel fine settimana quale sia l’approccio del Tesoro a questi problemi, una fonte del BEIS (Department for Business, Energy and Industrial Strategy, ndr)  ha detto: “ Non sono negazionisti del cambiamento climatico, ma stanno enfatizzando i rischi a breve termine, piuttosto che i bisogni a lungo termine…”. Le impronte digitali del Cancelliere sono dappertutto su questi documenti, e non in senso positivo».

Lord Nicholas Stern, presidente del Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment, ha detto che «Il piano richiederà forti investimenti e innovazione e genererà una nuova e attraente forma di crescita». Ma ha avvertito che «Le famiglie a basso reddito avranno bisogno di sostegno». E Dan Lunt, professore di scienze climatiche  all’Università di Bristol, ha definito l’approccio della strategia «Un volo debole e poco ambizioso».

Gli ambientalisti britannici stanno esaminando le cifre esposte dal governo per vedere se la promessa della decarbonizzazione dell’economia entro il 2050 è plausibile, ma intanto fanno notare che nella strategia non c’è nessun riferimento al consumo di meno carne, che secondo gli stessi consiglieri del governo è necessario, e che la strategia per l’aviazione, che non pone alcun vincolo al volo ed è contraria alle opinioni dei consulenti. Mentre per il nucleare si propongono mini-centrali che sono ancora a livello sperimentale e che non garantiscono né la sicurezza – proprio come il grande nucleare – né l’economicità e il risultato ambientale dell’investimento.

Milliband, che è stato anche premier britannico e segretario del Labour Party, ha sottolineato che «Abbiamo aspettato per mesi la Heat and Building Strategy, è una grande delusione.  Siamo nel mezzo di una crisi dei prezzi dell’energia causata da un decennio di inattività. Le emissioni degli edifici sono oggi più elevate rispetto al 2015.Il più grande programma singolo che potrebbe fare la differenza è un piano decennale casa per casa, strada per strada per l’isolamento per ridurre le bollette, le emissioni e garantire la sicurezza energetica. Ci sono 19 milioni di case al di sotto della fascia C EPC che necessitano di un adeguamento. Le migliori stime sono che le proposte di oggi aiuteranno solo una piccola frazione di quella cifra. Il ministro può spiegare dove si trova il piano di retrofit a lungo termine di cui abbiamo bisogno? Il BEIS lo ha sostenuto ed è stato respinto dal Tesoro o non ha sostenuto il caso? Sulle pompe di calore, l’obiettivo del governo dice che abbiamo bisogno di 600.000 case all’anno che installino pompe di calore entro il 2028. Ma ne stanno finanziando solo 30.000 all’anno, aiutando solo 1 su 250 famiglie collegate alla rete del gas. Perché il suo piano sulle pompe di calore è così al di sotto di quanto richiesto?

Per quanto riguarda i trasporti,  i laburisti sono d’accordo con il passaggio alle auto elettriche, ma dicono che «Dobbiamo renderlo equo per i consumatori. Avremmo dovuto perlomeno avere prestiti a lungo termine a tasso zero per ridurre i costi di acquisto di auto elettriche Qual è il piano per rendere le auto elettriche accessibili a tutti e non solo ai più ricchi?»

Ma Milliband è ancora più nuclearista di Johnson  e lo ha accusato di non averlo mezionato nel suo discorso in Parlamento: «Abbiamo assistito a un decennio di inerzia su questo tema. Perché non c’è ancora nessuna decisione sul nuovo nucleare. Il mancato investimento non riguarda solo se questa transizione è equa per i consumatori, ma anche per i lavoratori delle industrie esistenti. Prendete l’acciaio, arrivare allo net zer ocosterà 6 miliardi di sterline all’industria siderurgica. Se vogliamo un’industria siderurgica, dovremo condividere i costi con il settore privato. Un fondo di 250 milioni di sterline per l’acciaio pulito semplicemente non assicurerà il futuro della nostra industria. Può dirci quali sono le sue stime sui bisogni dell’industria siderurgica e come pensa che possano essere soddisfatte? Lo stesso vale per gli investimenti in nuove industrie come l’idrogeno.  IN questre aree c’è una gara globale e il Regno Unito non sta andando avanti ma sta rimanendo indietro. La Germania offre 9 miliardi di sterline per una nuova strategia sull’idrogeno… il Regno Unito 240 milioni di sterline».

Il giudizio dei laburisti è negativo anche su altro: «Vediamo lo stesso modello su tutta la linea, compreso l’uso del suolo, l’industria e i trasporti e, a causa di questo mancato investimento, rimane un ampio divario tra le promesse e la realtà. Ed è stato molto evidente dalle parole dei ministri che non hanno detto che questo piano raggiunge l’obiettivo per il 2035, il sesto bilancio del carbonio, sicuramente un prerequisito fondamentale di questa strategia al 2050. Potrebbe dirci se le politiche in questo documento soddisfano effettivamente il sesto bilancio del carbonio o se non raggiunge lo net zero per meno della metà? Non è vero che nonostante centinaia di pagine di piani, strategie e aria fritta, c’è ancora un abisso tra la retorica e la realtà? Questo piano non ci darà  la transizione equa e prospera di cui abbiamo bisogno, pari alla portata dell’emergenza che dobbiamo affrontare».