La buona notizia è che entro il 2050 possiamo arrivare ad un mondo carbon neutral
Domanda di energia e Covid: impatto 7 volte peggiore della crisi del 2008
Lo sostiene il MED & Italian Energy Report, lavoro di ricerca annuale frutto della collaborazione tra SRM e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino
[24 Luglio 2020]
Entro il 2050 possiamo arrivare ad un mondo carbon neutral. Lo sostiene il MED & Italian Energy Report, lavoro di ricerca annuale appena presentato e frutto della collaborazione tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino. La quantità di emissioni di carbonio energy-related, viene spiegato, è pari ad oltre l’85% delle emissioni globali di CO2. Queste sono aumentate negli anni, ma dovrebbero ridursi del 52% entro il 2040, con l’obiettivo di arrivare ad un mondo carbon neutral entro il 2050. Un traguardo a dir poco ambizioso, che tutti ci auguriamo, anche perché dall’emergenza Covid si è visto che, potenzialmente, tutto è possibile se l’uomo volesse, ovviamente ‘governando’ i processi e non subendoli, visto che l’impatto del coronavirus ad esempio proprio sulla domanda di energia nel 2020, si legge sempre nel rapporto, sarebbe “oltre 7 volte maggiore rispetto a quello avuto dalla crisi finanziaria del 2008-2009”.
Dunque testa bassa verso il carbon neutral, in un quadro dove le energie rinnovabili ovviamente la faranno da padrone, riducendo così le emissioni climalteranti. Situazione che in parte si è verificata a piccole dosi grazie al “doping” dell’emergenza Covid-19 che ha ridotto tutti i consumi di energia.
L’Italia, ad esempio, è stato il primo paese occidentale ad essere colpito dalla pandemia con importanti impatti sull’attività economica. I consumi elettrici sono calati nel mese di marzo del 10%. Il picco negativo è stato raggiunto a metà aprile, con -17% rispetto agli stessi mesi dello scorso anno. Da maggio la riduzione invece è molto più contenuta, nell’ordine dell’8%, seguendo gli scenari di riapertura parziale e completa. Le maggiori riduzioni si sono registrate nelle aree nord e centro-nord. Nel mese di maggio la quota di domanda coperta da fonti rinnovabili ha raggiunto il 50%; quella coperta solo da fonti non convenzionali (fotovoltaico ed eolico) il 20%. La copertura massima della domanda oraria da fonti rinnovabili ha raggiunto valori dell’ordine del 90% mentre la quota oraria massima di fonti intermittenti ha superato il 70%.
Va ricordato che se a livello di produzione energetica il nostro Paese è autosufficiente, l’Italia è ancora fortemente dipendente dall’estero per le importazioni di combustibili fossili, cosa che ci rende vulnerabili quanto a sicurezza energetica. C’è tutto l’interesse, quindi, a sviluppare efficienza, risparmio energetico e fonti rinnovabili. La dipendenza energetica dall’estero pari al 74,5%, alla quale contribuiscono maggiormente le forti importazioni di petrolio e, soprattutto, il gas naturale.
Per il gas la dipendenza del nostro Paese dalle importazioni è pari al 93% (contro una media europea di circa il 70%). Il gas naturale arriva in Italia prevalentemente attraverso gasdotti. Le importazioni via gasdotto (circa 59 miliardi di metri cubi) sono pari all’87% delle importazioni totali. Il primo fornitore di gas naturale in assoluto è la Russia con il 48% delle importazioni italiane, davanti all’Algeria (26%).
Le importazioni nette di petrolio hanno soddisfatto oltre il 90% della domanda, sebbene siano diminuite complessivamente del 4,4% rispetto all’anno precedente. Il primo fornitore di petrolio dell’Italia è l’Azerbaijan che incide sul totale per il 19%, seguito da Iraq (14,9%) e Arabia Saudita (11,7%).
La quota delle rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico ed eolico) sulla produzione netta di elettricità è del 32%. La fonte idroelettrica, che oltre a confermarsi quella maggiormente utilizzata (43% della generazione totale da FER), mostra un rilevante incremento della produzione rispetto all’anno precedente (+36%), legato a una ripresa della piovosità rispetto ai minimi storici registrati nel 2017.
Tornando alla situazione mondiale, al momento sono quattro i paesi/aree geografiche che incidono per circa il 60% delle emissioni: la Cina in testa con il 30%, seguita da Stati Uniti (14%), Unione Europea (9%) e India (7%).
I consumi sono molto concentrati: 5 paesi (Cina, Stati Uniti, India, Russia e Giappone) consumano il 52% dell’energia mondiale. Stati Uniti e Cina guidano la crescita nei consumi. Questi paesi insieme all’India sono i responsabili del 70% dell’incremento della domanda globale di energia. In particolare, Stati Uniti e Cina si distinguono per l’aumento dei consumi di Oil&Gas.
Le fonti rinnovabili, però, viene spiegato sempre nel rapporto “crescono a ritmi sostenuti. A fine 2019, la capacità di generazione rinnovabile a livello mondiale era pari a 2537 GW, con un +7,4% rispetto all’anno precedente”. A prevalere è l’idroelettrico (47% del totale, 1190 GW di capacità installata, al netto dei pompaggi); poi eolico e solare rappresentano poi la maggior parte del resto, con una capacità installata rispettivamente di 623 GW (25%) e 586 GW (23%). Eolico non certamente in Italia, ma nel resto del mondo davvero sta correndo.
Tra il 2010 ed il 2019 sono stati investiti 2,6 trilioni di dollari in nuova capacità rinnovabile (per tutte le fonti escluso il grande idroelettrico). A solare ed eolico è stata destinata la quasi totalità dell’importo: 1,3 trilioni di dollari (pari al 52% del totale) al solare; 1 trilione di dollari (pari al 41% del totale) all’eolico.
Come detto, i dati 2020 sono figli dell’emergenza Covid-19: per l’anno in corso si prevede una contrazione pari al 6%. L’impatto del Covid-19 sulla domanda di energia nel 2020 sarebbe – com detto in premessa – oltre 7 volte maggiore rispetto a quello avuto dalla crisi finanziaria del 2008-2009.
Nel primo trimestre 2020 la domanda di carbone è scesa dell’8% (si stima -8% anche per tutto il 2020), la domanda di gas del 2% (-4% per 2020); i mercati più maturi in Europa, Nord America e Asia potrebbero registrare i maggiori cali, rappresentando il 75% della diminuzione complessiva).
Ha tenuto solo la domanda di energie rinnovabili (+1,5%, bene anche in Italia), trainata dalla maggiore capacità installata e dalla priorità di dispacciamento. Anche la domanda di petrolio è stata fortemente colpita, in calo di quasi il 5% nel primo trimestre (-9% per il 2020), principalmente a causa della riduzione della mobilità e del traffico aereo, che rappresentano quasi il 60% della domanda mondiale. A fine marzo, il trasporto su strada si era ridotto della metà rispetto alla media del 2019 e quello aereo del 60%.
La richiesta di energie rinnovabili dovrebbe peraltro aumentare a causa dei bassi costi operativi e dell’accesso preferenziale a molti sistemi di alimentazione. Dopo aver superato il carbone per la prima volta nel 2019, le fonti pulite allungheranno il loro vantaggio raggiungendo il 40% della produzione globale di elettricità, con 6 p.p. in più rispetto al carbone. La generazione di elettricità da eolico e fotovoltaico continua ad aumentare nel 2020 grazie ai nuovi progetti completati nel 2019 e all’inizio del 2020.
Grazie a questi andamenti, le emissioni globali di CO2 potrebbero contrarsi dell’8% (pari a quasi 2,6 Gt), tornando ai livelli di 10 anni fa: si tratta però di uno stop solo temporaneo, non appena la macchina economica mondiale ripartirà a pieno ritmo il rischio più che concreto – vista anche l’esperienza già maturata con la crisi di un decennio fa – è quello di un rimbalzo delle emissioni. Da scongiurare attraverso una transizione ecologica, che alle nostre latitudini prende oggi il nome del Green deal europeo.