Commissione Ue e lobby delle Big Energy, dopo Parigi non è cambiato niente

CEO: la lobby dei fossili sta cucinando il clima insieme a Cañete e Šefčovič

[8 Giugno 2016]

Corporate Europe Observatory (CEO) ha pubblicato la nuova ricerca “Commission and Big Energy keep cooking the climate, despite Paris Agreement” che dimostra che «I lobbisti dell’industria dei combustibili fossili godono ancora dell’accesso privilegiato alla Commissione europea, nonostante l’accordo globale per affrontare il cambiamento climatico di sei mesi fa a Parigi».

Lo studio del CEO ha esaminato tutte le riunioni con le lobby che, dal primo dicembre 2015, quando si è tenuta la COP21 Unfccc che ha firmato l’accordo di Parigi, al 2 maggio 2016, hanno coinvolto il commissario europeo al clima e all’energia, Miguel Arias Cañete, e il vicepresidente della Commissione Ue per  Unione energia, Maroš Šefčovič ed è arrivato alla conclusione che «Dei 163 incontri con i lobbisti, il 71% sono stati con l’industria, il 17% con le ONG, l’8% con centri e istituti di ricerca e solo il 5% sono stati fatti con le organizzazioni sindacali».

Pascoe Sabido, un ricercatore e attivista di Corporate Europe Observatory, evidenzia che «Sono passati 6 mesi da quando l’Ue ha firmato l’accordo di Parigi, ma la nostra ricerca dimostra che la Big Energy sta godendo di un alto livello di accesso privilegiato ai commissari top climate. Se l’Ue vuole che il mondo creda che stia seriamente lottando contro il cambiamento climatico, deve porre fine alla stretta relazione con le industri che ne sono il maggior responsabile e lo stanno causando».

Da quando è diventato commissario Ue nel novembre 2014, Cañete – che è di nuovo nei guai in Spagna per i Panama papers e scandali legati all’edilizia – il suo ufficio ha avuto 164 incontri con i rappresentanti delle industrie dei combustibili fossili e solo 20 incontri con i rappresentanti delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. Cañete ha avuto personalmente 34 incontri con i lobbisti delle fonti fossili e solo 7 con quelli delle rinnovabili, un rapporto di 5 a 1, ma Šefčovič ha fatto anche peggio: ha incontrato 22 volte le Big Energy e solo 2 le industrie delle rinnovabili: un rapporto di oltre 10 a 1 che la dice lunga su quali siano le “simpatie” della Commissione europea.

E lo studio ha rivelato un altro aspetto imbarazzante: gli incontri con le aziende spagnole hanno rappresentato un terzo del totale di 69 incontri tra Cañete e i suoi consiglieri con lobbisti del petrolio e del gas. Ceo dice che Cañete, che aveva forti interessi nell’industria petrolifera, fatica a staccarsi dai suoi vecchi compagni di affari.

Insomma dice Ceo; dopo Parigi poco è cambiato e l’Unione europea che fa ufficialmente la virtuosa poi «Si è impegnata ad ampliare in maniera massiccia le forniture di gas naturale – sia a gas convenzionale che da fracking – e continua a mettere sul tavolo gli accordi di libero scambio, come quello in corso di negoziazione con gli Stati Uniti, il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), prima del clima».