L’intervento russo sconvolge l’equilibrio “americano” e le alleanze in Medio Oriente

Bombe russe sulla Siria e offensiva terrestre contro lo Stato Islamico

La Turchia minaccia di non comprare più la centrale nucleare e il gas russo

[8 Ottobre 2015]

I Russi sembrano determinati a dare una svolta al conflitto siriano  e lo hanno dimostrato ieri, quando 4 navi del la flotta del Mar Caspio, ad oltre 1.500 Km dal teatro di guerra, hanno lanciato 26 missili da crociera Kalibr (simili a Tomawak statunitensi) che hanno distrutto 11 obiettivi nella Siria occupata dallo Stato Islamico e probabilmente da altre milizie integraliste finanziate dall’Arabia Saudita e dal Qatar.

Ringalluzzite dall’evidente panico che i missile e la cinquantina di aerei da combattimento russi Su-24M, Su-25 e I nuovi  Su-34 polivalenti stanno seminando tra le milizie integraliste, oggi le truppe dell’esercito siriano fedele al presidente  Bashir al Assad (probabilmente rafforzate dagli Hezobollah libanesi e dai pasdaran “volontari” iraniani” hanno lanciato un’offensiva terreste contro lo Stato Islamico/Daesh nelle province di Hama e Idlib, preceduta e accompagnata dagli attacchi degli aerei russi contro i jihadisti.

Secondo il viceministro degli esteri siriano Faysal Mikdad (ma non è l’unico a pensarlo),   «I Raid aerei russi affettuati nel corso di questi ultimi giorni sono molto più efficaci delle azioni della Coalizione (a guida Usa, ndr) realizzate da un anno».

E’ chiaro che i missili Kalibr russi hanno attraversato i cieli di Iran e Iraq con il consenso di questi due Paesi, sempre più vicini a Mosca, così come è chiaro che i russi e la dittatura di Assad hanno stretto sul campo un’alleanza con le forze progressiste ed autonomiste Kurde del Rojava che sono state le uniche a battere sul terreno i miliziani neri dello Stato Islamic/Daesh e che son viste come il fimo negli occhi dalle altre milizie islamiste che combattono il regime.

L’intervento russo ha rotto anche il gioco del presidente turco Recep Tayyipp Erdogan  che aveva approfittato della scusa della lotta comune al Daesh per attaccare in realtà i kurdi del Rojava e del PKK e per scatenare una campagna nazionalistica in occasione delle nuove elezioni anticipate. Oggi Erdogan ha annunciato che, dopo la violazione dello spazio aereo turco da parte di un caccia russo Su-30,  Ankara potrebbe rivedere i suoi acquisti di gas russo e ha sottolineato che «La Russia deve essere sensibile a questi problemi. Siamo l’acquirente numero uno del gas naturale russo. La perdita della Turchia sarebbe grave per la Russia. In caso di bisogno, la Turchia è in grado di comprare gas naturale in altri posti». Verrebbe da chiedersi dove, visto che Iran e Iraq potrebbero chiudere i rubinetti ad Ankara.

Erdogan però cerca di toccare Putin dove fa più male: l’economia e ha minacciato anche di  rivedere la questione della costruzione della centrale nucleare di Akkuyu, ch dovrebbe essere realizzata dai russi: <Se non saranno i russi a costruire la centrale, ci sarà sempre qualcun altro per farlo».

La violazione dello spazio aereo turco è chiaramente una scusa, visto che la Turchia da anni  viola impunemente lo spazio aereo dell’Iraq per bombardare i kurdi e che ha spesso messo in piedi provocazioni aeree in Siria per cercare lo scontro con il regime di Assad.

Secondo il  giornale satirico francese Le Canard enchaîné, noto per le sue inchieste, i piloti della Coalizione a guida Usa avrebbero ricevuito l’ordine di non colpire le basi e i miliziani islamisti del Fronte al Nusra, e sottolinea che «La Turchia (membro della Nato), l’Arabia Saudita e il Qatar (alleati e clienti degli Stati Uniti e della Francia) armano e finanziano questo Esercito della Conquista, una forza diretta dal Fronte al Nusra (branca siriana di Al Qaeda». E’ in questo scenario che il nostro governo è tentato di infilarsi con qualche ininfluente attacco aereo, per confermare una fedeltà atlantica che altri calpestano ogni giorno sotto i cingoli.

La verità è che l’attacco russo ha fatto emergere tutte le contraddizioni delle politiche occidentali ed arabe in Medio oriente.

Per gli americani è davvero difficile dire che i russi violano il diritto internazionale quando bombano obiettivi in Siria – dove comunque sono stati chiamati da un governo che ha ancora un seggio all’Onu – mentre loro possono fare altrettanto a capo di una Coalizione di 60 Paesi, alcuni dei quali – uno per tutti l’Arabia Saudita – fanno impallidire la dittatura di Assad per la sistematica violazione dei diritti umani.

Il peccato originale della mattanza siriana deriva proprio dal fatto di voler abbattere una dittatura sgradita  utilizzando forze estremiste e integraliste finanziate e armate dalle monarchie assolute del Golfo e addestrate da occidentali e turchi. Così come è abbastanza ridicolo stracciarsi le vesti per la distruzione di Palimirya da parte dello Stato Islamico e far finta di non vedere la distruzione di Sana’ a  e delle altre magnifiche città dello Yemen da parte dei bombardieri sauditi e dei loro alleati arabi.

Così come è pura propaganda, da una parte e dall’altra, contare i bambini morti per i raid russi o per i barili esplosivi lanciati dagli elicotteri di Assad, o per i “danni collaterali” dei raid della Coalizione a guida Usa in Siria e in Iraq o dei Sauditi nello Yemen. Si tratta quasi sempre e troppo spesso di vittime innocenti, di bambini, donne, vecchi… esseri umani che vogliono pace e che si trovano nella morsa mortale di un gioco geopolitico ed energetico che sembra impazzito e che probabilmente lo è. Un gioco nel quale l’Onu (e l’Europa) sembra aver perso ogni ruolo, ridotto a puro osservatore del caos, a soccorritore di profughi, mentre le grandi potenze si accusano reciprocamente di aver commesso gli stessi orrori.