Blue Deal per l’energia dal mare. La transizione energetica punta sul Mediterraneo

Un progetto europeo coordinato dall’università di Siena che punta all’autosufficienza energetica delle piccole isole

[15 Luglio 2020]

Ha preso il via il progetto europeo Blue Deal «per portare nei Paesi mediterranei tecnologie e soluzioni “su misura” per sfruttare l’energia dal mare». Coordinatrice è l’università di Siena e partecipano altri 12 partner. ENEA, università di Zagabria (Croazia),  Centre for Renewable Energy Sources and Saving (Grecia), Cyprus Energy Agency e Malta Marittima Agency; Business Innovation Centre of Valencia; Dynamic Vision, INDACO2, Geoimaging Limited e U-SPACE, Andalusian Cluster of Renewable Energies and Energy Efficiency (Spagna); National Agency of Natural Resources of Albania. Nell’arco di tre anni i partner avvieranno molte iniziative nelle diverse aree costiere del Mediterraneo, per far conoscere alle comunità locali, alle amministrazioni e alle imprese le potenzialità dell’energia dal mare e i suoi positivi effetti su ambiente, economia e occupazione. Tra gli eventi in programma ci sono business forumopen day, un concorso scolastico e i Blue Deal testing lab, laboratori pensati per coinvolgere i cittadini e rafforzare la collaborazione tra ricerca, enti locali e aziende, in particolare le PMI. Tutto con l’obiettivo concreto di superare le attuali restrizioni tecniche e burocratiche alla diffusione della blue energy e di individuare soluzioni innovative, sostenibili e su misura per l’autosufficienza energetica delle piccole comunità, in particolare delle isole, anche in presenza di flussi turistici stagionali. Il risultato finale del progetto sarà la definizione di un piano comune per la diffusione di queste tecnologie nell’area mediterranea.

All’ENEA spiegano che «Con un finanziamento Ue di 2,8 milioni di euro, il progetto punta a sostenere una transizione energetica che includa l’energia dalle onde e dalle maree in un’area particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici. “I Paesi che si affacciano sul Mediterraneo spesso non considerano il mare una concreta risorsa di sviluppo economico né tantomeno una fonte di energia pulita su cui centrare le strategie energetiche nazionali e regionali».

La responsabile ENEA del progetto, Maria Vittoria Struglia, ricercatrice del Laboratorio di modellistica climatica e impatti, sottolinea che «Dobbiamo lavorare per favorire la diffusione delle informazioni, l’innovazione tecnologica e l’iniziativa imprenditoriale. Con il progetto Blue Deal vogliamo affrontare queste sfide e offrire strumenti hi-tech e informativi adeguati, che permettano di valorizzare sempre di più la risorsa mare nel rispetto dell’ambiente e a beneficio delle comunità locali e del loro sviluppo».

Il coordinatore del progetto, Simone Bastianoni dell’università di Siena, agiunge: «Blue Deal nasce dalle precedenti esperienze dei due progetti Interreg Med, MAESTRALE e PELAGOS, e mira a capitalizzarne i risultati. Dimostreremo che è possibile pianificare una transizione energetica che includa l’energia dal mare e forniremo esempi pratici in diversi luoghi dell’area mediterranea.

Finora il primo caso studio affrontato dagli esperti è stata Malta, che nel 2016 ha approvato un Piano di Sviluppo che menziona la risorsa energetica marina. I  partner di Blue Deal  hanno organizzato un evento online, che ha permesso di testare in modo preliminare la possibilità di includere concretamente l’energia dal mare nella pianificazione delle sue aree costiere.

Ma all’ENEA ricordano che «L’Italia è il primo Paese del Mediterraneo per finanziamenti pubblici all’energia dal mare con quasi 5 milioni di euro nel 2019; in Spagna il piano per le energie rinnovabili 2011-2020 illustra in dettaglio una politica di energia pulita che punta a ottenere 750 MW di energia eolica offshore e 100 MW di energia delle onde entro quest’anno. Poi c’è la Grecia, dove sono state installate 300 turbine eoliche offshore per rifornire di energia green le isole che non sono collegate alla rete nazionale».

La Struglia conclude: «Insomma, anche se il divario con i Paesi del Nord Europa è ancora ampio, il bacino del Mediterraneo ha certamente un enorme potenziale di sfruttamento di energia dal mare, che non tarderà a utilizzare».