Bagnore 4, l’Ars pubblica le carte: «Nessun parere negativo» sull’impatto sanitario

Nel mentre il Consiglio regionale chiede lo stato di calamità naturale per l’Amiata: nel mirino, però, c'è il cambiamento climatico

[14 Aprile 2016]

Dietro al record storico raggiunto l’anno scorso dalla geotermia toscana c’è soprattutto lei, Bagnore 4. Quasi 6 miliardi i KWh prodotti in Toscana nel 2015 da fonte geotermica – circa il 27% del fabbisogno elettrico regionale –, che hanno permesso di risparmiare l’immissione in atmosfera di oltre 3,9 milioni di tonnellate di CO2 e 1,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio: un argomento assai solido per quanti chiedono – magari andando anche a votare Sì al referendum atteso questa domenica in tutta Italia – che si concretizzi finalmente l’attesa transizione da un’economia a combustibili fossili a una più sostenibile.

Le dimensioni della sostenibilità sono però tre, con quella sociale ad affiancare ambiente ed economia, e valgono solo se considerate in modo unitario. E proprio sotto il profilo sociale, o meglio sanitario, la centrale di Bagnore 4 è invece finita in questi giorni in un turbinio di accuse incrociate. Durante il recente convegno “Geotermia: focus Toscana” organizzato dalla rete Nogesi (in un auditorium messo a disposizione dalla Regione Toscana), l’architetto ed ex dirigente regionale ora in pensione Fabio Zita ha dichiarato che l’Ars (Agenzia regionale di sanità) avrebbe prima inviato un parere negativo alla realizzazione del progetto, ribaltato dopo due settimane in parere positivo dietro – si paventa – possibili pressioni indebite. «Le conseguenze di tutto ciò – ha incalzato Zita – sono state la delega tolta all’assessore Bramerini sulla Via e il mio allontanamento come responsabile del settore Via e trasferimento al settore Paesaggio». Giovanni Barbagli, oggi capogruppo di minoranza nel Consiglio comunale di Cinigiano ed ex presidente dell’Ars, sembra rafforzare questa tesi: «Ci voleva solo il coraggio di Fabio Zita per scoperchiare il pentolone geotermia. Una denuncia gravissima, che sarebbe rimasta sepolta in Regione se l’ex dirigente non avesse raccontato come andarono le cose. Io stesso, che all’epoca ero presidente dell’Agenzia regionale di sanità, non sapevo nulla del primo parere negativo».

Accuse pesanti, alle quali la Regione e l’attuale direttore dell’Ars rispondono rendendo di pubblico dominio le carte dei pareri finite sotto accusa (che ripubblichiamo in allegato, ndr). «Le affermazioni riportate dall’architetto Fabio Zita sulla stampa sul parere di Ars per la Valutazione di impatto ambientale della centrale geotermica di Bagnore 4 non sono corrette», argomenta il direttore dell’Agenzia Francesco Cipriani (qui il suo intervento integrale), ricostruendo in modo puntuale la dinamica dei fatti risalenti al 2012.

«Nel febbraio 2012, seguendo una procedura non usuale, l’allora responsabile del settore Via della Regione Toscana Fabio Zita chiede ad Ars un contributo» per una «una valutazione della documentazione da parte di Ars sulla sostenibilità degli impatti del progetto di Bagnore. Dunque, non una Vis – Valutazione di impatto sanitario, ma una sorta di parere tecnico aggiuntivo». Il 31 maggio 2012 l’Ars invia a Zita il documento «che tra le altre affermazioni, dice che le mappe di Enel non evidenziano popolazione esposta ad acido solfidrico a dosi medie o alte. E questo non è un parere negativo. La nota dice anche che poco sappiamo sull’esposizione della popolazione generale a dosi basse di acido solfidrico riportate da una sola mappa». Il documento, quindi, «nel suo complesso non esprime un parere negativo sulla Via. Pochi giorni – continua Cipriani – dopo riceviamo una telefonata di Zita che esprime la sua difficoltà ad utilizzare il nostro documento per la Via». Nei giorni segue un’ulteriore analisi delle carte «con il settore Energia della Regione Toscana, Arpat ed esperti di mappe dell’Enel». In data 18 giugno «Ars ha ritenuto opportuno inviare a Zita» la nota integrativa, che «chiariva questo passaggio. A nostro parere, comunque, il primo documento di Ars era già sufficientemente chiaro e come tale poteva essere già utilizzato nel giudizio sulla Via».

In conclusione, chiude Cipriani, «con la nota aggiuntiva abbiamo confermato e non cambiato il contenuto del primo documento». Il polverone però ormai si è alzato, con i cittadini del territorio amiatino allarmati e giustamente desiderosi di chiarimenti sotto il profilo sanitario.

Paradossi e cortocircuiti si sprecano. Anche la Regione, chiamata in causa, interviene nella diatriba affermando che Zita «dovrà assumersi pienamente la responsabilità di quanto dichiarato, e in questo senso è stata interessata l’avvocatura regionale confermando». Al contempo, una volta di più spiega che «non ci sono zone grigie, tutta la procedura che ha portato ad autorizzare la centrale di Bagnore 4 è stata limpida e rigorosa». Nel mentre, nelle aule del Consiglio regionale si approva all’unanimità  una mozione che chiede alla Giunta di «attivarsi al più presto con tutti gli strumenti possibili, anche chiedendo al Governo nazionale il riconoscimento dello stato di calamità naturale alle comunità comprese nei comuni di Arcidosso, Castel del Piano, Seggiano, Santa Fiora (nel cui territorio ha sede la centrale di Bagnore 4, ndr), Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio». Calamità naturale per l’Amiata, dunque. Ma oggetto della mozione in questo caso non è la centrale di Bagnore 4, quanto i danni provocati «dalla anomala stagione invernale», così parca di neve. Si chiama cambiamento climatico, quello che anche la geotermia dovrebbe aiutare a combattere.