Gas for Climate: gas rinnovabili in rapido sviluppo in Europa

Entro il 2030, tra Italia e Belgio dal 5 all’8% di biometano nelle reti europee e sviluppo di ulteriori 11 GW di elettrolisi per idrogeno verde

[17 Dicembre 2020]

Il consorzio europeo Gas for Climate, nato nel 2017 per «approfondire e promuovere il ruolo del gas rinnovabile low-carbon nel futuro sistema energetico, in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di contenimento del riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C», riunisce 10 aziende di trasporto gas (Enagás, Energinet, Fluxys Belgium, Gasunie, GRTgaz, ONTRAS, OGE, Snam, Swedegas e Teréga) e ed European Biogas Association e Consorzio Italiano Biogas (CIB). ha pubblicato il nuovo “Market State and Trends Report” sullo sviluppo del biometano e dell’idrogeno in Europa e sul ruolo chiave che avranno come gas rinnovabili e low-carbon funzionali agli obiettivi di carbon neutrality entro il 2050 e di abbattimento del 55% delle emissioni di CO2 al 2030.

Gas for Climate spiega che Il “Market State and Trends Report”, realizzato da Guidehouse, «Fotografa i trend di crescita del mercato e illustra casi di studio di diversi paesi europei, tra i quali l’Italia, individuando i progressi necessari sia dal lato regolatorio sia da quello della domanda per favorire una maggiore penetrazione di idrogeno e biometano».

Per quanto riguarda il biometano si osserva «Una crescita rapida della produzione e degli impianti di digestione anaerobica e upgrading, anche in virtù della discesa dei costi, con un conseguente aumento delle iniezioni in rete nell’ultimo decennio da circa 5,5 TWh all’anno agli attuali 20 TWh. Entro il 2030 la quota di biometano nelle reti europee potrebbe arrivare al 5-8%».

In Europa, nel 2019 il 65%  parte degli impianti che producono biometano utilizza rifiuti o biomasse agricole come effluenti zootecnici, sottoprodotti agricoli e colture di secondo raccolto. Nell’Ue il commercio transfrontaliero di certificati di biometano è ancora limitato  a meno del 10% dei livelli di produzione, ma sta gradualmente aumentando.

L’Italia è seconda in Europa per produzione di biogas con una quota del 10% e larga parte dei produttori si sta focalizzando sul biometano. Al CIB fanno notare che «L’Italia infatti, con gli oltre 1.600 impianti di produzione di biogas in agricoltura, può contare su una dotazione strategica che ha già generato 4,5 miliardi di euro di investimenti».

Per quanto riguarda l’idrogeno, il rapporto evidenzia che «Stanno nascendo numerosi progetti finalizzati ad accrescerne l’utilizzo nell’industria e nei trasporti pesanti, oltre ad agevolarne il trasporto nelle infrastrutture gas». Per la produzione di idrogeno verde, «La capacità di elettrolisi in Europa ha registrato un tasso di crescita del 20% annuo dal 2016 al 2019. La tecnologia Proton Exchange Membrane (PEM) sta colmando il divario di efficienza rispetto all’elettrolisi alcalina (ALK) e alle celle di elettrolisi a ossidi solidi (SOEC). L’idrogeno verde può inoltre essere prodotto anche alimentando con biometano ottenuto da biogas un’unità di steam reforming o un’unità di autothermal reforming. Entro il 2030, gran parte dell’espansione di tale capacità verrà dal Belgio e dall’Italia, che svilupperanno quasi 11 GW ulteriori. Il rapporto prevede una crescita anche dell’utilizzo di idrogeno blu. L’impiego di idrogeno verde e idrogeno blu sarà finalizzato soprattutto alla decarbonizzazione di settori quali la produzione di ferro e acciaio e la raffinazione».

Sulla base di questi sviluppi, il rapporto conclude che «Il settore europeo dei gas rinnovabili potrà dare un contributo determinante al raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione al 2030 e auspica l’adozione di target vincolanti per velocizzarne lo sviluppo».