Armi nucleari in Crimea? La Russia pronta a dispiegarle

Mosca: «E’ conforme al diritto internazionale. La Crimea e Sebastopoli russe a tutti gli effetti»

[1 Giugno 2015]

Durante una riunione della Nato tenutasi a maggio ad Antalya, in Turchia, il ministro degli esteri dell’Ucraina, Pavel Klimkin ha detto che l’installazione di armi nucleari russe in Crimea violerebbe diversi accordi internazionali firmati da Mosca e in particolare il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) che impegna i Paesi a non dotarsi di armi nucleari e a non acquistarle. Secondo il ministro ucraino: «Ogni  azione ed ogni dichiarazione su un possibile dispiegamento di armi nucleari in Crimea dovrebbero essere qualificati come grave violazione del diritto internazionale. In questo caso, la comunità internazionale dovrà reagire in maniera decisiva».

A parte che il TNP è violato anche da Paesi alleati della Nato, a parte che agire in maniera decisiva contro le armi atomiche in quello che i russi considerano un loro territorio aprirebbe ai confini dell’Ue una crisi nucleare da far impallidire quella di Cuba, il direttore del dipartimento per la sicurezza e il disarmo del ministero degli esteri russo, Mikhail Ulianov, ha risposto a Klimkin non negando nulla ed anzi rilanciando: «La Russia ha il diritto di dispiegare armi nucleari sull’integralità del suo territori, compreso in Crimea, se lo giudica necessario. Il ministro parla della Crimea come di un territorio controllato dall’Ucraina, che non fa parte della lista degli Stati dotati di armi nucleari. Pertanto, seguendo questa logica, anche  l’installazione di armi nucleari americane in Belgio, in Germania, in Italia, nei Paesi Bassi e in Turchia può essere qualificata come violazione del diritto internazionale».

In realtà in Crimea, dove a Sebastopoli c’era e c’è la base del Mar Nero della Marina militare russa, le armi nucleari sono sempre circolate, ma a preoccupare gli ucraini e la Nato sono le dichiarazioni del ministero della difesa russo che aveva avanzato la possibilità di dispiegare in Crimea 10 bombardieri Tupolev Tu-22M3, in grado di trasportare testate atomiche, senza però evocare l’installazione di missili nucleari.

La Crimea e Sebastopoli sono ritornate russe dopo il referendum del 16 marzo del 2014, ma Kiev considera la penisola russofona ancora parte integrante del suo territorio anche se, proprio oggi, il presidente della Duma, il Parlamento russo, Sergei Narychkin ha detto che «La Russia esclude qualsiasi restituzione della Crimea e di Sebastopoli all’Ucraina» e che questo non avverrà nemmeno in cambio della fine delle sanzioni occidentali contro la Russia.

Narychkin  ha avvertito Kyev ed i suoi nuovi alleati che «Un’eventuale adesione dell’Ucraina alla Nato sarebbe considerata da Mosca come una nuova tappa nell’aggravamento dei rapporti con l’Occidente, che comporterebbe una risposta adeguata».