Vivisezione e sperimentazione sugli animali, l’Ue verso «l’abolizione graduale»

La Commissione Ue risponde all'iniziativa dei cittadini europei «Stop Vivisection»

[3 Giugno 2015]

Fermare la vivisezione e, più in generale, la sperimentazione sugli animali, è un leit motiv che unisce animalisti e cittadini della più varia estrazione, in Italia come in Europa: le firme raccolte sono state 1,17 milioni. Una cifra assolutamente rilevante che va a sottoscrivere la richiesta formalizzata all’Unione europea tramite l’iniziativa «Stop Vivisection», cui l’Ue risponde oggi con una comunicazione ufficiale, dopo l’audizione pubblica svoltasi l’11 maggio 2015 nel Parlamento europeo per offrire un’opportunità di discussione ai deputati, al pubblico in generale, ai sostenitori dell’iniziativa e agli esperti in materia.

Nel testo adottato – comunicano da Bruxelles – la Commissione conferma di essere convinta, al pari dei cittadini che hanno sottoscritto l’iniziativa, che occorra gradualmente abolire la sperimentazione animale. Al tempo stesso osserva che questo è l’obiettivo principale della normativa dell’Ue sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici (Direttiva 2010/63/UE), che l’iniziativa chiede di abrogare; la Commissione considera invece la direttiva lo strumento legislativo giusto per realizzare gli obiettivi perseguiti dall’iniziativa e non ne proporrà quindi l’abrogazione. La direttiva è necessaria per garantire un livello elevato di tutela degli animali utilizzati nella ricerca e la Commissione intende riesaminarla quando il tempo trascorso dall’entrata in vigore sarà stato sufficiente per valutarne l’efficacia.

«Il fine ultimo della legislazione dell’Ue – dichiara Karmenu Vella, commissario per l’Ambiente – è l’abolizione graduale della sperimentazione sugli animali. In risposta all’iniziativa dei cittadini, la Commissione europea sta intraprendendo una serie di azioni per far sì che l’uso di metodi alternativi trovi rapida diffusione». Posta così, la decisione Ue sembra sbilanciata su posizioni pericolosamente estreme, ma è la stessa Commissione a non mancare di sottolineare come molti processi ed effetti fisiologici e tossicologici sono troppo complessi per le attuali conoscenze per studiarli con metodi alternativi ai modelli animali, «che continuano quindi ad essere necessari per far avanzare la ricerca e salvaguardare la salute umana, animale e dell’ambiente».

«L’iniziativa dei cittadini «Stop Vivisection» giunge in un momento di transizione – spiega Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione Ue – in cui grazie ai grandi progressi tecnologici l’Europa sta riducendo l’uso della sperimentazione animale; i tempi, però, non sono ancora maturi per vietarla totalmente e si correrebbe il rischio di far migrare la ricerca biomedica fuori dai nostri confini». Nel mentre i malati che potrebbero beneficiare di tali progressi biomedici – a meno che non li si voglia lasciare al loro destino, come alcuni deliranti non mancano di insinuare – continuerebbero a ricevere cure, ma con un debito scientifico crescente dell’Europa nei confronti dei competitor esteri. Una mancanza di leadership e buon senso che, fortunatamente, la Commissione europea non sembra disponibile ad avvallare.