Unicircular, un nuovo settore per riunire le start-up più innovative dell’economia circolare

Un’iniziativa nata per «sostenere al meglio le necessità delle aziende virtuose e innovative del riciclo», che si trovano però a combattere con una normativa End of waste ancorata a vent’anni fa

[22 Luglio 2019]

Quello circolare è un modello economico in cui il valore dei materiali viene mantenuto il più possibile nel tempo, per poi essere recuperato – grazie al riciclo o al recupero di energia – e dove gli scarti sono ridotti al minimo e infine gestiti in sicurezza: traguardi dove l’innovazione gioca un ruolo fondamentale, ed è per questo che l’unione delle imprese dell’economia circolare (Fise Unicircular) vede oggi la nascita al proprio interno di un nuovo settore denominato destinato alle start-up che vogliono sviluppare idee e brevetti nell’ambito dell’economia circolare, e che va ad aggiungersi ai raggruppamenti già esistenti all’interno dell’associazione

Del settore “Progetti e impianti innovativi per la circular economy” faranno parte aziende che hanno sviluppato, brevettato o realizzato particolari progetti o impianti che consentono il riciclo di prodotti o materiali che fino ad ora non hanno trovato un adeguato trattamento, terminando in discarica o in impianti di incenerimento: la struttura di Unicircular offrirà le proprie competenze in termini di conoscenza del mercato, delle norme in essere e dell’eventuale percorso di implementazione normativa che consenta l’operatività delle innovazioni proposte.

Tra le prime aziende aderenti si segnalano in particolare la Ecoplasteam spa e la Korec srl: la prima attraverso un innovativo processo brevettato consente la lavorazione del “pulper” derivante dal riciclo dei packaging in poliaccoppiato, oggi destinato alla discarica, e genera un nuovo materiale sotto forma di granulo plastico “glitterato” colorabile e perfettamente lavorabile per ottenere nuovi oggetti in plastica; la seconda ha brevettato un innovativo processo di riciclo termochimico in grado di recuperare dai rifiuti in vetroresina – oggi destinati in massima parte a discarica ed incenerimento – fino al 99% di fibra di vetro e fino all’85-90% di parte organica, sotto forma di liquido ancora in grado di polimerizzare e che può dunque essere nuovamente immesso nella stessa filiera produttiva per la fabbricazione di nuovi manufatti in vetroresina.

«Con questo nuovo settore – commenta Andrea Fluttero, presidente di Fise Unicircular – intendiamo sostenere al meglio i bisogni e le necessità delle aziende virtuose e innovative del riciclo e dare un contributo sostanziale alla transizione verso un modello di economia circolare nel nostro Paese».

Per raggiungere questo traguardo però non bastano le singole imprese, per quanto virtuose, se l’intero sistema non lavora nella stessa direzione. Un esempio eclatante arriva dalla partita aperta sull’End of waste, ovvero la normativa in materia di cessazione della qualifica di rifiuto, necessaria affinché i prodotti del riciclo possano effettivamente tornare sul mercato come nuovi prodotti.

Dopo la nota sentenza del Consiglio di Stato dello scorso anno che ha bloccato il settore, l’intervento normativo contenuto nella legge n. 55 del 14 giugno 2019 di conversione del decreto “Sblocca cantieri” non ha risolto il problema limitandosi a salvaguardare le tipologie e le attività di riciclo previste e regolate dal DM 5 febbraio 1998 e successivi. Rimangono escluse quindi le numerose attività di recupero che nel frattempo sono state sviluppate, bloccando dunque in primis l’innovazione in economia circolare: le aziende della nuova sezione Unicircular dimostrano in modo plastico l’esigenza indifferibile ed urgente di avere in Italia una normativa sull’End of waste flessibile che consenta l’autorizzazione e la realizzazione degli impianti nati dalle innovazioni e dai brevetti, pena la fuga verso l’estero di significativi investimenti e la perdita di opportunità di migliorare gli aspetti ambientali della gestione rifiuti.