Una bassa tassazione sul riscaldamento domestico è dannosa per il clima e favorisce i ricchi

Green Alliance; i ricchi beneficiano maggiormente di un sussidio de facto ai combustibili fossili

[24 Settembre 2020]

Secondo il rapporto “Added Value – Improving the environmental and social impact of UK VAT” del think tank Green Alliance critica il fatto che in Gran Bretagna il gas per il riscaldamento abbia un’IVA di solo al 5% invece del normale 20%.

La situazione in Italia è diversa: l’articolo 2 del  Decreto Legislativo 26/07  definisce aliquote di accisa (Imposta erariale e addizionale regionale) e di imposta sul valore aggiunto (IVA) da applicare sul gas naturale per gli usi civili e per l’accisa per gli usi civili prevede scaglioni annuali a “riempimento” (facendo riferimento all’anno solare dal 1/1 al 31/12), stabilendo quattro fasce di consumo: fino a 120 mc; da 121 mc a 480 mc; da 481 mc a 1560 mc; oltre 1560 mc. Le disposizioni ai fini IVA sono armonizzate con quelle delle accise, con l’applicazione dell’aliquota IVA ridotta (10%) per la “somministrazione di gas metano usato per combustione per usi civili limitatamente a 480 metri cubi annui” per l’anno solare. Differenziazioni che probabilmente verrebbero travolte dalla flat tax che è un cavallo di battaglia – per la verità un po’ spompato – della destra italiana.

Ma il dossier di Green Alliance, partendo dalla specifica situazione britannica, pone un problema di giustizia energetica e climatica che è globale.

Infatti, dato che i ricchi possiedono case più grandi, con l’IVA bassa guadagnano il doppio dei più pover. Il rapporto suggerisce di aumentare l’IVA e di utilizzare i proventi per isolare le case dei poveri, aumentando al contempo i benefit per le fasce di popolazione più disagiate.

Secondo le autrici del rapporto, Libby Peake e Ravina Singh, «Il basso livello dell’IVA su gas e gasolio da riscaldamento sta seriamente ostacolando la capacità del Regno Unito di ridurre il carbonio abbastanza velocemente da affrontare l’emergenza climatica». Dalla nuova analisi emerge che il governo conservatore britannico, attraverso l’aliquota IVA scontata, sta finanziando il gas domestico e altri combustibili per riscaldamento con 2,2 miliardi di sterline all’anno e «In un momento in cui il governo si concentra sull’innalzamento di livello, questo sconto a vantaggio dei ricchi che usano più carburante è anche ingiusto».

Green Alliance sfida il governo britannico ad apportare le modifiche al bilancio del Regno  che verrà presentato in autunno e alla sua revisione net zero carbon. Il net zero prevede il bilanciamento delle emissioni di carbonio con la rimozione del carbonio o semplicemente all’eliminazione totale delle emissioni.

Il rapporto di Green Alliance è in linea con le recenti raccomandazioni della Climate Assembly UK  che ha sottolineato che «Il principio di equità è la chiave per l’accettabilità pubblica delle politiche di zero netto». La Climate Assembly ha sostenuto l’idea di realizzare recinti fiscali per scopi specifici, suggerendo che le modifiche all’IVA proposte potrebbero rivelarsi popolari tra gli elettori».

Secondo la Peake, «Ora abbiamo la chance perfetta per riconsiderare a cosa servono le tasse, compreso cosa è tassato e perché. Se il governo vuole dimostrare che fa sul serio riguardo alle sue promesse sia di rendere più verde l’economia che di innalzare il livello del Paese, deve porre fine a questo massiccio sussidio all’industria dei combustibili fossili e utilizzare i fondi per garantire che coloro che sono meno abbienti abbiano case calde e che siano poco costose da riscaldare».

Di fronte all’imbarazzante rapporto di Green Alliance, il ministero del Tesoro britannico ha risposto seccamente che non ci sono piani per cambiare l’IVA sul gas e il gasolio da riscaldamento e un suo portavoce ha detto che «L’aliquota ridotta è importante per mantenere bassi i conti delle famiglie. Ci impegniamo a raggiungere i nostri obiettivi sui cambiamenti climatici e più ampi obiettivi ambientali, compreso il nostro impegno per il net zero entro il 2050».

Ma Paul Ekins, esperto di green tax dell’University College di Londra, ha  fato notare su  BBC News  che «L’attuale bassa aliquota IVA disincentiva le famiglie più ricche dal fare investimenti nell’efficienza energetica, in un momento in cui il governo sta rendendo disponibili sussidi per questo. Questa è cattiva economia, che rende più difficile e più costoso per il Regno Unito raggiungere il suo obiettivo di zero emissioni di carbonio».

Precedenti studi di Ekins su una maggiore equità delle tasse energetiche suggeriscono che ci sarebbe un grande vantaggio per la maggior parte delle persone più povere, ma alcuni ci perderebbero e avrebbero bisogno di un aiuto mirato, cosa che vale soprattutto per gli anziani più poveri con case grandi.