Riceviamo e pubblichiamo

Termovalorizzazione e Piattaforma bioenergetica per Livorno

Lavorando in sinergia, il termovalorizzatore e l’impianto di digestione anaerobica sarebbero in grado di produrre energia sotto forma di calore, energia elettrica e biometano

[13 Ottobre 2021]

Le proposte riguardanti il futuro della gestione del ciclo dei rifiuti, elaborate dall’amministrazione Comunale di Livorno e recepite dall’azienda AAMPS sono, a nostro avviso, errate.

L’amministrazione si è espressa per la chiusura del termovalorizzatore del Picchianti nel 2023. Si tratta di un grave errore che potrebbe comportare il rischio di generare una crisi dei rifiuti a Livorno.

Analizziamo i fatti:

–  La discarica è, concettualmente, quanto di più distante possa esserci rispetto alle logiche di economia circolare. Non a caso la gerarchia di operazioni che la Direttiva Waste Framework Directive (WFD – Dir. 2008/98/EC) definisce lo smaltimento in discarica come l’ultima opzione.

–  I termovalorizzatori continuano ad avere ancora un ruolo chiave nella gestione dei rifiuti in tutta Europa.  Sono attivi 500 termovalorizzatori di rifiuti non pericolosi (l’80% dista meno di 5 km dal centro). Lo smaltimento in discarica è quasi inesistente in Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Germania, Austria, Finlandia. Qui si gestiscono i rifiuti urbani soprattutto attraverso l’utilizzo di inceneritori e metodi di riciclo.

– Il termovalorizzatore del Picchianti non ha mai sfiorato i limiti di emissione ed ulteriori investimenti in tecnologie di trattamento delle emissioni lo renderebbero ancora più efficace in termini di qualità ambientale.

–  Dal punto di vista dell’efficienza energetica l’impianto di termovalorizzazione è in possesso della Qualifica R1 (unico a livello regionale) che comporta che sia considerato un impianto a recupero energetico, secondo la normativa europea e che quindi non venga applicata nessuna soprattassa allo smaltimento.

–  Con l’energia elettrica immessa nella rete dall’impianto di termovalorizzazione cittadino si possono alimentare i consumi di circa 13.680 abitazioni per una popolazione presunta di circa 41.000 persone.

–  La chiusura del termovalorizzatore comporterà una perdita economica complessiva di 5 milioni di euro /anno tra mancati ricavi e maggiori costi.

In considerazione di ciò, è difficile comprendere la scelta dell’amministrazione di spegnere il termovalorizzatore, che avrà come conseguenza anche un aumento della TARI.

Il piano di sviluppo di AAMPS ha, inoltre, delle ulteriori criticità. Raphael Rossi ha recentemente ribadito l’intenzione dell’azienda di costruire una piattaforma per il trattamento della FORSU, dei fanghi di depurazione e degli sfalci/potature del costo di € 32 milioni. Questa comprenderebbe una linea per la digestione anaerobica della FORSU ed un impianto per il compostaggio che è completamente inutile per i seguenti motivi:

–  La digestione anaerobica della FORSU può essere effettuata nei digestori già esistenti al Picchianti di proprietà AAMPS ed adesso gestiti da ASA come spiegato nel paragrafo successivo.

–  Se i fanghi digeriti provenienti sia dalla digestione della FORSU sia dalla depurazione, una volta essiccati, saranno riconosciuti non più come rifiuti ma come materiale ammendante che cioè si può utilizzare direttamente in agricoltura, non ci sarà allora più bisogno di una linea di compostaggio per il loro trattamento finale.

Potenziando l’impianto di digestione anaerobica del Picchianti, ora utilizzato esclusivamente per la fase di trattamento finale dei fanghi provenienti dall’impianto di depurazione della fognatura cittadina sita al Rivellino, sarebbe possibile trattare anche l’organico (FORSU) producendo biogas e metano con notevoli risparmi. L’investimento necessario ammonterebbe a € 16 milioni.

La capacità di digestione dell’impianto è nettamente superiore all’attuale utilizzo e potrebbe consentire la digestione di ulteriori 40.000 T/anno di FORSU (quantità doppia rispetto R.D. per la città di Livorno). La produzione complessiva di biogas in questo caso sarebbe di circa 4.500.000 Mc/anno a cui corrispondono 2.700.000 Mc/anno di Biometano disponibile per essere immesso nella rete cittadina. Considerando un consumo medio di 1.000 Mc/anno per abitazione si possono servire 2.700 abitazioni.

In questo contesto il termovalorizzatore potrebbe fornire sia il calore necessario a sostenere le temperature di digestione sia quello necessario per un ulteriore essiccamento dei fanghi digeriti, che potrebbero essere bruciati direttamente nel termovalorizzatore a conclusione del ciclo.

Dunque, il termovalorizzatore e l’impianto di digestione anaerobica lavorando in sinergia sarebbero in grado di trattare rifiuti indifferenziati urbani, rifiuti sanitari, frazione organica dalla raccolta differenziata, fanghi di depurazione. Sarebbero inoltre in grado di produrre energia sotto forma di calore, energia elettrica e biometano.

La soluzione migliore, per AAMPS, sarebbe quindi quella di cambiare il proprio piano di sviluppo a favore della realizzazione nell’area del Picchianti di una piattaforma bioenergetica con le caratteristiche di razionalità ed economicità di servizio e con investimenti molto più bassi rispetto a quanto previsto  nel piano aziendale.

di Massimo Vitrani e Enzo De Lauretis, Livorno in Azione