Nel XX secolo l’estrazione globale annua di materiali è aumentata di un fattore 8

Sviluppo sostenibile? Onu, impossibile senza un uso prudente delle risorse

Potocnik: «Trasformazione radicale delle priorità politiche per risorse naturali e ambiente»

[7 Luglio 2015]

Mentre la Comunità internazionale sui prepara ad adottare i nuovi Sustainable Development Goals (Sdg – Obiettivi per lo sviluppo sostenibile), l’International Resource Panel (IRP) del Programma delle Nazioni unite per l’ambiente (Unep)  lancia un allarme: «A meno che una gestione prudente delle risorse naturali non diventi parte integrante dei policy packages, gli Sdg non raggiungeranno il loro scopo fondamentale: porre fine alla povertà estrema entro il 2030 ed affrontare tutti gli aspetti dello sviluppo sostenibile».

L’Irp è costituito da un team di oltre 30 esperti di fama internazionale e scienziati di più di 30 Paesi, ed è ospitato dalla Division of Technology, Industry and Economics dell’Unep. Dal 2007 questo organismo scientifico fornisce valutazioni indipendenti ai governi e altri stakeholders per l’uso efficiente ed efficace delle risorse naturali, lungo tutto il loro il life-cycle. I rapporti dell’Irp sono stati utilizzati da organizzazioni internazionali, governi, think-tanks, ricercatori, università, industria e gruppi della società civile, per discutere e pianificare nuove politiche che tengano conto del consumo delle risorse e di una produzione efficiente e sostenibile.

Con la popolazione mondiale che nel 2050 dovrebbe superare i 9 miliardi di persone e la rapida crescita economica nei Paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti, la domanda di risorse naturali, in particolare le materie prime, dovrebbe continuare a crescere fortemente; secondo il  rapporto “Policy Coherence of the Sustainable Development Goals: A Natural Resource Perspective” appena pubblicato dall’Irp, «la prosperità sostenibile per le generazioni attuali e future richiede il mantenimento e il ripristino della salute degli ecosistemi». In particolare, «le politiche per raggiungere gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile devono essere progettate  e realizzate in modo integrato per massimizzare i progressi verso tutti gli Sdg e – in definitiva – verso l’obiettivo generale di porre fine alla povertà estrema». In questo contesto, l’incremento dell’efficienza delle risorse è un fattore importante per fornire protezione dell’ambiente e climatica, occupazione, prestazioni sociali e la crescita verde sostenibile.

Non c’è sviluppo, senza materie prime. Gli studi dell’Irp dimostrano che «nel corso del XX secolo l’estrazione globale annua di materiali è aumentata di un fattore 8», e che «nel 2009 sono state estratte  68 miliardi di tonnellate di risorse, rispetto alle circa 7 miliardi di tonnellate del 1900». A causa della diminuzione dei grandi giacimenti di minerali, a seconda della materia prima estratta, attualmente occorre movimentare 3 volte più materiali di un secolo fa per estrarne la stessa quantità, e questo provoca fortissimi impatti sui suoli, le acque di falda e l’utilizzo di energia.

Il rapporto evidenzia che anche la pressione sulle risorse biotiche si è intensificata: «Più del 20% delle terre coltivate, il 30% delle foreste e il 10% cento dei pascoli si sono degradati ad un tasso che mina la capacità di ripopolarsi di  ecosistemi essenziali». Entro il 2050, a causa dei cambiamenti climatici, degrado dei suoli, scarsità d’acqua ed altri problemi, potremmo perdere fino al 25% della  produzione alimentare del mondo, e intanto continuiamo sprecare un terzo del cibo che produciamo ogni anno.

Presentando il rapporto, il direttore esecutivo dell’Unep, Achim Steiner, ha dunque sottolineato che «la sfida principale per raggiungere gli Sdg sarà quella di tirar fuori un altro miliardo di persone dalla povertà assoluta e di affrontare le disuguaglianze, pur rispondendo alle esigenze di risorse – in termini di energia, terra, acqua, cibo e  fornitura di materie – per  8 miliardi persone stimate nel 2030. Il rispetto degli Sdg, nella parola e nello spirito,  richiederà cambiamenti fondamentali nel modo con cui l’umanità vede l’ambiente naturale in relazione allo sviluppo umano. Perché gli Sdg abbiano il massimo impatto devono essere attuati in modo coerente, per  tutti gli obiettivi. Ci sono importanti opportunità di sinergie tra gli obiettivi, per garantire che il progresso verso un unico obiettivo rafforzi il compimento di altri». Il rapporto spiega che tutti i 17 Sdg proposti «implicheranno la competizione per le risorse, mentre i progressi per 12 di loro sono direttamente correlati all’uso sostenibile delle risorse, compresi suoli, cibo, acqua, energia e materie».

L’International Resource Panel esamina dunque le interconnessioni, le sinergie e i compromessi necessari tra i Sustainable Development Goals  legati alle risorse naturali che i decision-makers devono prendere in considerazione per approvare le politiche giuste per attuarli. Il nuovo rapporto dimostra che «se gli Sdg in materia di energia, sicurezza alimentare e cambiamenti climatici saranno oggetto di politiche settoriali, ci saranno possibili compromessi tra sistemi alimentari, la biodiversità, la mitigazione del clima, l’inquinamento dei nutrienti e l’uso di acqua dolce». Quindi gli Sdg devono essere portati avanti insieme, come un pacchetto integrato, coordinato, avendo comprensione dei diversi obiettivi e delle risorse che richiedono, gestendo allo stesso tempo sinergie e compromessi. «Inoltre – fa notare il rapporto – se le politiche saranno combinate con misure di consumo e di produzione sostenibili e realizzate all’interno di un sistema di tutele ambientali e sociali, la realizzazione combinata degli obiettivi è più realistica».

Insomma si tratta di delineare la governance globale di un futuro parco in consumi di risorse, una società nuova che tenga conto della complessità, acuita dai pericoli che le stesse società umane hanno creato. Si tratta – dice tra le righe il rapporto – di costruire una comunità mondiale giusta, collaborativa ed equa, l’esatto contrario di quel che vediamo oggi, a cominciare dalla Grecia e finendo ai campi di milioni di profughi, al traffico di fauna selvatica, alle guerre e guerriglie per le risorse mascherate da conflitti etnici, religiosi o politici.

Come ci ricorda il copresidente dell’Irp ed ex Commissario europeo all’ambiente Janez Potocnik (che non è certo un comunista), «per raggiungere il progresso sociale ed economico previsto in alcuni Sdg, è necessario investire simultaneamente nel capitale naturale previsto per altri. Perseguire l’azione per il primo e ritardarla per l’ultimo non funziona. Questo implica una trasformazione radicale del modo in cui i policy-makers  danno priorità alle tematiche relative all’uso delle risorse naturali e all’ambiente». I progressi verso gli Sdg riguardanti la sicurezza alimentare, la produzione di energia e l’acqua e i servizi igienico-sanitari, dipendono tutti da sistemi terrestri soggetti a strategie di conservazione per salvaguardare la biodiversità e i servizi ecosistemici.

Il rapporto conclude con un altro avvertimento che speriamo venga ascoltato dai leader politici ed economici: «I cambiamenti nei sistemi di produzione che affrontano le inefficienze strutturali, la produttività delle risorse e le strategie di conservazione delle risorse ridurranno solo in misura limitata le pressioni sulla terra, l’acqua e l’energia per raggiungere gli obiettivi della sicurezza alimentare, dell’accesso all’energia, della sicurezza idrica e della resilienza climatica. Saranno necessarie politiche che affrontino la questione dal lato della domanda, come ad esempio i modelli di consumo».