Sussidi alla geotermia, per il ministero dell’Ambiente sono tutti “ambientalmente favorevoli”

Pubblicato il nuovo “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli”, compresi gli incentivi agli usi termici ed elettrici della geotermia

[24 Luglio 2020]

Il ministero dell’Ambiente ha pubblicato il terzo Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli, con dati 2018: i sussidi dannosi (Sad) vengono stimati in 19,7 miliardi di euro – e fra questi i sussidi alle fonti fossili pesano 17,7 miliardi di euro – cui si aggiungono i sussidi di incerta classificazione (8,6 miliardi di euro) e quelli ambientalmente favorevoli (Saf), pari a 15,3 miliardi di euro.

Tutti quelli riferiti alla geotermia, secondo il ministero dell’Ambiente, rientrano tra i Saf, ovvero sussidi che includono tra gli obiettivi primari la salvaguardia ambientale o la gestione sostenibile delle risorse. Vediamoli più nel dettaglio.

Il Credito d’imposta sulle reti di teleriscaldamento alimentato con biomassa ed energia geotermica (introdotto nel 2001 per quanto riguarda la geotermia), la Promozione di interventi di efficienza energetica e di produzione di energia da FER termiche (2014) e le Detrazioni del 50% e del 65% per vari interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti di qualsiasi categoria catastale, anche rurale, posseduti o detenuti (2007) riguardano tutti da vicino gli impieghi termici della geotermia, tramite teleriscaldamento o pompe di calore.

In quest’ambito il ministero dell’Ambiente spiega che «le biomasse e la geotermia sono fonti di energia rinnovabile, con emissioni di CO2 a bilancio nullo. La letteratura sui costi esterni ambientali delle tecnologie di produzione energetica contiene pochi casi studio riguardanti il teleriscaldamento (un riferimento importante sono gli studi del CESI, 2004a e 2005), a maggior ragione riguardanti gli impianti di teleriscaldamento che utilizzano fonti quali le biomasse e la geotermia. In ogni caso, la produzione di calore mediante impianti centralizzati, possibilmente di cogenerazione di elettricità e calore, e la distribuzione del calore con rete di teleriscaldamento permette di minimizzare le emissioni nocive in atmosfera generalmente associate alla combustione delle biomasse e allo sfruttamento dell’energia geotermica».

Per quanto riguarda invece la produzione di elettricità da geotermia, il riferimento preso ad esame dal ministero è il DM 23 giugno 2016 Incentivazione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico, dove è compresa anche la produzione geotermoelettrica. «I sistemi incentivanti previsti dal D.M. 23 giugno 2016 – dettaglia il ministero – promuovono la produzione di energia elettrica prodotta da FER. In base alla letteratura, gli impianti sussidiati hanno generalmente emissioni in atmosfera ed impatti ambientali, in rapporto all’energia prodotta, notevolmente inferiori rispetto agli impianti a fonti non rinnovabili. […] Questo non significa che la generazione con fonti rinnovabili non possa generare impatti ambientali negativi». Nessun consumo di energia, infatti, è a impatto zero: ma alcune fonti sono più sostenibili di altre, e l’evoluzione normativa intercorsa nel corso degli anni ha contribuito a migliorare ulteriormente l’impiego della geotermia.

«Per quanto riguarda il geotermoelettrico – argomenta il ministero – si prende nota delle osservazioni presentate dalle associazioni di rappresentanza, durante le consultazioni di ottobre 2019. Le Regioni interessate da questo tipo di impianti, come la Regione Toscana, sono intervenute ad integrazione della normativa nazionale prevedendo l’applicazione di valori limite di emissione più restrittivi o aggiuntivi. Inoltre, nel 2016 sono state emanate le Linee guida del MATTM e del MiSE per la prevenzione e la mitigazione dei potenziali effetti sull’ambiente nell’uso della risorsa geotermica a media e alta entalpia. Le linee guida sottolineano l’importanza di una scelta oculata del sito, della valutazione caso per caso dei possibili fattori di impatto ambientale in funzione delle peculiarità geochimiche del territorio, delle attività di monitoraggio e controllo del campo geotermico, della microsismicità, della subsidenza e delle pressioni di poro. Ulteriori indicazioni per un rafforzamento dei criteri di tutela ambientale nello sfruttamento della risorsa geotermica per la produzione di energia elettrica potrebbero essere fornite con il DM FER2».

Il decreto, atteso da tempo, però ancora non è stato pubblicato: nell’ultimo incontro al ministero dello Sviluppo economico, come riportato a giugno dal governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, la sottosegretaria Alessia Morani «ha assicurato che gli incentivi per la geotermia erano stati reintrodotti e che l’atto sarebbe uscito entro l’estate, dopo il parere delle Politiche agricole». Una posizione ribadita nei giorni scorsi anche dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli: «Il ministero dello Sviluppo economico sta lavorando per concludere al più presto il Dm Fer 2, il quale è stato aggiornato con le disposizioni legislative intervenute in materia di biogas e biomasse ed al momento è oggetto di confronto con i ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole, chiamati a esprimere il proprio concerto».