Riceviamo e pubblichiamo

Stato di agitazione al termovalorizzatore di Livorno, la Cgil dice no alla chiusura

«Ad oggi non sono pronte alternative al nostro impianto, e quelli promessi molto difficilmente entreranno in funzione prima del 2028»

[7 Novembre 2022]

I lavoratori di Aamps, ribadendo la loro contrarietà alla chiusura del termovalorizzatore, hanno proclamato lo stato di agitazione. È inconcepibile che l’amministrazione comunale e l’azienda non siano disponibili al confronto: la loro decisione unilaterale di chiudere il termovalorizzatore a fine 2023 è una scelta puramente ideologica. Una scelta sbagliata. Profondamente sbagliata.

Dal punto di vista ambientale i benefici legati allo spengimento del termovalorizzatore non ci sono. Già oggi infatti, grazie alla professionalità dei lavoratori Aamps, le emissioni dell’impianto sono costantemente monitorate e il loro livelli, non solo sono ampiamente sotto i limiti di norma, ma rispettano gli standard delle migliori tecnologie disponibili, le così dette B. A. T.

Dal punto di vista della tutela ambientale il termovalorizzatore del Picchianti rappresenta un’eccellenza a livello nazionale. La chiusura del termovalorizzatore, invece, genererà conseguenze negative dal punto di vista ambientale. L’indifferenziato fino ad oggi conferito al Picchiati verrà inevitabilmente smaltito in discarica fuori città con l’incremento dell’inquinamento legato al traffico su gomma.

La chiusura del termovalorizzatore genererà inoltre pesanti ripercussioni negative dal punto di vista economico. L’amministrazione comunale e l’azienda vorrebbero realizzare nuovi impianti, ma nessuno di questi è sostitutivo al termovalorizzatore, quindi ad oggi non sono pronte alternative al nostro impianto, e quelli oggi promessi molto difficilmente entreranno in funzione prima del 2028.

Fino all’entrata in funzione di questi impianti i rifiuti indifferenziati dovranno perciò esser smaltiti altrove, con inevitabili maggiori costi per tutti i cittadini livornesi. Per non parlare dei mancati ricavi legati alla vendita dell’energia prodotta dall’impianto del Picchianti. Tutto ciò si ripercuoterà inevitabilmente sulla Tari, e dunque sulle tasche dei cittadini.

Amministrazione comunale e Aamps devono aprire un confronto serio. La scelta di chiudere il termovalorizzatore deve basarsi su un’attenta valutazione dei dati oggettivi, anche alla luce dei cambiamenti avvenuti a livello globale negli ultimi anni.

E questi dati, oggi, ci dicono che chiudere l’impianto del Picchianti sarebbe un grosso errore, anche dal punto di vista occupazionale, con la perdita certa dei livelli occupazionali, per almeno 30 unità, che invece di essere utilizzate per la ricollocazione dei lavoratori del TVR potrebbero essere messi a disposizione della città. Amministrazione comunale e azienda aprano al confronto e facciano un passo indietro: per il bene della salute dei livornesi, per l’ambiente e per il futuro della città.

di Giovanni Golino, segretario generale Fp-Cgil provincia di Livorno