Il piano presentato al premier Conte

Stati generali, pronti investimenti da 60 miliardi di euro nei servizi pubblici essenziali: ecco come

Potrebbero creare, in 5 anni e a costo zero, 400mila nuovi posti di lavoro. Confservizi: «È il momento di creare le condizioni, eliminando i blocchi inutili»

[18 Giugno 2020]

I servizi pubblici si sono dimostrati letteralmente essenziali durante la pandemia ancora in corso, garantendo ai cittadini anche nel bel mezzo della crisi sanitaria acqua pulita, energia sempre disponibile, gestione rifiuti e trasporti pubblici. Se messi nelle giuste condizioni, gli stessi lavoratori e imprese di settore rimaste finora in prima linea potrebbero essere altrettanto essenziali per il rilancio del Paese nella fase post-Covid, liberando in 5 anni 60 miliardi di investimenti nell’ambito del Green new deal; la stessa cornice di sviluppo delineata dalla Commissione europea per conseguire un modello di sviluppo più sostenibile e resiliente agli shock esterni, diverso rispetto a quello crollato sotto la pressione della pandemia.

È questa la proposta che Confservizi – la confederazione dei servizi pubblici locali che associa attraverso Utilitalia e Asstra 600 imprese dei settori acqua, rifiuti, energia e trasporto pubblico – ha avanzato ieri al premier Conte nell’ambito degli Stati generali dell’economia, in corso a villa Pamphilj, delineando un piano di rilancio in sei punti, che riportiamo di seguito.

Stato veloce: semplificazioni di procedimenti e accelerazione di tempistiche per iter autorizzativi e procedure di appalto per tutte le opere strategiche nei Sieg (i Servizi d’interesse economico generale), che permetterebbero di abbattere del 50% i tempi complessivi e quindi di anticipare 15-20 miliardi di investimenti già nei primi 2 anni.

Spinta alle aggregazioni: con nuovi incentivi fiscali e un effetto delle aggregazioni innescherebbe l’incremento di quasi il 30% degli investimenti pro capite per abitanti serviti, per un valore di circa 8 miliardi prevalentemente nel settore idrico e dell’ambiente, oltre ad aumentare la competitività, ridurre i costi delle imprese e conseguenti tariffe più basse per i consumatori.

Incentivi ad investire: grazie all’estensione della durata delle concessioni, che faciliterebbe la realizzazione di investimenti complessivi per 37 miliardi euro tra settore idrico, idroelettrico, elettrico e gas.

Superamento del service divide tra Nord e Sud: con iniziative normative e di investimento per ridurre il gap infrastrutturale e migliorare la qualità dei servizi nell’idrico, nonché per garantire impianti essenziali e chiusura del ciclo per i rifiuti: oggi l’investimento storico annuo nell’idrico è pari a 400 milioni di euro, in 5 anni potrebbe arrivare a 7,5 miliardi di euro nell’idrico e a 2,5 miliardi di euro nel sevizio rifiuti.

Mobilità sostenibile: puntare sul trasporto pubblico, che ha pure subito un crollo della domanda nell’emergenza, in chiave di sostenibilità e obiettivi green, aumentando di 500 milioni di euro l’anno gli investimenti in materiale rotabile previsti dal piano nazionale e ridurre la vita media del parco veicoli da 12 a 7 anni.

Supporto a lavoratori e cittadini: con una riforma degli ammortizzatori sociali per i lavoratori esposti a rischi e lavori pesanti (es. igiene urbana e trasporto), oltre a un bonus automatico sulle bollette di tutti i servizi a rete per una platea più estesa di famiglie in difficoltà, attraverso nuove soglie Isee.

«È un messaggio concreto quello che abbiamo portato al presidente del Consiglio, illustrando – spiega Andrea Gibelli, presidente di Confservizi – una strategia per gli investimenti a costo zero e con proposte puntuali che, in aggiunta all’impegno mai interrotto durante tutte le fasi dell’epidemia Covid-19 per continuare a erogare ai cittadini i servizi in continuità e sicurezza, sottolinea la nostra volontà di essere parte attiva e propositiva per la ripresa in un momento così difficile. Il rilancio del Paese parte dai nostri servizi pubblici essenziali ed è il momento di creare le condizioni, eliminando i blocchi inutili, per aumentare la capacità delle nostre imprese di realizzare in tempi brevi i molti progetti in investimenti per il territorio, con il valore aggiunto di essere nel solco virtuoso del Green deal europeo».

Progetti e finanziamenti che sono pronti a partire, a condizione di un drastico abbattimento di tempi e complessità delle procedure, insieme al sostegno alle imprese che attraversano un momento di difficoltà (in particolare nei settori gestione rifiuti e Tpl, duramente messi alla prova da Covid-19). Un piano pronto a creare un effetto moltiplicatore sull’economia e sui servizi: 60 miliardi di investimenti che le imprese possono attivare per servizi sempre più efficienti ed efficaci, che si traducono in una qualità della vita più elevata per i cittadini, 30 miliardi sarebbero indirizzati al settore idrico, 12 ai settori energetici, 8 all’ambiente e 5-8 miliardi ai trasporti pubblici locali.

Considerando che già oggi il comparto occupa circa 300mila persone, le proposte delle aziende di servizio pubblico delineano ricadute occupazionali di primo piano in un contesto dove il lavoro in Italia sta colando a picco a causa della crisi legata alla pandemia: come documentano da Confservizi l’effetto leva di tali investimenti sul lavoro potrebbe infatti essere, incluso l’indotto, di ulteriori 400mila occupati.