Spagna: preaccordo di governo tra PSOE e Podemos. Esquerra Republicana: un patto con la Catalogna contro la destra

Sánchez: «Il nuovo governo sarà stabile e decisamente progressista»

[13 Novembre 2019]

Dopo il fallimento del tentativo del Partido Socialista Obrero Español (PSOE) di formare un governo da solo andando ad elezioni anticipate, che si è tradotto in una perdita di 3 seggi, nella rianimazione del Partido Popular e nel successo dell’estrema destra neofascista/franchista di Vox, ieri il PSOE e la sinistra radicale di Unidas Podemos (uscita ridimensionata delle elezioni e con una scissione “responsabile” filo-socialista, quella di Más País di Iñigo Errejón che gli ha portato via più di mezzo milione di voti e 3 seggi) hanno raggiunto un «preaccordo per formare un governo progressista di coalizione che situi la Spagna come punto di riferimento della protezione dei diritti sociali in Europa, così come i cittadini hanno deciso nelle urne».

Nel comunicato congiunto firmato dal segretario del PSOE e capo del governo uscente Pedro Sánchez Pérez-Castejón  e dal leader di Podemos Pablo Iglesias Turrión si legge che «entrambe le formazioni condividono l’importanza di assumere questo impegno in difesa della libertà e della tolleranza e del rispetto dei valori democratici come giuda dell’azione di governo, secondo quel che rappresenta la migliore tradizione europea». Il riferimento a Vox e a un Partido Popular – che per recuperare voti è diventato ancora più di conservatore, nazionalista e monarchico è evidente – così come è evidente che lo spostamento al centro del PSOE (dopo la svolta a sinistra che aveva impresso lo stesso Sanchez) non ha pagato perché il centro, in Spagna come in Italia e nel resto dell’Europa, si è rinsecchito a una destra neoliberista che governa dove può (o sta all’opposizione) con la neo-destra sovranista e nazional xenofoba e che governa l’Unione europea con socialdemocratici e i liberaldemocratici. IL PSOE ha capito che una Grosse Koalition alla tedesca o all’Europea con il Partido Popular sarebbe stata un suicidio e si è ributtato a sinistra, trovando finalmente la disponibilità di unidos Podemos nel nome di un’alleanza antifascista, contro il risorgere del nazionalismo franchista incarnato da Vox che dichiara esplicitamente di ispirarsi alla lega ex Nord di Matteo Salvini, che si è subito complimentato con i neofascisti spagnoli, cioè dei nemici giurati degli indipendentisti catalani, che poi sarebbero gli stessi che fino a pochi anni fa Salvini indicava ad esempio da seguire per l’allora lega secessionista in salsa padana, sventolando la bandiera stellata e a strisce giallo rosse della Catalogna indipendente e alla quale ora preferisce i vessilli neri e monarchici del nazionalismo fascio-franchista.

Comunque, PSOE e Podemos annunciano che «i dettagli dell’accordo saranno resi pubblici nei prossimi giorni. Attualmente stiamo andando aventi congiuntamente con un negoziato avviato a completare la struttura e il funzionamento del nuovo governo che si reggerà sui principi di coesione, lealtà e solidarietà governativa, così come sull’idoneità e lo svolgimento delle funzioni. I punti prioritari da attuare da parte del governo progressista di coalizione si concentreranno nel dare risposta ai principali problemi che sono di fronte alla società spagnola nel suo complesso: 1. Consolidare la crescita e la creazione di posti di lavoro. Combattere la precarietà del mercato lavorativo e garantire un lavoro dignitoso, stabile e di qualità. 2. Lavorare per la rigenerazione e lottare contro la corruzione. Proteggere i servizi pubblici, soprattutto l’educazione – incluso l’incremento degli asili nido da zero a 3 anni -, la sanità pubblica e attenzione alla dipendenza. Difesa delle pensioni dei nostri anziani: garantire la sostenibilità del sistema pubblico pensionistico e oro rivalutazione in base al costo della vita. Alloggio come un diritto e Non come semplice merce. Scommettere sulla scienza come motore dell’innovazione economica e nobilitare le condizioni di lavoro del settore. Recupera i talenti emigrati. Controllare la diffusione dei centri di scommesse. 3. Lotta contro il cambiamento climatico: la transizione ecologica giusta, la protezione della nostra biodiversità e la garanzia di un trattamento dignitoso per gli animali. 4. Rafforzare le piccolo e medie imprese e gli7le autonomi/e. favorire la reindustrializzazione e il settore primario. Facilitare, fin dall’amministrazione pubblica, le basi per la creazione di ricchezza, benessere e lavoro, così come il progresso digitale. 5. Approvazione di nuovi diritti che aumenti il riconoscimento della dignità delle persone come il diritto a una morte dignitosa, all’eutanasia. La salvaguardia della diversità e a confermare are la Spagna come Paese di memoria e dignità. 6. Garantire la cultura come diritto e combattere la precarietà nel settore. Incoraggiare. Promuovere lo sport come garanzia di salute, integrazione e qualità della vita. 7. Politiche femministe: garantire la sicurezza, l’indipendenza e la libertà delle donne attraverso la lotta risoluta contro la violenza sessista, l’uguaglianza retributiva, l’istituzione di congedi di paternità e maternità uguali e non trasferibili, porre fine della tratta di esseri umani con fini di sfruttamento sessuale ed elaborazione della Legge sull’uguaglianza lavorativa. 8. Invertire lo spopolamento: sostegno deciso alla cosiddetta España vaciada. 9. Garantire la convivenza in Catalogna: il governo della Spagna avrà come priorità quello di garantire la convivenza e la normalizzazione della vita politica in Catalogna. A tal fine, in Catalogna sarà incoraggiato il dialogo, alla ricerca di formule di comprensione e incontro, sempre all’interno della Costituzione. sarà rafforzato anche lo Estado de las autonomías per garantire l’adeguata prestazione dei diritti e dei servizi di sua competenza. Garantiremo l’uguaglianza tra tutti gli spagnoli. 10. Giustizia fiscale ed equilibrio di bilancio. La valutazione e il controllo della spesa pubblica è essenziale per il mantenimento di uno stato sociale solido e duraturo. Il governo promuoverà politiche sociali e nuovi diritti nel rispetto degli accordi di responsabilità fiscale della Spagna con l’Europa, grazie a riforma fiscale giusta e progressiva che ci avvicina all’Europa e nella quale vengono eliminati i privilegi fiscali».

Sánchez ha assicurato che «Il nuovo esecutivo sarò stabile e chiaramente progressista, peroprio come hanno promesso i socialisti in campagna elettorale«. Poi ha sottolineato la necessità di sbloccare la situazione politica e ha definito «eccitante la tappa che inizia ora. Il nostro Paese necessita di un nuovo governo quanto prima e il mio gabinetto sarà formato da forze progressiste e lavorerà per il progresso della Spagna. L’unica cosa che non avrà spazio è l’odio e lo scontro tra spagnoli». Poi Sánchez” ha ringraziato il segretario generale di Podemos Iglesias, per «La sua predisposizione a raggiungere un patto dopo le elezioni di domenica scorsa».

Quello presentato da Sánchez e Iglesias è un decalogo popolare e progressista lontano anni luce sia dalla retorica populista salviniana di Vox, che blatera di popolo e poi punta a salvare i privilegi dei più ricchi, ma anche dal confuso “programma” della coalizione “giallo-rossa” italiana, Un decalogo che presumibilmente avrà l’appoggio dei 3 deputati scissionisti di Podemos che sono stati eletti con Más País che già prima delle elezioni aveva detto: «La politica irresponsabile ci ha portato a una situazione di blocco politico. Chiediamo di rimettere in marcia il Paese, di riprendere il mandato progressivo chiesto dai cittadini il 28 aprile e applicarlo con maggiore forza alle elezioni del 10 novembre. Más País è un movimento politico moderno, femminista, verde e utile».

Ma il punto vero su cui si gioca il futuro di un possibile governo progressista spagnolo è il 9, quello sulla Catalogna dove continuano le proteste indipendentiste e dove il partito della sinistra indipendentista Esquerra Republicana de Catalunya – ERC si è confermato primo e ha i 13 deputati che potrebbero consentire la nascita di una coalizione di governo. E proprio la vice-segretaria generale e portavoce di Erc, Marta Vilalta esorta Sanchez a «Scegliere se si vuole abbracciare la destra o cercare una soluzione concordata». La situazione è strana: il PSOE (che ha una lunga tradizione antimonarchica messa da parte dopo la fine del franchismo) si troverà a fare un’alleanza con Podemos – dichiaratamente antimonarchico e che nelle sue manifestazioni sventola la bandiera rossa, gialla e viola della Repubblica Spagnola – e gli indipendentisti baschi e canari repubblicani condizionata dai repubblicani catalani… E’ evidente che per una soluzione federale che si basi su una Spagna di nazioni all’interno dell’Unione europea l’anacronistica monarchia spagnola è un ostacolo, ma il PSOE non vuole sfidare la destra monarchica su questo scivoloso campo e si appella al rispetto di una Costituzione imposta dai franchisti per concedere finalmente la democrazia alla Spagna.

La sinistra repubblicana catalana e i suoi alleati moderati avvertono la debolezza dei socialisti dopo le elezioni del 10 novembre e puntano a indirizzare il nuovo percorso politico verso l’autodeterminazione, l’amnistia e il rispetto delle istituzioni autonome catalane. Ma l’accordo tra PSOE e Podemos fa in parte saltare il presupposto di ERC secondo il quale o Sánchez cerca alleanze a destra e alimenta i neofascisti di vox oppure opta per un’uscita politica per la Catalogna. Ora gli indipendentisti catalani hanno di fronte a loro la scelta se far nascere con la loro astensione un governo progressista con il quale sia possibile trattare oppure portare la spagna a nuove elezioni il cui risultato probabilmente potrebbe essere quello di un governo di destra nazionalista che andrebbe allo scontro durissimo con l’indipendentismo catalano che chiedono i nazionalisti franchisti. La Vilalta ha ragione quando dice che «Dalle nuove elezioni anticipate, che sono state irresponsabili, il PSOE e il PSC (Partit dels Socialistes de Catalunya, ndr) ne escono più deboli, dipendendo ancora di più dal movimento per l’indipendenza». Ma allora l’ERC devono davvero cogliere questa che loro stessi definiscono un’opportunità per costringere i socialisti a sedersi e a parlare di una soluzione democratica per la Catalogna. La Vilalta dice che la soluzione politica è a portata di mano e che passa «attraverso l’autodeterminazione, la fine della repressione, l’amnistia e il rispetto istituzionale» e per il rispetto della maggioranza dei catalani che, secondo i sondaggi e i voti, vogliono l’indipendenza dalla Spagna. Una maggioranza eterogenea indipendentista che il 10 novembre ha nuovamente detto nelle urne che «La vendetta non è la risposta – dicono ad ERC – La cittadinanza ha emesso la sua sentenza sotto forma di democrazia: “sì” a una soluzione politica e “no” alla repressione, che è l’alternativa della Spagna».

Chi invece ha già assicurato il suo appoggio a un governo PSOE-Podemos sono i liberal-conservatori dell’Euzko Alderdi Jeltzalea-Partido Nacionalista Vasco (EAJ-PNV) che governano i Paesi Baschi insieme alla sinistra radicale indipendentista di Eusko Alkartasuna e che hanno conquistato 7 seggi al parlamento di Madrid. I nazionalisti baschi temono l’avanzare dell’ «ultradestra nello Stato e rivolgono i un appello alle forze politiche democratiche perché non cedano e trovino una minima unità per garantire il sistema democratico che Vox vuole soffocare senza nemmeno nasconderlo».

Passati i tempi della guerriglia e degli attentati dell’ETA, l’EAJ-PNV e i suoi alleati chiedono a Sánchez di trovare a tutti i costi un accordo d governo e di garantire la governabilità. I nazionalisti baschi in realtà avrebbero preferito un accordo con il PP e Ciudadanos (il partito liberale centrista e modernista – alla macron o alla Renzi – i cui voti sono andati in massa a Vox), ma pur di fermare la marcia neofranchista sono disposti ad appoggiare anche un governo progressista.

In un’intervista a Radio Euskadi e Onda Vasca, il presidente dell’EAJ-PNV, Andoni Ortuzar 8anche ui un ex alleato rinnegato da Salvini), ha detto che l’irruzione di Vox nella scena politica spagnola «E’ un fenomeno gravissimo e la colpa non è certo nostra, ce l’hanno il resto dei partiti politici, perché noi siamo stati fermi con loro, ci siamo opposti a piè fermo, abbiamo detto alla gente quale sia la verità dietro Vox. Non credo che ci siano 3.600.000 ultras e fascisti in spagna, però che nella dirigenza di Vox siano tutti ultras e fascisti, sì. Altrimenti non starebbero facendo di tutto perché non si facciano governi nelle comunidades autónomas e ayuntamientos, altrimenti non se non avessero fatto una campagna elettorale per minare e indebolire le posizioni dell’avversario, sicuramente oggi non saremmo con Vox in sella. E, naturalmente, ora li avremo lì per 4 anni lì, ma spero che abbiano imparato la lezione e che non continueranno a stendere davanti a loro un tappeto rosso. Penso che noi, il PNV, siamo stati gli unici ad averli affrontati. Intorno a questi dobbiamo mettere un cordone sanitario, dobbiamo mettere una diga di contenimento, perché se lasciano loro il campo libero, con la situazione economica che sembra arrivare, con gli squilibri esistenti, con la mancanza di riforme, con il caos politico, con la mancanza di risposta dei partiti tradizionali ai reali problemi della cittadinanza … se ci sono le condizioni per raggiungere un accordo, è necessario avere coraggio politico. Non possiamo restituire di nuovo la palla alla gente».

L’altro partito autonomista/indipendentista centrista, la Coalición Canaria – Partido Nacionalista Canario (CC-PNC) ha eletto due deputati a Madrid e il suo segretario generale, José Miguel Barragán ha detto che l’accordo raggiunto tra PSOE e Unidas Podemos «E’ una buona notizia che perlomeno ci offre un punto di partenza» I nazionalisti delle Canarie aspettano di essere contattati dai capi della nuova coalizione progressista: «Prima dobbiamo ascoltare quel che hanno da chiederci, poi prenderemo una posizione». Barragán ha ricordato che «durante tutta la campagna elettorale i nazionalisti canarios hanno sempre detto che appoggeranno qualsiasi governo che “realizzerà l’Agenda Canaria. nello stesso modo in cui ripetiamo e promettiamo che i nostri voti aiuterebbero a dare stabilità allo Stato».per tutta la settimana la commissione di monitoraggio della coalizione elettorale tra CC-PNC e NC è in riunione per valutare i risultati ottenuti e coordinare le posizioni prima del round dei contatti annunciati da Pedro Sánchez e Pablo Iglesias dopo il pre-accordo del governo.

Insomma i voti delle piccole formazioni nazionaliste e autonomiste non dovrebbero mancare e la vittoria degli amici franchisti di Salvini potrebbe spingere la Spagna a diventare un Paese più progressista e federalista e, almeno il secondo, era il vecchio sogno della Lega Nord rinnegato da Salvini e trasformato dal neo-leghismo nazional-sovranista del “prima gli italiani” nell’ingiusto pasticcio dell’autonomia differenziata.