Servizi pubblici, le aziende toscane pronte a investire 1 mld di euro l’anno nella green economy

De Girolamo (Cispel): «Siamo un settore industriale solido e performante, pronto a mettersi al servizio di una politica regionale chiara e forte, che decida»

[26 Maggio 2021]

La pandemia ha portato alla luce il vero valore dei servizi pubblici locali, che spesso vengono dati per scontati o addirittura bollati come sinonimo di inefficienze; anche nelle fasi più dure della crisi sanitaria le aziende di settore sono infatti rimaste attive e in prima fila per erogare servizi inevitabilmente individuati come “essenziali” – dalla distribuzione di acqua ed energia alla raccolta rifiuti. Ma per demolire definitivamente i vecchi pregiudizi basta guadare ai numeri del comparto, e il nuovo Rapporto sui bilanci delle aziende toscane di servizio pubblico locale presentato oggi da Confservizi Cispel Toscana parla chiaro.

I bilanci (riferiti al 2019) delle 142 aziende associate a Cispel Toscana – che spaziano nei settori acqua, rifiuti, trasporti, energia, parcheggi, edilizia residenziale pubblica, farmacie, cultura – mostra il contrario dell’inefficienza: le aziende in perdita nel 2019 sono 18, per una perdita cumulata di 11 milioni di euro, a fronte di un utile aggregato delle altre 124 aziende con risultati positivi di 318 milioni di euro.

Più nel dettaglio il comparto “servizi pubblici locali” toscano genera nel 2019 un valore della produzione di circa 4,6 miliardi di euro, mentre gli investimenti realizzati pari a circa 680 milioni di euro. Anche sul fronte del lavoro i servizi pubblici giocano un ruolo centrale: gli addetti diretti sono circa 20.000, la quasi totalità fatta da contratti a tempo indeterminato, stabili, di qualità.

«Tutti valori in leggero ma costante aumento negli ultimi anni – sottolinea il presidente di Cispel Toscana, Alfredo De Girolamo – Il complesso industriale, incluso l’indotto, corrisponde a circa il 2% dell’economia toscana e degli occupati regionali, garantendo costantemente servizi essenziali e non interrompibili per i cittadini e le imprese toscane, assicurando qualità della vita, competitività dei territori, inclusione sociale».

Di fatto il settore delle aziende di servizio pubblico locale rappresenta già uno dei principali comparti operanti nel campo ambientale (acqua, economia circolare, energia, mobilità sostenibile) e della green economy. Ed è pronto quasi a raddoppiare gli sforzi, se messo in condizioni di sostenere la transizione ecologica della Toscana, portando gli investimenti ad 1 miliardo di euro l’anno. Di fatto un aggiornamento delle prospettive d’investimento già avanzate dal settore nel corso degli ultimi due anni, prima sul fronte dell’economia circolare e poi (anche) su tutti gli altri.

«Il settore delle aziende di servizio pubblico locale è una realtà industriale che può e deve essere una dei protagonisti del Green new deal toscano – conferma De Girolamo – in un disegno di politica industriale regionale che guarda ai grandi obiettivi ambientali globali (2030/2050), nazionali e regionali. Il sistema delle aziende è a disposizione delle politiche locali e regionali per realizzare gli obiettivi toscani del Pnrr e dei Fondi strutturali 2021-27, con una base industriale solida per sostenere un salto degli investimenti da realizzare, fino ad 1 miliardo di euro l’anno».

Un percorso già abbozzato, che attende una cornice istituzionale adeguata alla sfida dello sviluppo sostenibile per accelerare: «Le aziende sono pronte a raccoglierla, avendo avanzato proposte per realizzare investimenti strategici per la Toscana nei vari settori a partire dai protocolli di intesa su rifiuti e acqua, al Piano casa, alla mobilità sostenibile. Siamo un settore industriale, solido, performante, efficiente, pronto a mettersi al servizio di una politica regionale chiara e forte, che decida», conclude De Girolamo.

Una politica che dunque è chiamata rapidamente a cambiare passo, perché nonostante il loro ruolo centrale per la transizione ecologica i servizi pubblici locali vivono nell’incertezza da troppo tempo. A denunciarlo con forza era stato lo stesso De Girolamo ormai quattro anni fa, quando spiegava che «la politica sembra incapace di orientare la crescita, preferendo spesso cavalcare la dimensione identitaria anziché dare concretezza e visione futura. Da un lato salutiamo con grande entusiasmo i risultati di Parigi e i target europei, poi troviamo tutti i giorni in rassegna stampa i no ad impianti geotermici, a parchi eolici, a centrali a biomassa, ad impianti di recupero energetico da rifiuti, ad impianti di digestione anaerobica. Persino no ai led per l’illuminazione pubblica. Un controsenso, uno strabismo dell’opinione pubblica e anche della politica. Dall’altro lato sembra che ormai le “decisioni” politiche siano sempre più materia dei tribunali (amministrativi e penali) e non più degli istituti democratici del governo e delle assemblee elettive». Problemi, purtroppo, ancora tutti sul tavolo.