Oggi il webinar Anev, Aie e Coordinamento Free

Senza una transizione burocratica l’eolico offshore italiano non vedrà mai la luce

Il Pniec indica come timido obiettivo al 2030 la realizzazione di 900 MW , ma al momento siamo a quota zero

[14 Aprile 2021]

Mentre l’Europa punta a moltiplicare per 25 la potenza installata nell’eolico offshore, l’Italia continua a non avere neanche una pala al largo delle proprie coste – nonostante lo scorso anno fosse previsto l’avvio del progetto Beleolico nel mare di fronte all’Ilva di Taranto – ma in teoria il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) prevede un obiettivo per l’eolico offshore di 900 MW al 2030. Per capire a che punto siamo davvero, le associazioni Anev, Aiee e Coordinamento Free hanno tenuto oggi un webinar sugli aspetti economici e tecnici connessi allo sviluppo dell’eolico offshore in Italia.

«La transizione energetica in atto rende necessario il ricorso alla fonte di energia eolica in tutte le sue applicazioni – spiega Simone Togni, presidente Anev – L’eolico offshore ha un buon potenziale nel Mediterraneo e in Italia, anche grazie alle nuove tecnologie flottanti. Ma per far sì che il settore possa portare tutti i suoi benefici, è necessario attuare una transizione burocratica, consentendo agli operatori di fare il proprio lavoro e intervenendo con opere di velocizzazione e semplificazione sia rispetto all’iter autorizzativo, sia riguardo alla connessione alla rete. Il settore eolico offshore italiano è pronto a portare in Italia i benefici connessi a tale tecnologia innovativa, nel rispetto dei protocolli e delle regole più rigorose di tutela e salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio e della fauna marina».

Al proposito nel novembre scorso l’Associazione nazionale energia del vento (Anev) ha firmato un manifesto per lo sviluppo sostenibile dell’eolico offshore con Legambiente, Greenpeace e Kyoto club, ma di fatto l’elevato potenziale del settore si scontra con ostacoli burocratici e difficoltà oggi superabili grazie all’evoluzione tecnologica.

«Il tema dell’eolico off shore è importante sia per il percorso di decarbonizzazone dell’Italia che è in netto ritardo sugli obiettivi Ue, sia per un discorso di nuove filiere industriali – sottolinea Livio de Santoli, presidente del Coordinamento Free – è necessaria, in questo quadro una revisione urgente e spedita del Pniec che deve essere coordinato con il Pnrr. Il nuovo Pniec dovrebbe moltiplicare di un fattore 2,5 i 10 GW installati ora e di questi 6 GW saranno off-shore. Con gli ottomila chilometri che possediamo e con le nostre tipologie marine non possiamo copiare il nord Europa ma dobbiamo sviluppare una filiera industriale autonoma per avere sia la riduzione delle emissioni, sia lavoro ed economia grazie alla manifattura degli aerogeneratori off-shore specifici per la realtà del Mediterraneo. Oltre ciò per sviluppare una filiera italiana è necessario affrontare la questione delle autorizzazioni, perché l’innovazione nel settore delle rinnovabili è rapida e se ci si mettono due o tre anni solo per l’iter autorizzativo l’installazione di tecnologie obsolete è una certezza».

Al contrario, i pur timidissimi obiettivi indicati dal Pniec suggeriscono la necessità di una profonda accelerazione: «Il Pniec indica come obiettivo al 2030 la realizzazione di 900 MW di eolico offshore – conclude Carlo Di Primio, presidente Aiee – Per un Paese con alcune migliaia di km di costa non sono certamente numeri importanti. Non so se questo obiettivo è frutto di una approfondita valutazione tecnico economica delle potenzialità di questo settore, che tenga conto ovviamente anche delle esigenze di rispetto delle compatibilità paesaggistiche, naturalistiche e della navigazione o derivino più semplicemente dai progetti finora proposti dalle imprese o dalle resistenze espresse dalle Regioni ogni qualvolta si parla di questo tipo di investimento. Certamente, rispetto a paesi come la Gran Bretagna, l’Olanda o altri paesi che si affacciano sui mari nordici l’Italia non può vantare le stesse potenzialità. È importante però che cerchi di trarre anche da questa tecnologia il massimo contributo ottenibile per lo sviluppo dell’energia rinnovabile e dell’economia green».