Sbloccare le rinnovabili, l’appello di ambientalisti e 44mila cittadini al ministro della Cultura

I Cittadini per l’Italia rinnovabile scendono in piazza il 22 aprile, per manifestare contro i continui “no” alle installazioni di nuovi impianti che arrivano dal dicastero

[20 Aprile 2022]

In poche settimane oltre 44mila italiani hanno firmato la petizione lanciata dai Cittadini per l’Italia rinnovabile, un coordinamento nazionale a cui aderiscono a titolo personale molte figure tra le più autorevoli dell’ecologismo italiano, che saranno consegnate al ministro della Cultura la mattina del 22 aprile a Roma.

L’obiettivo della manifestazione, che avrà luogo di fronte al ministero (via del Collegio romano, 27) a partire dalle 11, è uno soltanto: sbloccare le fonti rinnovabili, le «energie della pace, del lavoro, della salute e per il clima», come sottolineano i promotori dell’iniziativa.

«Tutto il mondo punta sulle rinnovabili per uscire dalla crisi climatica e dai conflitti geopolitici, come quello dell’Ucraina, legati alle fonti fossili. Ma in Italia le rinnovabili sono, a oggi, bloccate. Da qui al 2030 dovranno essere installati 10 GW di fonti rinnovabili, per i soli obiettivi europei, all’anno, ma ne installiamo 1 GW, provocando gravi danni al sistema paese che è oggetto dei rincari speculativi dell’energia fossile. È ora di dire basta. La svolta rinnovabile in questo Paese viene tenuta ferma, principalmente, con l’uso strumentale della burocrazia e con il pretesto dei vincoli paesaggistici. Abbiamo a cuore il paesaggio dell’Italia che è uno dei più belli al mondo, ma vogliamo un nuovo paesaggio della transizione ecologica, che ospiti armoniosamente le energie pulite, e non le rifiuti con pregiudizio», sottolineano i Cittadini per l’Italia rinnovabile.

Numeri alla mano, infatti, mentre a livello globale le rinnovabili continuano a correre, con una crescita della potenza installata pari a +9,1% nel solo 2021, in Italia arrancano dal 2014: tra il 2015 e il 2019 sono cresciute solo del 3% nel nostro Paese, a fronte di una media Ue del 13%. Se invece avessimo mantenuto il  l trend di installazioni di fonti rinnovabili raggiunto negli “anni d’oro” 2010-2013, oggi – come documenta Legambiente – l’Italia avrebbe almeno 50 GW in più di impianti e avrebbe potuto così tagliare le importazioni di gas dalla Russia del 70% senza contraccolpi.

Eppure questi impianti non si realizzano, e buona parte della responsabilità è in capo al ministero della Cultura e alle Soprintendenze regionali, anch’esse legate al dicastero. Non è mai troppo tardi però per invertire la rotta: da qui la scelta di scendere in piazza a far sentire la voce di quanti ancora credono nell’urgenza di uno sviluppo sostenibile.