Roma esporterà altre 16mila tonnellate di rifiuti in Abruzzo, pagando 160mila euro

Rifiuti che verranno solo lavorati, per poi migrare ancora verso discariche extraregionali. Complessivamente circa 1 milione di tonnellate di rifiuti escono dalla città metropolitana di Roma

[24 Settembre 2019]

Su proposta dell’assessore Nicola Campitelli la Giunta regionale abruzzese ha autorizzato ieri il trattamento di ulteriori 16mila tonnellate di rifiuti negli impianti di Aielli (Aciam) e Chieti Scalo (Deco Spa), in base ad un accordo sottoscritto tra Regione Abruzzo e Regione Lazio, dopo aver verificato la compatibilità ambientale e gestionale: come precisano dalla Regione, si tratta di rifiuti urbani indifferenziati prodotti da Roma capitale.

Rifiuti che non termineranno però il loro viaggio in Abruzzo, ma sono già destinati a migrare ancora in cerca di impianti disponibili ad accoglierli: queste 16mila tonnellate di rifiuti verranno infatti solo lavorate in Abruzzo, per poi essere trasferiti in discariche extraregionali. Nel frattempo però i cittadini romani sanno già quanto pagheranno in più per questo primo passaggio: la giunta abruzzese ha infatti introdotto modifiche per quanto concerne gli aspetti economici della transazione, con una quota tariffaria maggiorata che porterà nelle casse abruzzesi circa 160mila euro in più (la tariffa sarà pari a 10 euro/tonnellate, di cui 7,70 euro da riconoscere alla Regione e 2,30 ai comuni interessati).

È opportuno notare che queste 16mila tonnellate di rifiuti (e relativi 160mila euro) rappresentano solo una piccolissima parte della perenne crisi nella gestione rifiuti che attanaglia Roma: il direttore generale di Arpa Lazio Marco Lupo, chiamato recentemente in Parlamento per approfondire il tema, afferma che circa 1 milione di tonnellate di rifiuti escono dalla città metropolitana di Roma, diretti a impianti di trattamento o smaltimento in base alla tipologia di rifiuto.

Il principale problema cui far fronte, infatti, continua ad essere la mancanza di impianti industriali di prossimità dove poter gestire in modo sostenibile – ovvero secondo la gerarchia che dopo la prevenzione prevede nell’ordine riciclo, recupero energetico, discarica – i rifiuti prodotti. A Roma ma non solo.

Secondo le stime elaborate all’interno dell’ultimo report L’Italia del riciclo, in un solo anno (dati 2016) i rifiuti italiani – urbani e speciali – hanno percorso complessivamente 1,2 miliardi di km su territorio nazionale, il che equivale a percorrere circa 175.000 volte l’intera rete autostradale italiana. Un problema in crescita (rispetto al 2012 i km percorsi nel 2016 aumentano del 12%), perché è sempre più difficile realizzare nuovi impianti a causa della contrarietà manifestata da comitati (e politici), col timore che tali impianti celino nuovi impatti ambientali anziché soluzioni. Così la “cura” diventa peggiore del male: i rifiuti migrano dal luogo di produzione per essere trattati altrove, con costi ambientali – si pensi ad esempio alle emissioni legate al trasporto – ed economici crescenti.