Cingolani: «Il decreto Fer 2 sarà pronto per l’estate»

Rinnovabili, nell’ultimo bando l’88% degli incentivi Fer 1 non è stato assegnato

Anche il decreto Semplificazioni si profila un flop. Anev: all’attuale velocità di autorizzazioni «in Italia raggiungeremo l'obiettivo del 70% di rinnovabili fra 70 anni. Con il decreto Semplificazioni forse ci arriveremo in 65»

[28 Maggio 2021]

Tutti a parole vogliono le rinnovabili, ma per catturare l’energia del sole, quella del vento o il calore del sottosuolo servono impianti: è qui che il sogno della transizione ecologica sfuma, perché lo sfiancante iter di permitting insieme al moltiplicarsi delle sindromi Nimby e Nimto lascia gli impianti su carta. Tanto che anche gli incentivi disponibili non vengono neanche erogati dal Gse, con un quadro in continuo peggioramento.

Ieri il Gestore dei servizi energetici ha comunicato i risultati del 5 bando (su 7 previsti in totale) per l’assegnazione degli incentivi previsti dal decreto Fer 1 – pubblicato in Gazzetta ufficiale ormai nel 2019 – e i risultati sono disastrosi: su 2.461 MW di potenza incentivabile disponibile, le richieste d’incentivo in posizione utile si sono fermate a quota 297,7 MW. Ovvero, l’88% non è stato assegnato: una performance nettamente peggiore anche rispetto agli esiti del quarto bando, dove la percentuale non assegnata si era fermata comunque al 75%.

«Il Dm Fer 1 prevede ancora due bandi – sottolinea nel merito Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futura – Occorre definire fin da subito i bandi aggiuntivi che possano mettere a disposizione degli operatori i MW non assegnati. Le prossime aste dovrebbero, sulla base dei risultati registrati finora, aumentare il contingente di quelle categorie come l’idroelettrico per cui le offerte sono state notevolmente superiori al plafond».

Di certo il sostanziale stallo delle rinnovabili è un problema di cui il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sembra consapevole. «Il Pnrr deve accelerare il taglio delle emissioni, che ora è troppo lento – ha spiegato ieri in audizione alla Camera – Dobbiamo arrivare al 70-72% di elettricità da rinnovabili al 2030. Se ritardiamo lì, ritardiamo il raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione che ci ha dato la Ue (-55% di emissioni al 2020 rispetto al 1990 e zero emissioni nette al 2050)».

Sotto questo profilo «l’elettricità da rinnovabili è indispensabile anche perché come da mappa europea, per l’Italia non è previsto Ccs ma un forte incremento delle rinnovabili per accelerare sull’elettricità verde. L’obiettivo è di 70 Gigawatt al 2030: significa 8 Gigawatt all’anno. E qui siamo in ritardo, negli ultimi anni raggiungiamo solo 0,8, un decimo in meno. E quindi dobbiamo aumentare di dieci volte l’installazione di sistemi complessi, con repowering, eolico, fotovoltaico».

Anche le fonti rinnovabili identificate come “innovative” come la geotermia – nonostante in Italia venga impiegata utilmente a fini industriali da due secoli – dovranno esercitare un ruolo fondamentale, e al proposito Cingolani assicura come gli incentivi che questo comparto aspetta da oltre due anni arriveranno presto: «Il decreto Fer 2 sulle rinnovabili sarà pronto per l’estate».

Ma se non si scioglieranno i nodi del permitting e delle sindromi Nimby/Nimto il più che concreto rischio è che dopo tanta attesa anche il Fer 2 possa fare un buco nell’acqua come sta accadendo al Fer 1. Il Governo si propone di affrontare il problema – almeno quello del permitting – con il decreto Semplificazioni in arrivo, ma anche in questo caso purtroppo le premesse non appaiono delle migliori.

«Il problema vero per noi è il ministero dei Beni culturali, che blocca sistematicamente tutte le autorizzazioni in nome della tutela paesaggistica – spiega all’Ansa il presidente Anev Simone Togni, commentando la bozza del decreto – Noi chiedevamo che il parere dei Beni Culturali fosse obbligatorio solo dove ci fosse un vincolo ambientale. Oggi le Sovrintendenze danno pareri anche in assenza di questo vincolo. Questo passaggio non è stato eliminato. Anzi, nel Dl Semplificazioni si prevede che la Valutazione di impatto ambientale (Via) sia concessa di concerto con il Mibac. L’unico intervento del Decreto sulle autorizzazioni agli impianti di rinnovabili non è di carattere procedurale: su di un paio di passaggi, il termine viene ridotto di 15 giorni, da 45 a 30. Ma sono termini ordinatori, non perentori, che possono essere ignorati senza problemi. E comunque, su di un iter medio di 5 anni e mezzo (la Ue prevede 6 mesi), non risolvono nulla. All’Anev abbiamo calcolato che, con questa velocità di autorizzazioni, in Italia raggiungeremo l’obiettivo del 70% di rinnovabili fra 70 anni: con queste innovazioni del Decreto Semplificazioni, forse ci arriveremo in 65».